“Se penso a quello che è successo mi vengono ancora i brividi di freddo”. Una vita da team manager quella di Ciccio Alessandro, una vita da team manager del Messina, vissuta lì a bordo campo a tenere a bada l’allenatore, a far sentire la propria voce ai guardalinee e al quarto uomo.
Un protagonista silenzioso, che vive con delusione e sofferenza tutto quello che sta accadendo dopo la mancata iscrizione al campionato di Serie C. Alessandro ha vissuto in prima linea le ultime due stagioni caratterizzate dall’era Stracuzzi-Gugliotta e dalla parentesi conclusiva, quella targata Franco Proto: “Sono stato io uno degli artefici del ritorno di Arturo Di Napoli a Messina e non me ne pento, anche se è incappato in quelle vicissitudini. Da lì c’è stato l’avvento di Lello Di Napoli, a cui sono molto legato umanamente e a cui faccio i miei più sentiti auguri per il rinnovo con l’Akragas”.
E pensare che un anno fa il Messina era in ritiro nella costosa struttura di Fiuggi: “Questo mi brucia tantissimo – ha dichiarato – io sono un tuttofare abituato sempre a stare sul pezzo. Mi sta mancando un pezzo di cuore, per me è lavoro ma soprattutto passione. Fare il team manager è la mia vita, dove c’è un problema da risolvere ci sono io a partire dal reperimento dell’alloggio per i calciatori, far ambientare le mogli e inserire i figli all’asilo o a scuola. Tutto questo mi manca tantissimo, adesso vorrei essere in ritiro, per far parte ancora di un progetto che era nato dal nulla per evitare il fallimento ed invece il fallimento si è verificato lo stesso. Per il Messina io ho trascurato la mia famiglia e i miei affetti. Bertotto? Dispiace che sia andata così: era un grande professionista attorniato da uno staff competente, non entro nei meriti di quell’esonero. Sasà Marra ed Enrico Buonocore sono due persone a cui sono legato: sono cresciuto con loro, quando ero nello staff dirigenziale del settore giovanile durante il periodo del presidente Emanuele Aliotta, persona a cui ho voluto veramente bene. Ero felicissimo di rivederli a Messina, sotto un’altra veste”.
Alessandro però mette a disposizione la propria esperienza al servizio del Messina che verrà: “Non sono il tipo che bussa alle porte per proporsi. Però a chiunque farà ripartire il calcio a Messina, se si vorrà avvalere della mia esperienza, il sottoscritto non potrà che rispondere presente. Il team manager è una figura particolare, la Federazione dovrebbe organizzare un corso e rilasciare degli attestati di abilitazione e le società dovrebbero avere l’obbligo di avere al loro interno una figura abilitata a svolgere questo ruolo. E’ un ruolo importante: va in panchina, deve avere gli occhi aperti in ogni ambito, da quello amministrativo a quello sportivo e organizzativo. Per una data scritta in modo errato su un documento la società rischia di prendere una multa, insomma è un ruolo di grande responsabilità. Lucarelli diceva che io sono un gran rompiscatole ed è così. Mi ha rinfacciato il non essere in panchina il giorno del derby perso contro il Catania al Franco Scoglio, non c’è stato nessuno che gli abbia ricordato che Da Silva era già ammonito e poi è stato espulso. Mi piacerebbe che la mia professionalità venga apprezzata e riconosciuta da chi creerà il Messina del futuro, ma se così non sarà mi auguro che venga scelta una figura all’altezza”.
Alessandro tiene a rivolgere un pensiero alle altre figure professionali che hanno fatto parte del Messina: “Mi auguro che chi di dovere non si dimentichi di loro. In società c’erano figure meritevoli come i magazzinieri Maurizio Barbera, Enzo e Fabrizio Sorrenti (che ripartono ora dal Camaro), che hanno lavorato in silenzio. Dietro di loro ci sono delle famiglie che vivono grazie all’impiego di queste persone, mi auguro che oltre me ci sia già stato qualcuno che abbia speso una parola ricordando l’impegno di queste splendide persone, che sono soprattutto professionisti seri ed onesti. Con loro non c’è mai stata una maglia o un calzettone in meno. Ma la stessa cosa vale per il nostro ultimo massaggiatore, Saro Cutuli: tutti hanno dato il cuore per ritrovarsi con un pugno di mosche in mano e questo fa male”.
Un ricordo poi di quel maledetto 14 luglio: “Io ero a Roma insieme a Pasquale Leonardo con la fideiussione in mano, davanti la porta d’ingresso degli uffici a cui dovevamo consegnarla – rivela Alessandro – e ci aspettava l’avvocato Grassani. Abbiamo aspettato un via libera mai arrivato, fino a quando non ci è stato detto che non si faceva più niente. Anche l’avvocato Rizzo è stato bloccato in aeroporto quando ormai era pronto per partire. Non entro nel merito, non conosco tutte le dinamiche per poter giudicare. Proto evidentemente non ha reputato che ci fossero le condizioni per poter iniziare una stagione di calcio professionistico a Messina”.