CENTRALE DEL LATTE BRESCIA: personalità e cuore sono alla base di una squadra che quest’anno ha espresso uno dei migliori modi di giocare di tutta la categoria. Sotto la guida di coach Diana, alla prima esperienza come allenatore capo, ha saputo mettere in piedi un gioco di squadra efficace dal punto di vista perimetrale e interno, veloce e semplice per quanto riguarda l’attacco. La difesa invece non è proprio irresistibile, come visto anche nelle ultime partite, soprattutto per i giocatori più rapidi che riescono ad attaccare il centro e a creare un pericolo nel pitturato: su questo punto di vista, assieme a qualche calo d’intensità prima dei timeout, questa è la crepa nel solido roster lombardo. Tuttavia la grinta e l’umiltà di questa formazione sono quasi senza eguali nel campionato, soprattutto nella capacità nei momenti più bui di trovare la forza per rialzarsi e ribaltare le sorti, con un quintetto e una panchina che offrono sempre un grande contributo alla causa agli ordini del leader all around Federico Loschi. Possono arrivare tra le prime quattro. RUGGENTI!
MANITAL TORINO: devastante quanto fragile, la squadra di coach Bechi rappresenta al meglio l’incarnazione del diamante. Per quanto riguarda il talento individuale è la migliore in assoluto in campionato: il gioco offensivo di questo roster si basa su una buona circolazione del pallone per cercare l’uomo libero ma nel contempo osare la soluzione personale, attaccando il canestro con aggressività e personalità. Insomma, un modo di giocare che ha nell’esperienza dei suoi top player, la capacità di ridurre a brandelli qualsiasi difesa. Tuttavia come dice il detto ”l’attacco vende i biglietti, la difesa vince le partite”, e sta proprio in questo il tasto dolente: la compagine piemontese non mostra la stessa aggressività in attacco come sull’altro lato del campo, dove rientrano tra le peggiori 5 difese di tutta la categoria. Inoltre bisogna sottolineare un’altro particolare, cioè la difficoltà ad incidere lontano dal Palaruffini: infatti, i gialloblu riescono ad esprimersi al meglio sul parquet amico dove sono quasi imbattibili, ma lontano dal capoluogo piemontese il trend è troppo negativo per una squadra costruita per salire di categoria. Vedremo il comportamento ai playoff. SCINTILLANTI QUANTO OSCURI!
CASALE MONFERRATO: una delle squadre più solide di tutto il campionato che ha sviluppato un’identità vincente e voglia di riscatto sotto la guida di un coach esperto come Ramondino. Parliamo di un team che ha acquisito un’aggressività capace di intimorire gli avversari, soprattutto nella propria metà campo: infatti la compagine piemontese ha la miglior difesa del campionato, che costringe gli avversari ad azioni prolungate di gioco o a forzature nella gestione del pallone. Sul lato offensivo del campo, invece l’arma preferita è il tiro dall’arco dove gli esterni garantiscono buone percentuali ma anche alcuni lunghi hanno una buona mano perimetrale: ciò garantisce una versatilità difficile da eguagliare nella categoria. Come nel caso di Torino, anche i rossoblu hanno una grande pecca, cioè la difficoltà a vincere fuori dalle proprie mura, più nello specifico nell’imporre il proprio gioco o battere squadre più accreditate: sicuramente è un gran difetto per una squadra che può giocarsela benissimo in questi playoff. Servirà un cambio di passo e mentalità nella postseason. SI PUO’ FARE!
ANGELICO BIELLA: non sarà la favorita per la vittoria finale, ma di certo è una delle insidie peggiori per chiunque vi si trovi contro. La guida di coach Corbani quest’anno ha puntato su una gioventù forte e competitiva, capace di causare problemi anche alle formazioni più blasonate; nelle sconfitte però è mancato quel pizzico di esperienza e freddezza in più che avrebbe potuto mettere la compagine piemontese tra le contender per il titolo: in questo senso, l’Eurochallenge ha dato buoni frutti nel confronto extra-italiano, ma ha anche mostrato le difficoltà nel gestire il doppio impegno. Il gioco piemontese è sempre prettamente offensivo, dove l’obiettivo primario era cercare di portare la palla vicino a canestro per creare un uno contro uno favorevole o uno scarico per i tiri da tre di Voskuil, purtroppo non al top per problemi fisici che lo hanno costretto a operarsi e a chiudere anzitempo il campionato. La difesa purtroppo fatica parecchio, soprattutto a rimbalzo dove l’Angelico è stata una delle più leggere del campionato. Come per le altre piemontesi, sul parquet di casa molto bene, fuori decisamente da migliorare il trend. Due grandi note positive quest’anno: primo, la crescita dei giovani, soprattutto di Laquintana, letteralmente esploso in cabina di regia; secondo Raymond, talento offensivo capace di spaccare le partite e che ha già incantato alla sua prima esperienza italiana. Che siano loro le carte guida per affrontare al meglio i playoff? TUTTO DA SCOPRIRE!
