Presso il Teatro Vittorio Emanuele, fino al 13 giugno, sarà possibile visitare la mostra “Mondo Evanescente” di Rosa Rigano.
L’evento è inserito nell’ambito del progetto “Opera al centro” curato da Giuseppe La Motta e promosso dalla Sezione Arti Visive del Teatro Vittorio Emanuele. Diplomata al Liceo artistico e insegnante delle scuole medie, Rosa Rigano inizia a dipingere negli anni ’50. Il suo figurativo degli esordi viene premiato alla Tavolozza d’oro del ’68, e al Premio Fuci del ’69, con una medaglia al meeting di Pompei del ’71 e un’altra medaglia al IV Trofeo di pittura de “La Stanza Letterari” nel 1972. Tiene la sua prima personale alla galleria “Arte Centro” di Enzo Celi, nel 1975, dove il figurativo è ormai completamente abbandonato a favore di una pittura di oggetti indistinti e sfaldati, dalla varia conformazione. Appartiene a questi anni l’esordio di uno dei suoi interessi prevalenti: la ricerca materica. Più in generale, la sua pittura di questo momento è considerata sfuggente, mobile, dotata di una certa “ambiguità” (Miligi, 1980). Tra gli anni ’70 e ’80 la sua attività è ricca di personali e collettive sul territorio siciliano e calabrese. Il fermento espositivo è anche il riflesso di nuove vene creative e interessi, come le sue ricerca intorno al corpo umano. Nel 1981 alla Galleria Il Grifone presenta una serie di crete, interpretate da Ferlazzo Natoli come una sorta di ritorno al figurativo (Ferlazzo Natoli, 1981). Segue un lungo periodo di pausa espositiva, che, in realtà, vede l’artista lavorare ugualmente a nuove ricerche. Nel 1991 alla galleria l’Astrolabio presenta quattro tele di grandi dimensioni, il cui tema è la contrapposizione del Bene contro il Male. Opere figurative, le tele sono realizzate con linguaggi diversi che sono anche esito di due tecniche, una più scarna e nervosa, l’altra dalle pennellate morbide e luminose, esito di quella mobilità instancabile che caratterizza tutta la carriera di quest’artista. Negli anni ’90 la Rigano si dedica alla decorazione di mobili cui seguirà un interesse per il vetro, nuovamente indagato secondo un interesse prevalentemente formale e non oggettivo, conferma della poetica in divenire di quest’artista sperimentatrice instancabile.