“La responsabilità che abbiamo come sistema, oltre innanzitutto al bene primario della salute, è che non ripartire a livello apicale significa creare un danno a cascata a livello generale, soprattutto sulle categorie minori come la Lega Pro e i Dilettanti, dove ci sono moltissimi ragazzi e ragazze, che sono professionisti di fatto, che vivono di calcio”.
Il vicepresidente dell’Associazione italiana dei calciatori, Umberto Calcagno, intervenuto a RadioSportiva, ha evidenziato che “in questi mesi, all’interno del nostro sistema, abbiamo concentrato tutti i nostri sforzi per farci trovare pronti per un’eventuale ripartenza. Stiamo andando, come è giusto che sia vista la situazione, a piccoli passi, augurandoci che possa esserci anche per il calcio la fase due, perché i calciatori e le calciatrici vogliono ricominciare in sicurezza a fare il proprio lavoro. E stiamo creando – sottolinea Calcagno – un fondo solidaristico per tutelare queste categorie perché non possiamo permetterci che siano proprio i soggetti più deboli a pagare il prezzo più alto”.
Sulle recenti notizie provenienti dalla Germania, dove tra i calciatori sono stati riscontrati dieci nuovi casi di positività, Calcagno ha ribadito che “si deve partire dal presupposto che ci dobbiamo affidare alla comunità scientifica e dovranno essere i protocolli redatti dai medici a dirci come comportarci in questi casi. Dobbiamo anche augurarci che i progressi della scienza ci diano risposte confortanti: se i test che si stanno mettendo a punto riusciranno a darci risposte a breve scadenza, con tempestività dei controlli e il conseguente isolamento del singolo, si potrebbe risolvere il problema e si potrà continuare a procedere a piccoli step. Oggi non c’è la certezza della ripresa del campionato, ma per i calciatori riuscire a ricominciare gli allenamenti è di fondamentale importanza per il mantenimento della loro forma fisica“.