FMC FERENTINO: quando si dice che l’esperienza paga. Dopo un difficile avvio di stagione, la compagine di coach Gramenzi ha saputo trovare la giusta alchimia di gioco nonostante un finale in calando: abbiamo un’attacco che può vantare molte soluzioni, dal tiro dalla media al gioco in post basso passando per la circolazione perimetrale, che sicuramente non è una delle armi migliori, ma è comunque efficace nei momenti clutch. Per quanto riguarda la difesa, abbiamo uno dei muri meno battuti del campionato che mischia la freschezza dei giovani con la capacità di lettura dei giocatori più esperti. Qui possiamo parlare già, in un contesto dove prevalgono giocatori esperti, due giovani talenti individuali: la crescita di questa squadra passa in gran parte dalle mani di Marcel Starks, un playmaker che più di tutti ha avuto più responsabilità sulle spalle alla sua annata da rookie, e nel momento in cui ha trovato l’adattamento giusto al modo di giocare in Italia, ha offerto costantemente prestazioni convincenti; l’altro grande fattore del gioco amaranto è Paul Biligha: dopo aver visto tanta panchina ad Avellino, sotto la guida di Gramenzi si è trasformato in uno dei giocatori più esplosivi e versatili della categoria sviluppando il fisico e allargando il suo raggio di tiro. Questo asse play-pivot è uno dei migliori del campionato e sicuramente sarà una delle chiavi fondamentali nei playoff. POSSON DIRE LA LORO!
PALLACANESTRO TRIESTE: forse non la più vincente, ma quando gioca Trieste il divertimento è assicurato: abbiamo di fronte una squadra imprevedibile, capace di spaccare tutti gli schemi degli avversari e trovare all’ultima giornata una settima piazza che all’inizio della stagione sembrava impensabile. Il gioco dei biancorossi sia offensivo che difensivo si è fondato principalmente attorno ai due main players: Tonut e Holloway. Il primo è letteralmente esploso sviluppando uno stile di gioco sfrontato e devastante e una gran voglia di vincere; tuttavia un giovane in evoluzione necessita del giusto partner ed è ecco Holloway, uno dei giocatori più imponenti del campionato, capace di fare la differenza in termini di punti, rimbalzi e soprattutto stoppate, la sua specialità. Attorno a queste due stelle, capitan Carra e altri giovani promettenti che, pur non alzando la qualità del roster, hanno dato in alcune partite un contributo decisivo. La squadra di Dalmasson ha fatto finora una gran stagione e potrebbe stupire ancora. LA SORPRESA!
MONCADA AGRIGENTO: la partenza a razzo, il ridimensionamento, la crisi, la ripresa e la realizzazione di un sogno; cinque facce per una stagione trionfale per la neopromossa che sotto la guida sapiente e per di più fondamentale di coach Ciani ha riportato anche quest’anno i playoff in Sicilia. Abbiamo di fronte una squadra che ha giocato come tale: sotto la regia di Piazza, la Moncada ha modellato una squadra vincente che offensivamente ha trovato in ogni suo componente, soprattutto negli esterni, la voglia di vincere e una circolazione veloce del gioco. La difesa viaggia su buonissimi livelli con un blocco capace di creare problemi nella circolazione del pallone, favorendo così i recuperi, specialità della casa di quest’anno, e la possibilità del contropiede. Che cosa è mancato? Una costanza di rendimento, specialmente nel periodo in cui la squadra ha cominciato ad adattarsi alla categoria e a infilare partite sempre più incostanti che hanno portato alla discesa; inoltre mancava un po’ più di cattiveria ed esperienza sotto le plance, con Chiarastella e Dudzinski che hanno avuto una annata buona ma non buonissima da alzare il livello della squadra e lo stesso vale per De Laurentiis e Udom uscendo dalla panchina. Tuttavia, la squadra è pronta, forse non per il salto di categoria, ma per vendere cara la pelle sicuramente. IL JOLLY DAL MAZZO!
