Debutta venerdì 22 ottobre alle ore 21 al Teatro Vittorio Emanuele di Messina lo spettacolo “Molto rumore per nulla”, prodotto dall’Ente Teatro, con regia e adattamento di Giampiero Cicciò. L’opera, scritta da William Shakespeare tra l’estate del 1598 e la primavera del 1599, è ambientata in una Messina dal tempo non esplicitamente rivelato, che vive lo splendore degli anni in cui il bardo di Stratford upon Avon inaugurava il teatro moderno, rifiutando l’essenzialità della lezione teatrale che era stata di Aristotele.
In “Molto rumore per nulla” vagheggia amori, inganni, schermaglie, tradimenti, travestimenti per poi sciogliere gli intrecci in un happy end in cui trionfano i sentimenti e gli affetti più teneri. Un carosello di grandezza e giocosità, ma anche di riflessione, con musiche originali di Dino Scuderi. Nel cast tutti attori messinesi: Eugenio Papalia, Luca Fiorino, William Caruso, Adel Tirant, Giuseppe Manuel De Domenico, Daniele Gonciaruk, Luca Notari, Francesco Bonaccorso, Antonio Fermi, Federica De Cola, Giulia De Luca, Mariapia Rizzo, Cristina La Gioia. Lo spettacolo sarà replicato sabato 23 alle 21 e domenica 24 alle 17:30. Nel rispetto delle norme anti Covid-19, per poter accedere in Teatro ed assistere allo spettacolo sarà necessario possedere il green pass e indossare la mascherina.
Il regista Giampiero Cicciò sottolinea che “è un capolavoro elusivo e misterioso, una commedia spassosa in cui ci sono elementi di tragedia (l’inganno, la vendetta, la gelosia ossessiva, il sospetto, congiure). Divertente e ambigua, nell’opera i raggiri, creati da quasi tutti i personaggi, non hanno sempre un disegno subdolo, ci sono anche simulazioni con finalità altruistiche. Ma ciò che sempre colpisce dei personaggi è l’attitudine a manipolare, a circuire gli altri per poter raggiungere i propri scopi. Il tutto strappando sorrisi amari e risate liberatorie al lettore e al pubblico. Ci sono dunque i presupposti per realizzare uno spettacolo spumeggiante e divertente ma anche conturbante e urticante nella cornice di una Messina immaginaria e senza tempo; e rintracciare, nei temi shakespeariani, una forma di “filosofia pirandelliana” ante litteram: la maschera, infatti, anche qui è l’essere umano affondato in una realtà a più facce, esistenze sbriciolate in centomila fisionomie fluttuanti in un costante enigma. Un tema centrale è l’amore con i suoi diversi volti e, appunto, con le sue diverse maschere e a prevalere, in queste relazioni, è la mancanza di coraggio nell’accettare e poi nel dichiarare un proprio sentimento che una volta mostrato potrebbe renderci fragili e dipendenti. Qui, in Shakespeare, l’amore è frenato soprattutto dalla paura, paura dei nostri stati d’animo e del giudizio altrui, paura della nostra vulnerabilità davanti a chi amiamo e di fronte a noi stessi“.