Dal 15 al 17 marzo, al Teatro Vittorio Emanuele andrà in scena lo spettacolo “Giulietta e Romeo“, prodotto dal Balletto di Roma. Il balletto, in due atti, è liberamente ispirato alla tragedia di William Shakespeare, per la coreografia di Fabrizio Monteverde e le musiche di Sergej Prokof’ev.
“Torna in scena Giulietta e Romeo – questo si legge dalle note di regia –, uno dei titoli di maggior successo del Balletto di Roma firmato dal coreografo e regista Fabrizio Monteverde. Opera del 1989, già trionfalmente ripresa dalla compagnia negli anni Duemila, Giulietta e Romeo rinasce in un nuovo allestimento 2017 curato dallo stesso coreografo per gli interpreti del Balletto di Roma. La Verona degli amanti infelici di William Shakespeare si trasforma, nella versione monteverdiana, in un Sud buio e polveroso, reduce da una guerra e alle soglie di una rivoluzione: un muro decrepito mantiene il ricordo di un conflitto mondiale che ha azzerato morale e sentimento, e annuncia, oltre le macerie, un futuro di rinascita e ricostruzione. Nell’Italia contraddittoria del secondo dopoguerra, immobile e fremente, provinciale e inquieta, Giulietta sarà protagonista e vittima di una ribellione giovanile e folle, in fuga da una condizione femminile imposta e suicida di un amore inammissibile. Romeo, silenziosamente appassionato e incoscientemente sognatore, sarà martire della propria fede d’amore innocente.
Tra loro, le madri Capuleti e Montecchi, padrone ossessive e compiaciute di una trama resa ancor più tragica dall’intenzionalità dell’odio e dall’istigazione alla vendetta. Riscrittura drammaturgica originale, percorsa dai fotogrammi inquieti del cinema neorealista e autonoma nell’introspezione dei personaggi, l’opera di Fabrizio Monteverde denuda la trama shakespeariana e ne espone il sentimento cinico e rabbioso, così vicino al suo stesso impeto coreografico. Ne nasce una narrazione essenziale ma appassionata, lirica e crudele, che come il cerchio della vita continuamente risorge dal proprio finale all’alba di un nuovo sentimento d’amore. Un’audace manipolazione dell’opera originale che insiste sui sentimenti e sulle idee universali che ancora oggi fanno breccia nei lettori di Shakespeare e che risuonano ancora più forti nella loro traduzione in danza attraverso lo stile energico e travolgente del coreografo Fabrizio Monteverde”.