DINAMICA MANTOVA: una stagione, si può dire, strana per gli Stings, che hanno saputo ben affrontare le difficoltà di categoria fino al tracollo degli infortuni, le difficoltà in spogliatoio e l’addio di Jefferson che han costretto la dirigenza a cambiare in corsa alcune strategie tra spogliatoio e schemi di gioco; tuttavia non è bastato per centrare i playoff, sfiorati proprio all’ultima giornata. Sicuramente il periodo di trend negativo di 6 sconfitte di fila e soprattutto l’asfaltata ad Agrigento hanno inciso sul percorso dei biancorossi, che nel complesso hanno fatto una buonissima stagione per essere una compagine neopromossa. Il gioco offensivo e difensivo si è basato principalmente su un lavoro di squadra in cui ognuno, panchina compresa, si è sempre fatto trovare pronto quando veniva chiamato in causa formando un quintetto molto competitivo, variabile negli schemi e di qualità fresca. Non essere ai playoff sicuramente fa male, ma rappresenta una grande spinta per far meglio la prossima stagione. PECCATO!
LIGHTHOUSE TRAPANI: per una squadra che ha sognato i playoff assemblando un buonissimo roster, chiudere la stagione con un record passivo è segno di grande amarezza e delusione. Per l’attacco, fondamentalmente i granata hanno avuto tre pilastri nel corso dell’annata: Renzi, Baldassarre e Legion. Di questi tre, le aspettative maggiori erano sull’americano, il solo a fare la differenza a Veroli, ma non capace di alzare la classifica bassa di Trapani e portarla a quei playoff che a un certo punto sembravano vicini. La difesa si è mantenuta su buoni livelli, tuttavia forse è mancata quella fisicità e dominanza sotto i tabelloni che avrebbe garantito qualcosa in più. Soprattutto però a questa squadra è mancata la costanza di risultati, tra vittorie importanti e sconfitte, non tanto inaspettate, quanto evitabili. In questo senso, coach Lardo avrebbe potuto infondere più concentrazione e attenzione nei suoi giocatori però permane la certezza che l’allenatore granata abbia fatto del suo meglio. Ora la stagione volge al termine, ma la testa è già alla prossima stagione con un solo obiettivo: playoff. CAMBIARE LE CARTE IN TAVOLA!
ORANGE MOON BARCELLONA: dopo due stagioni con un roster che doveva spaccare in due in campionato e far salire la squadra di categoria, è arrivata la stagione in cui l’occhio sul bilancio è stato più attento che mai. Nonostante un momento di barcollo tra lo sciopero e la necessità di uno sponsor, la stagione è filata secondo il suo ritmo sotto la guida di coach Perdichizzi, il quale ha fatto il meglio che poteva con gli uomini a disposizione. In attacco troviamo una squadra che punta molto sulla forza dei singoli: tra tutti troviamo Da Ros, forse il più migliorato a livello di prestazione tra i giocatori giallorossi, e Shepherd, che dalla Silver non ha deluso le attese confermandosi un’attaccante straordinario. Il team mantiene il giusto equilibrio tra attacco e difesa, tuttavia sono mancati due punti fondamentali: primo, il talento, nel senso che la squadra è stata assemblata con buoni giocatori, ma priva di una vera e propria stella o guida, che potesse alzare il livello di qualità del roster; secondo, gli uomini: il mercato ha creato un ottimo starting five, ma gli effetti della panchina si sono visti solo nel finale di stagione, cioè a salvezza ormai ottenuta. Da queste considerazioni, si può ripartire la prossima stagione. PROIETTATI ALL’ANNO PROSSIMO!
ASSIGECO CASALPUSTERLENGO: stagione buona per la compagine di coach Zanchi, che dopo un avvio di difficile adeguamento con il livello della categoria, ha cominciato a ingranare fino a sfiorare il sogno playoff. Partiamo stavolta dalla difesa: questo punto infatti è stata forse l’arma che ha convinto di più per tutta la stagione, capace di rallentare il ritmo o spezzare le gambe agli avversari grazie alla freschezza del suo roster, molto giovane ma molto competitivo. In questo roster, però se la difesa gira molto bene, l’attacco meno con Sant Ross leader a tutti gli effetti, ma a volte troppo solo nel penetrare la difesa avversaria. La salvezza era il primo obiettivo, superato ampiamente a pieni voti; tuttavia per i playoff, ciò che è mancato è stata la capacità di alzare il livello per poter entrare nelle zone che contano: la gioventù del roster (se pensiamo a Vencato, Donzelli e Costa che più di tutti hanno saggiato il campo in questa stagione) è stata sicuramente un punto importante per il futuro, ma se si vuole puntare più in alto, bisognerà mettere un po’ più di talento ed esperienza. MOLTO BUONO!
