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Messina

Alfa, Guerra: “Prima squadra e vivaio di sicuro avvenire ma il futuro è nebuloso”

Il tecnico della squadra etnea capolista del campionato non ha potuto vivere il momento clou della stagione: “Avrei voluto vedere le qualità dei ragazzi espresse durante i playoff”. La società ha un grande vivaio: “Lavoro ottimale, tanti ragazzi possono imporsi”. Il futuro fa paura: “Ad oggi non possiamo promettere nulla”. Ricordi dell’esperienza di Messina: “Ci sentiamo ancora oggi con tanti protagonisti di quel gruppo”.

Lo sport ai tempi del Coronavirus ha sacrificato giocoforza qualsiasi verdetto che la stagione agonistica stava per decretare sul campo. Può quindi avvenire che la prima forza della classe non abbia potuto difendere il proprio primato al termine della stagione regolare e non si sia giocata il tutto per tutto nei playoff. Questo è quanto successo all’Alfa Catania nel campionato regionale di serie C Silver che per ragioni extrasportive si è concluso con un nulla di fatto. L’allenatore e vecchia conoscenza del nostro basket Massimo Guerra ci racconta le sensazioni di questo periodo inedito: “Io per una scelta di vita fatta qualche anno fa vivo a Catania con la mia famiglia. E’ strano vedere ogni attività commerciale chiusa durante il lockdown, questo porrà inevitabilmente problemi futuri ed anche per la nostra stagione sportiva si è capito subito che dopo i primi rinvii fosse ormai arrivata la parola fine. Fino alla fine speravamo nel contrario ma così non è stato”.
Lui veneziano, da giocatore ne ha anche difeso i gradi di capitano, ormai dal 2012 ha intrapreso la carriera di allenatore che adesso lo vede protagonista in Sicilia: “Ogni stagione è diversa dall’altra professionalmente. Nel 2010 ho intrapreso un percorso con la squadra della mia città, Jesolo, sodalizio rifondato, ripartito dalla Promozione ed arrivato sino alla serie B poi non disputata per questioni economiche. Volevo misurarmi ad un livello più alto e mettermi in gioco così da una stagione e mezza ho accettato la proposta dell’Alfa vivendo a Catania due annate completamente diverse tra loro. La prima in serie B abbiamo affrontato naturali difficoltà dovute alla categoria ma sicuramente con un girone di ritorno in crescendo e senza qualche incidente di percorso avremmo potuto centrare la salvezza che la squadra meritava. Quest’anno siamo partiti con obiettivi ambiziosi tentando il salto di categoria e sul campo abbiamo dimostrato il nostro valore rimanendo sempre in testa alla classifica. Il progetto è valido e poggia su un vivaio molto forte corroborato dall’unione di due realtà cittadine, noi e il Cus che dopo anni di rivalità si sono fuse per valorizzare giovani cestisti”.

Massimo Guerra
Massimo Guerra in maglia Reyer Venezia

Squadra con diversi giovani autoctoni che oltre a mettersi in mostra nei campionati di appartenenza hanno brillato anche in serie C: “Un 2001 come Mazzoleni era una delle nostre prime frecce al nostro arco ed ormai lo ritengo pronto anche per la serie B. A ruota diversi under 16 come Politi e Cantarella stanno crescendo bene ed oltre ai campionati giovanili si sono imposti nel massimo campionato regionale. Gli istruttori in palestra stanno profondendo il massimo impegno e credo che le premesse per diventare un settore giovanile di prim’ordine ci siano tutte. L’unica difficoltà è districarsi con gli orari dei turni di allenamento, probabilmente a livello logistico e di strutture servirebbero più spazi”.
Massimo Guerra che ha giocato ad ottimi livelli anche in Sicilia con i colori della Pall. Messina adesso sposta il suo sguardo da addetto ai lavori inevitabilmente fuori dal campo indicando tutte le realtà di spessore della nostra regione e il percorso da seguire per provare ad uscire dalla crisi: “Tutto è legato alle disponibilità economiche delle proprietà oltre ad un’attenta programmazione. Capo d’Orlando, Trapani ed Agrigento ad esempio da anni sono all’apice del movimento regionale e si meritano i risultati conseguiti, probabilmente invece in città più grandi manca maggiore interesse verso questa disciplina. Credo che Palermo, Messina e la stessa Catania potrebbero fare di più ma paradossalmente hanno meno certezze finanziarie. Quello che mi fa più paura però è guardare in prospettiva, vedo molta confusione da parte di chi amministra questo mondo senza sapere quale strada da imboccare. Saranno tante le difficoltà specie per le società piccole che vivono di contributi e sponsor di varia natura che rifletteranno prima di impegnarsi. L’abbattimento dei costi da parte della Federazione è prioritario soprattutto per chi rappresenta la base e non il vertice del movimento. La mia stessa società al momento ha bloccato qualsiasi discorso di programmazione in considerazione del fatto che le aziende collegate alla dirigenza sono al momento ferme in quanto solo la grande distribuzione alimentare e la farmaceutica hanno lavorato a regime in questo difficile periodo”.

Massimo Guerra
Massimo Guerra presente al Tracuzzi

Abbastanza scontato appare l’ambito entro cui muoversi già a partire dalla prossima stagione nei campionati nazionali e regionali: “Lavorare coi giovani è l’imperativo adesso più che mai. Sarà una bella sfida per gli allenatori e credo che chi avrà già uno zoccolo duro di giocatori pronto per le varie categorie partirà avvantaggiato rispetto a chi partirà da zero. E’ anche possibile che noi come paese usciremo da questa pandemia prima rispetto ad altri stati per cui vedo molto difficile anche la presenza di stranieri il prossimo anno al via del torneo. Potrebbe anche profilarsi una distinzione meno netta tra serie B e C con meno squadre al via”.
L’ultima battuta è riservata alla stagione 2001-2002 quando proprio a Messina Guerra si fece apprezzare per determinazione e attaccamento alla maglia in un gruppo molto affiatato. “La società si era appena trasferita da Barcellona e dopo alcune iniziali difficoltà riuscì ad assestarsi, disputammo una buona stagione conclusa coi playoff dopo un avvio lento, traguardo che poi rappresentò per la società la spinta per centrare la serie A1 due anni dopo. La cosa più bella rimarrà il gruppo che si è creato nello spogliatoio, ancora oggi con Cavalieri, Grappasonni e Vanuzzo mi sento spesso e alle volte ricordiamo quei momenti piacevoli. Anche la gente mi ha dato tanto sotto l’aspetto umano e quando sono tornato in Sicilia per allenare sapevo che avrei trovato ottime persone”.

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