Si è spento all’età di 80 anni, dopo una lunga malattia, Alfredo Ballarò, ex allenatore del Messina all’inizio degli anni ottanta. Calabrese, ha legato il suo nome con la Messina calcistica grazie alla promozione conquistata nella stagione 1982-83 che diede il via ad un periodo splendido per il calcio peloritano con l’avvento di Massimino e Scoglio.
Giunto in riva allo Stretto all’inizio della stagione 1981-82, voluto dal presidente Alfano, Ballarò non era un allenatore famoso, come da più parti si pretendeva. Le sue esperienze da tecnico avevano un unico comune denominatore, il calcio campano, con precedenti sulle panchine di Terzigno, Galdiator, Grumese, Irpinia, Ercolanese e Frattese. Li lo pescò il direttore sportivo Riccardo Franceschini, che gli affidò il “Messina dei Capitani”, come lo definì il giornalista Mino Licordari.
In collaborazione con Ballarò, Franceschini portò a Messina giocatori del calibro di Ciccio Marescalco, Gianpiero Alivernini, Gianclaudio Jannucci, Massimo Colaprete, Franco Anellino, Franco Mondello, Gaetano Longo, Francesco Massaro, Renato Oteri e Leonardo Lenoci. Una squadra che avrebbe dovuto ammazzare il campionato. Ma dopo un avvio promettente arrivano un paio di sconfitte che mettono sulla graticola il tecnico.
A poco vale la vittoria in casa con l’Ercolanese per 3-0, perché subito dopo arriva la sconfitta ad Agrigento per 2-0. Il pareggio interno con il Marsala (0-0) è fatale a Ballarò, che viene esonerato alla nona giornata. Al suo posto arriva il nome tanto agognato, Gennaro Rambone, il quale appena giunto in città promette di portare la squadra in C1 e di puntare in due anni alla serie B.
Gli effetti della “cura Rambone” però hanno una breve durata: sette risultati utili riportano in alto i giallorossi, ma il buon Rambone deve lasciare la squadra, i suoi metodi non sono graditi ai giocatori. Così, dopo la sconfitta di Gallipoli contro lo Squinzano, anche il trainer campano fa le valigie. La squadra viene affidata a Gianni Bonetti, vince 2-0 in casa con il Matera, ma a causa di incidenti (il giocatore Gambini viene colpito al capo da un sasso lanciato dagli spalti) il Giudice Sportivo ribalta il risultato, partita persa e campo squalificato.
Il Messina pareggia a Barletta e poi perde ad Ercolano (2-1). La dirigenza decide di richiamare Ballarò. Nelle rimanenti dieci gare di campionato, la squadra perde solo una volta, a Cosenza, e risale la classifica posizionandosi al sesto posto, costretta a giocare le ultime due gare casalinghe in campo neutro. Per Alfredo Ballarò arriva la riconferma.
Il presidente Sapone segue le direttive del tecnico e allestisce una compagine meno competitiva rispetto a quella della precedente stagione, ma sicuramente più omogenea. Arrivano a Messina Rigamonti, Bellopede, Pierini, Della Volpe, Santino Mondello, Virgilio, Vendittelli, Genovasi e due giovani dall’Amat Palermo: Schillaci e Mancuso. In Coppa Italia si mette in luce il giovanissimo Schillaci, Ballarò chiede al presidente di cedere Alivernini e puntare sul “picciotto” palermitano.
L’assist arriva alla prima di campionato, quando Alivernini viene espulso a Potenza, dove il Messina vince 1-0. Il giocatore romano viene ceduto alla Casertana, i giallorossi alla seconda di campionato battono il Banco Roma per 3-1, a sbloccare il risultato proprio Schillaci. È l’inizio di una splendida cavalcata che vede i giallorossi allenati da Ballarò veleggiare sempre nelle primissime posizioni della classifica e vincere il campionato superando la concorrenza del Siracusa e dell’Akragas, che si classificherà al secondo posto, valevole per la promozione in C1.
Con 46 punti all’attivo, frutto di 16 vittorie, 14 pareggi e 4 sconfitte tutte in trasferta. “Celeste” imbattuto e difesa più ermetica del campionato con appena 16 gol subiti contro i 32 realizzati. Annata favolosa che ha visto il ritorno del grande pubblico nella struttura di via Oreto ed entusiasmo alle stelle da parte dei tifosi.
Merito di un allenatore semplice, schietto che seppe gestire al meglio un gruppo che lui aveva creato insieme alla dirigenza. Quello fu il capolavoro di Ballarò, che avrebbe voluto continuare la sua avventura sulla panchina messinese, dove raggiunse l’apice della sua carriera, ma chiedeva determinate garanzie.
Le diverse anime della dirigenza di allora non erano tutte d’accordo e alla fine il buon Alfredo tolse il disturbo con discrezione e senza sollevare polemiche, come nel suo stile. La sua rivincita se l’era presa sul campo, portando la squadra nella serie C che contava, rispondendo con i fatti a chi non gli aveva concesso fiducia nella stagione precedente.
Ballarò tornò a Messina nel 1996, furono poche apparizioni sulla panchina dell’As Messina, dimostrando ancora una volta il suo amore per la maglia e la tifoseria. Messina calcistica gli sarà sempre grata per quanto ha saputo regalare alla sua gente e ai suoi colori.
Alcune settimane fa abbiamo salutato Lamberto Sapone, il presidente di quella squadra che fece sognare gli sportivi, adesso il suo condottiero, protagonisti di un calcio che non tornerà più. “Ad Alfredo mi legano ricordi affettuosi e di stima. Sono molto dispiaciuto della sua scomparsa. Allo stesso modo Messina è nel mio cuore”, ci ha scritto l’ex ds Riccardo Franceschini in queste ore.