Quella del “Menti” è da considerare come un’altra tappa di un percorso di crescita che non può esaurirsi alla fine di questa stagione, come uno scotto da pagare per raggiungere un futuro migliore. Se si chiedeva rispetto e dignità al Messina l’obiettivo è stato raggiunto in pieno, perché contro la Juve Stabia i ragazzi di Lello Di Napoli non meritavano di perdere, considerato che dopo Melfi e Matera quella offerta domenica è una delle migliori performance esterne dei peloritani, che hanno dovuto fare i conti con un avversario costretto a conquistare i tre punti per tenere a bada le dirette concorrenti, tutte vittoriose.
Le maggiori motivazioni erano dunque dalla parte dei ragazzi di mister Zavettieri, mentre di fronte c’era un Messina incerottato e con una difesa da inventare. Nonostante tutto i peloritani non hanno recitato la parte della vittima sacrificale, mostrando sprazzi di ottimo calcio, a partire dall’azione che ha portato al gol di Scardina, che ha ottenuto la giusta ricompensa dopo tanto lavoro sporco e qualche occasione sprecata nelle precedenti giornate. La Juve Stabia ha reagito subito e soprattutto dal lato di Barilaro ha sfondato con eccessiva facilità, ma ha dovuto fare i conti anche con la sfortuna e con tre pali che hanno impedito a Polak, Nicastro e Lisi di pareggiare.
Nelle difficoltà, però, è uscito fuori il Messina, che non è stato rintanato ad attendere gli avversari, ma ha fatto salire il cuore in gola al pubblico di casa sfiorando a più riprese il colpo del ko. Qui entra in gioco il comprensibile rammarico di Lello Di Napoli, perché la girata ravvicinata sotto misura di Tavares e le due grandi occasioni capitate a Gustavo potevano chiudere il match, anche perché non erano certamente frutto del caso ma della qualità e della rapidità che i peloritani sono riusciti a sfoderare negli ultimi 25 metri.
Baccolo in mezzo al campo ha dato il giusto dinamismo, Giorgione e Fornito ripartivano sempre con grande pericolosità mentre lo scambio dei ruoli tra Tavares e Scardina ha spesso disorientato la vulnerabile coppia centrale delle vespe formata da Polak e Romeo. Qui subentra la poca cattiveria di una squadra che deve crescere ed a cui manca il cinismo nel mettere al tappeto l’avversario.
Poi a farla da padrone sono stati gli episodi, con la porta giallorossa, fino a quel momento stregata per i campani, violata per ben due volte grazie ai penalty realizzati da Favasuli. Sarebbe ingeneroso, oltre che ingiusto, gettare la croce addosso al giovane Fusca, lanciato nella mischia per la “moria” di difensori ma che fino a quel momento si stava guadagnando la pagnotta. Ancora 360 minuti prima dell’ultimo triplice fischio della stagione: il Messina deve impiegarli per continuare quel percorso di crescita auspicato da tutti.