Atmosfere grottesche e surreali, comicità e disincanto per indagare emarginazione e disagio psichico. È una drammaturgia che scava dentro le pieghe dell’animo umano, attraverso la chiave dell’ironia, e utilizza la lingua siciliana, quella proposta dalla compagnia Marino-Ferracane.
Siciliani, Rino Marino, autore, psichiatra, attore, regista teatrale e cinematografico e Fabrizio Ferracane, attore di teatro, cinema e fiction, e regista, approdano al Clan Off di via Trento nell’ambito di “Una stagione di Spettacoli, uno spettacolo di Stagione”, sotto la direzione artistica di Mauro Failla e Giovanni Maria Currò, con lo spettacolo “La Malafesta”, testo e regia Rino Marino, in scena insieme a Fabrizio Ferracane, musiche di Mimmo Accardo, scene e costumi di Rino Marino, luci di Marino/Ferracane, trucco Anna Barbaresi, assistente alla regia Gianluca Giambalvo, assistente scenografo Liborio Maggio, effetti sonori Antonio Bonanno.
Lo spettacolo sarà in scena sabato 14 aprile alle ore 18.30 e 21.30 e domenica 15 aprile alle 18.30. In un’atmosfera grottesca e atemporale due menti alla deriva si incontrano e si scontrano, fra storture ossessive e logiche malate, fra molestie d’insetti e antiche filastrocche, in un gioco candidamente perverso di ambivalenze e inversioni di ruoli, fino a inventarsi, per rompere l’immobilità stagnante di giorni miseri e uguali, una festa miserabile, un Natale scalcagnato, fuori stagione, un ballo fra uomini al suono allucinato di un valzer d’organetto che affiora dalle nebbie di un tempo perduto e trascina a precipizio in un carosello forsennato di visioni, di suoni, di odori dimenticati.
E pare che gli spettri della memoria prendano corpo, a mano a mano, e i corpi in carne e ossa perdano sostanza, in un continuo bilico frastornante tra iperboli comiche e sprofondi drammatici. Si tratta del nostro terzo spettacolo insieme per Marino e Ferracane, il loro sodalizio artistico nasce nel 2010 con “Ferrovecchio”; successivamente arriva il monologo “Orapronobis” e, infine, “La malafesta”, che debutta a Castelvetrano, luogo di origine di entrambi, nel 2014. «Nei nostri lavori – spiegano – c’è sempre un’alternanza tra comico e drammatico, ed è la cifra del grottesco a caratterizzare la narrazione, che procede, talvolta, lungo il filo della follia».