AURORA BASKET JESI: se non fosse per le esclusioni di Veroli e Forlì, la società marchegiana non si sarebbe salvata dopo una stagione deludente, addirittura di gran lunga peggiore dell’annata precedente. Nonostante la conferma degli uomini esperti (Maggioli sopra tutti), le giovani promesse hanno inciso davvero poco nonostante i minuti concessi da coach Lasi. Il maggior fattore di incidenza è arrivato da Miller, giocatore dal talento individuale pazzesco ma incapace di affidare sè stesso in un contesto di squadra e il suo rimpiazzo Williams non ha portato grandi svolte. Se analizziamo il gioco degli orange, notiamo un buon talento offensivo, capace di mettere in difficoltà qualunque formazione, sia in post basso che lontano da canestro; tuttavia la difesa è un vero disastro, incapace di reggere gli scivolamenti e il ritmo degli avversari anche con disattenzioni pesanti che favoriscono canestri facili e la possibilità di trovare più spazi per finalizzare e giocare a proprio modo. Da salvare, c’è il nobile impiego di giovani di talento con minuti importanti, ma se si vuole vincere per evitare la retrocessione anche la prossima stagione, l’obiettivo primario è cambiare marcia nonostante lo scarso budget. DA RIFARE!
GIVOVA NAPOLI: inizio con l’entusiasmo, fine con l’agonia. Si può riassumere così, la stagione della società partenopea, ancora una volta capace di mettere in piedi una ottima squadra per la categoria sotto la direzione di un grande allenatore come Calvani, ma incapace di gestire sè stessa e ottenere i risultati sperati. Dal punto di vista offensivo, la formazione partenopea è stata all’inizio della stagione, cioè nel momento in cui i problemi e gli addii non erano ancora sbucati, una delle squadre con il miglior gioco interno della categoria, capace di viaggiare al 60% ad allacciata di scarpa: d’altronde con due colonne come Brooks e Brkic e un attaccante come Jackson, l’attacco al ferro è stato enormemente efficace e pungente contro qualsiasi difesa, però tre evidenti lacune hanno influenzato più o meno tutta la stagione. Primo, i giocatori: a parte il quintetto, la panchina non è stata all’altezza dei titolari, troppo poco producente per poter fare meglio o almeno aggiungere qualcosa in più, con i componenti usati solamente come “rifiato”. Secondo, la difesa: non solo adesso, ma anche nella prima parte della stagione, la difesa era una delle peggiori del campionato; talento offensivo alto, difensivo da rivedere. Terzo, ovviamente, la gestione: tutto filato liscio nella prima parte, per poi naufragare in stipendi non pagati, cambi di dirigenza non attuati, scioperi, penalizzazioni e addii di giocatori chiave. Insomma, quest’estate bisognerà davvero cambiare rotta, ma la società ci sarà ancora? AVVOLTA NEL MISTERO!
FULGOR LIBERTAS FORLì e BASKET VEROLI: beh, che si può dire? Solo Yin per queste due società che quest’anno han dovuto subire la vergogna del fallimento prima della fine della stagione. Chi per mezzo delle parole ha illuso una piazza storica per promesse non mantenute e soldi mai visti, chi invece ha prolungato l’agonia per mesi prima di cedere, fatto sta che la gestione di questi progetti ha gettato molte ombre e, a detti molti, “falsato” questa stagione: infatti con la loro esclusione non ci saranno retrocessioni. Le poche vittorie che sono arrivate per entrambi i roster, hanno suonato quasi di “distrazione” dai problemi che dopo la domenica martellavano i presidenti 6 giorni su 7. Due società, due esclusioni, ma soprattutto due ferite sul panorama cestistico italiano con un campionato che per la prossima stagione avrà regole nuove su base economica e garanzie di pagamento. Il basket italiano è in salute? Attenzione, abbiamo le prove del contrario. ZERO ASSOLUTO!
Con la speranza che queste considerazioni siano soddisfacenti, il portale BasketUniverso augura a tutte le squadre e tutte le tifoserie, un buon finale di stagione, chi per i playoff, chi per la ricostruzione dell’anno prossimo. Alla prossima stagione, quella targata 2015/2016!