La diffida della Lega Pro al Messina ha scatenato l’ennesimo caso ma il manto erboso degli stadi “Franco Scoglio” e “Giovanni Celeste” ha sempre originato problemi di tenuta in caso di pioggia, per gravi carenze strutturali dei relativi impianti. Divenute ancora più evidenti dopo che l’Acr ha disputato le ultime gare casalinghe su un terreno ai limiti della praticabilità, invaso dal fango.
Nella struttura di San Filippo il problema è legato all’insufficiente drenaggio. La problematica è acuita dal fatto che i necessari interventi di adeguamento del fondo non vengono effettuati da almeno cinque anni. Mentre nel 2019 venne messo a norma almeno lo stadio di via Oreto, la cui tenuta con la presenza di due squadre (l’Acr e il Fc Messina e ancora prima il Città di Messina) era messa a dura prova, con le relative polemiche tra club e Amministrazione Comunale.
I lavori necessari sono piuttosto invasivi e richiedono corposi investimenti. In pratica è necessario scavare a fondo sotto il terreno e conferire in discarica tutta la terra in eccesso. A quel punto alla base è necessario collocare dei tubi forati, da coprire con un primo strato di pietrisco. Le pietre infatti non possono infilarsi nei piccoli fori, dai quali dovrà invece defluire l’acqua piovana. Sopra il pietrisco dovranno invece essere collocate sabbia e terriccio drenante, simile a quello che si stende anche sotto l’asfalto stradale.
L’installazione di queste speciali tubature forate e la contestuale creazione dei pozzetti per la raccolta dell’acqua comportano però circa un mese di lavori. È chiaro quindi che la Messina Servizi, che gestisce il “Franco Scoglio”, potrà programmarli soltanto durante una sosta, come quella invernale, o in estate, compatibilmente con i concerti e l’allestimento del palco che li ospita, che mette peraltro a dura prova il terreno.
Sarebbe possibile mitigare i danni collocando a protezione del manto erboso dei teloni protettivi come quelli che la Reggina ha recentemente acquistato in prima persona alla vigilia del match con il Benevento. Il club calabrese ha così fronteggiato l’allerta meteo indetta dalle autorità competenti, limitato i disagi originati dalla pioggia corposa e prevenuto la necessità di una nuova rizollatura o di una semina, che richiedono tempo e comportano ulteriori costi.
Il “Franco Scoglio” non è mai stato dotato di simili coperture, neppure negli anni della serie A e della gestione Franza. Celebre il precedente del 18 dicembre 2004, quando dopo 23 minuti fu sospesa per impraticabilità di campo la sfida tra Messina e Atalanta, vanificando anche la rete del vantaggio siglata da Arturo Di Napoli su rigore. Per non parlare del doppio rinvio della sfida con il Castrovillari, tra l’ottobre e il novembre 2018, giocata (finalmente) in terza battuta a dicembre, dopo i precedenti tentativi infruttuosi.
Al timone di quel Messina c’era proprio l’attuale presidente Pietro Sciotto. Nell’occasione fu il direttore di gara a comunicare l’esito negativo dei sopralluoghi all’allora capitano Gael Genevier. Quattro anni dopo l’Acr è sceso in campo regolarmente contro Monterosi, Potenza, Turris e Picerno ma dopo avere propiziato il gol di Lewandowski, a segno direttamente dalla sua porta, il fango e le pozzanghere hanno portato soltanto brutte figure e polemiche. Che si ripropongono puntualmente, a distanza di tempo, smascherando ancora una volta i limiti strutturali degli stadi messinesi.