Il 10 e 11 febbraio al Teatro Vittorio Emanuele andrà in scena la spettacolo, prodotto da Arca Azzurra Teatro e di Ottavia Piccolo, “Enigma – niente significa mai una cosa sola” di Stefano Massini, con Ottavia Piccolo e Silvano Piccardi (che cura anche la regia).
La chiave di lettura di Enigma, di Stefano Massini, sta nel sottotitolo: “niente significa mai una cosa sola”. Sul palco siamo catapultati a Berlino circa vent’anni dopo quel fatidico 9 novembre 1989, in cui il Governo della Repubblica Democratica Tedesca (Germania est) decretò la soppressione del divieto, per i suoi cittadini, di passare liberamente dall’altra parte del “muro” che fino ad allora aveva diviso in due la città, il paese e il mondo intero.
Ed ecco che, caduto il muro, vite, esperienze, certezze, lutti e speranze, si frantumano, si incontrano e si mischiano. È a un segmento di tutto ciò che siamo chiamati ad assistere. La trama di sviluppa in un appartamento, grigio e antiquato nell’arredo, dove emergono le figure infreddolite di un uomo (Silvano Piccardi sul palco Jakob Hilder) e una donna (Ottavia Piccolo sul palco Ingrid Winz).
All’apparenza Ingrid e Jacob appaiono due estranei che si sono incontrati a causa di un incidente in cui l’automobile di lui ha travolto la bicicletta di lei. Scena dopo scena si accentua l’atmosfera di dubbio, soprattutto sull’attendibilità del loro passato. Entrambi falsificano la loro identità e, mentre descrivono vite immaginarie, si studiano e si sfidano. Ben presto si sgretola l’alone di anonimato che contrassegna la situazione iniziale, evidenziando un legame crudele e invadente che li collega a un diffuso sistema di controllo in vigore nella Germania dell’Est.
Le menzogne si sbriciolano pezzo dopo pezzo, come è accaduto al muro, eppure le rivelazioni contenute in dossier segreti e nelle annotazioni inquisitorie non bastano a lasciar emergere la verità: l’enigma più incisivo riguarda una sorta d’inversione di ruolo tra persecutore e perseguitato. Le trame del passato confermano la certezza che la storia è incisa nella carne degli esseri umani, è segnata dalla sofferenza e dalla omologazione entro lo schema di una assurda normalità.