Per il terzo anno consecutivo l’Acr si lecca le ferite già a metà settembre e a suon di risultati (quattro sconfitte in altrettante uscite ufficiali) è costretto a sofferte valutazioni. Le riserve verranno sciolte nelle prossime ore anche se appare improbabile che il tecnico Michele Cazzarò possa ancora prolungare la sua permanenza in riva allo Stretto.
La società avrebbe valutato perfino il destino del direttore sportivo Antonio Obbedio, che ha ricostruito da zero l’organico, rinunciando anche ad elementi che si erano ben disimpegnati nella precedente gestione e si stanno ora ripetendo ad altre latitudini.
Sia ds che allenatore si sono fermati per un giorno nelle rispettive sedi dopo l’inopinata sconfitta rimediata ad Avellino con il San Tommaso. Il loro rientro a Messina sarà l’occasione utile per approfondire le discussioni già avviate telefonicamente.
L’ipotesi più plausibile conduce alla sostituzione del tecnico, per cercare di scuotere una squadra apparsa fin qui inerme, soprattutto mentalmente. Mentre l’eventuale rinuncia al dirigente pugliese sarebbe ancora più dolorosa e non soltanto per il grande passato in giallorosso del centrocampista, che da ds era peraltro reduce dal mezzo miracolo di Lucca.
Al netto di tutte le responsabilità, c’è da dire che il Messina non è neppure fortunato. L’eurogol da metà campo di Colarusso, il salvataggio sulla linea di Gambuzza, il rigore negato, le buone chances create da Coralli e Crucitti alimentano i rimpianti e prolungano il calvario della gestione Sciotto, alla quale non è bastato fin qui delegare le scelte di mercato per centrare l’agognata svolta dopo due anni di promesse disattese.
Lo stop nella rifinitura di Cristiani, un acquisto che si era rivelato subito incisivo con il gol all’esordio, ha lasciato Cazzarò con un solo over in panchina. Il centrocampista toscano, tornato in D dopo undici anni tra i professionisti, era stato d’altronde limitato dagli infortuni anche l’anno scorso a Siena. Discorso simile per l’altra stella del centrocampo, Sampietro, alla prima apparizione tra i Dilettanti, dopo sette stagioni in C ma anche problemi fisici che nell’ultimo torneo gli hanno consentito di disputare appena sei gare.
Con Siclari, Crucitti, Coralli ed Esposito (che è fermo ai box da inizio ritiro…) l’Acr ha costruito sulla carta un attacco da 500 reti complessive in carriera ma anche con un’età media di 34 anni, che probabilmente spiega anche la fragilità fisica e un ritardo di condizione, amplificato dal fatto che due di queste punte si sono aggregate a ritiro già concluso.
Non sembrano aver pagato fin qui neppure i pesanti carichi di lavoro imposti dal professore Saffioti, che consentiranno magari al Messina di “volare” nelle prossime settimane ma hanno forse acuito le difficoltà di un gruppo che ha accusato il colpo anche psicologicamente.
L’Acr griffato “Sciotto Automobili” nel precedente biennio si è rivelato un “diesel”, capace di uscire alla distanza con l’avvento in panchina di Modica prima e Biagioni poi. Il cambio di manico, qualche “taglio” inevitabile e i previsti puntelli dal mercato degli svincolati dovrebbero consentire la terza replica.
Al netto del ricorso da tre punti contro i granata, vedere già avanti in classifica il quotatissimo Palermo ma anche realtà frizzanti come Acireale, Licata e Corigliano fa malissimo, ancor di più dopo il ritrovato idillio con una tifoseria organizzata, che l’estate scorsa aveva sonoramente contestato la proprietà. Il Messina insomma potrebbe essere costretto ancora una volta a pigiare il tasto “reset”. Uno scenario inatteso, soltanto un mese fa.