Sabato 13 gennaio (alle ore 21) e domenica 14 (dalle ore 19) al Teatro dei 3 Mestieri, per la stagione Teatrale “Con nuovi occhi”, è in programma “Bollari: Memorie dallo jonio” di e con Carlo Gallo, con la collaborazione artistica di Peppino Mazzotta. Lo Spettacolo, prodotto dal Teatro della Maruca è stato selezionato al Festival Primavera Dei Teatri 2015. “Bollari: memorie dallo Jonio” racconta di chi, tra i gozzi e i pescherecci, tramanda ancora il sapere. Sono gli Aedi dell’ultimo secolo, dal volto scavato, stanco di rughe, ma che hanno il dono di raccontare per sintesi, usando catene di immagini suggestive che non possono essere lette singolarmente, poiché acquistano senso solo nel complesso fatto di gesti, ritmi, ripetizioni.
Un patrimonio “letterario” a rischio d’estinzione, che Gallo recupera e offre agli spettatori nello sprazzo magico di una Calabria ancora troppo sconosciuta, ma forse per questo ancor più bella. Sulle coste desolate del Mar Jonio, immersi nel silenzio tra i colori della macchia Mediterranea, è divenuto sempre più raro assistere a quel miracolo che avveniva tra i pescatori e il mare, un fenomeno che veniva indicato con il termine “Bollari”. Una parola antica tradotta nel suono gutturale dei pescatori per annunciare l’avvistamento dei tonni a largo delle coste, un urlo di gioia a cui seguivano lanci e fragori di bombe in mare, una pratica illegale diffusa tra i pescatori dello Jonio al fine di ricavare più pesce possibile in poco tempo e sopperire ai lamenti dello stomaco. Lo spettacolo narra la contesa di mare tra due anziani pescatori e le vicissitudini di quella che fu la “Cecella”, il miglior peschereccio dello Jonio, negli anni del fascismo fino alle porte della seconda guerra mondiale. Tratto da racconti orali di anziani calabresi, “Bollari” è una storia di mare che si chiude sopra il deserto dei valori di un mondo travolto dal regime e dalla guerra. La recitazione è scandita dalla respirazione e dalla gestualità ricercata, dalla musicalità di una lingua, arcaica, poetica e comprensibile a tutti di fronte alla quale è impossibile non farsi travolgere e affascinare. Come sottofondo il rumore languido della spuma del mare, quel mare di gioie e di dolori, su cui si riversano la fame e la miseria del tempo. Quel mare su cui i personaggi rinnovano il proprio spirito e battono i remi – forse – alla conquista della propria libertà. Una narrazione misteriosa e suggestiva come fiabe d’altri tempi, in una lingua che inventa se stessa nel dipanarsi degli eventi, dove tutto si traduce in parola.