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A Palermo l’ultimo saluto a Totò Schillaci, l’eroe che fece sognare l’Italia

L’ultimo saluto a Totò Schillaci. Sono stati celebrati in mattinata, in una gremitissima Cattedrale di Palermo, i funerali dell’ex bomber del Messina, scomparso mercoledì a causa di un male incurabile dopo il ricovero in ospedale. Migliaia di persone hanno voluto rendere omaggio al campione. In tanti sono rimasti fuori dalla chiesa dato il grande afflusso. Applausi, cori da stadio e striscioni, su uno dei quali la scritta: “Ciao Totò, figlio di Palermo”. Poi la bara ha fatto il suo ingresso in Cattedrale: su essa erano poggiate tutte le maglie, le sciarpe e i colori che hanno caratterizzato la carriera di Schillaci: Messina, Palermo, Inter, Juventus e Nazionale italiana.

Totò Schillaci
Maglie, sciarpe e messaggi per Totò Schillaci (foto Corriere dello Sport)

“Sinora, caro Totò avevi giocato soltanto il primo tempo della tua vita, breve, quasi da tempi supplementari, di 59 anni. E se è vero che non hai segnato il gol della vittoria su questa terra per liberarti dalla malattia, nel secondo tempo, che è durato un istante, quello della morte, nel fischio finale, come deve essere per ogni credente, lì hai giocato la partita più bella della tua vita, hai fatto il passaggio più bello della tua vita, un passaggio non con giocatori altrettanto bravi come te, ma con il numero 1, Gesù, e hai realizzato il passaggio alla vita eterna”. Lo ha detto, durante l’omelia, monsignor Filippo Sarullo, parroco della cattedrale.

“Ti sei ritrovato davanti ad una porta – ha aggiunto il parroco della cattedrale – ma non come quella di un campo di calcio di serie A, una porta senza traversa, senza pali, senza rete, ti sei ritrovato davanti la Porta della misericordia, la porta dell’amore, la porta della bontà del Padre che, da vero arbitro giusto e inappellabile, ti ha convocato per la partita del cuore, per la partita che non avrà mai fine, che ti ha fatto entrare nella squadra più bella del mondo, che si chiama Paradiso”. 

Totò Schillaci
Sulla bara di Totò Schillaci le sciarpe di tutte le sue squadre (foto Corriere dello Sport)

Era presente alle esequie, nelle prime file, il presidente della Figc Gabriele Gravina: “Il calcio italiano si stringe attorno alla famiglia di Totò e alla città di Palermo che oggi piange uno dei suoi simboli più autentici e più amati. Schillaci rimarrà per sempre una leggenda Azzurra e lo ricorderemo anche in occasione della prossima gara della Nazionale a Roma (Italia-Belgio il 10 ottobre, ndr), nello stadio che lo ha reso eroe delle Notti Magiche”.

In Cattedrale, inoltre, l’ex presidente della Figc, relativo proprio ai tempi di Italia ’90, Antonio Matarrese, il sindaco di Palermo Roberto Lagalla e il presidente del Palermo calcio Dario Mirri, che guidava la delegazione della società con l’a.d. Gardini. E poi alcuni calciatori rosanero, come Francesco Di Mariano, nipote di Schillaci, Matteo Brunori e Jacopo Segre, insieme al direttore sportivo Morgan De Sanctis e al vice Giulio Migliaccio, oltre ad una rappresentanza delle giovanili. Il direttore generale Pippo Trimarchi ha invece rappresentato il Messina.

Totò Schillaci
La benedizione della bara (foto Corriere dello Sport)

Tra gli ex compagni è spiccato Beppe Bergomi, capitano dell’Italia delle Notti Magiche, che non è voluto mancare per ricordare l’amico, fermandosi con i giornalisti: “Totò univa e non divideva, è stato un eroe per tutti. Mi piace ricordarlo per l’animo buono che aveva. Io ero capitano di quella Nazionale e mi sembrava giusto essere qui per ricordare Totò ed essere vicino alla sua famiglia. Siamo stati compagni anche all’Inter per un anno e mezzo. Avevamo un’amicizia profonda, di quelle che anche se non ti senti per un po’ ti trovi sempre bene con determinate persone. L’exploit di Italia ’90? Era inimmaginabile per tutti. Ad ogni manifestazione c’è però sempre un ragazzo che viene fuori, come era avvenuto anche nel 1978 o nel 1982. Totò era lì perché se lo era meritato. Erano le Notti Magiche, è stata la magia di quelle partite straordinarie che lui ha saputo interpretare”. Di quella Nazionale c’erano anche Giannini e De Agostini.

Il feretro, nel suo percorso, prima dell’arrivo in Cattedrale, ha fatto tappa anche al Cep, il quartiere dove Schillaci è cresciuto e dove vive ancora oggi il padre, Mimmo. Il carro è passato pure dal Ribolla, il campo dell’Amat Palermo, dove è sbocciato il talento di “Totò”, che da lì arrivò al Messina, a soli 17 anni. Sette stagioni in giallorosso, due campionati vinti, il titolo di capocannoniere in B, il trampolino di lancio verso il grande calcio. Un idolo che non verrà mai dimenticato.

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