Anche la trasferta di Cava dei Tirreni, nonostante una doppia rimonta e la prima tripletta da professionista di Pierluca Luciani, ha il retrogusto amaro dell’occasione sprecata, come testimoniano le quindici conclusioni complessive scoccate verso la porta campana. Eppure, nonostante l’unico punto raccolto nelle ultime quattro giornate, il Messina di Simone Banchieri e Domenico Roma è già nel cuore dei tifosi, abituati ormai dal 2008 ad accettare quasi impotenti un’incredibile serie di sventure calcistiche.

In classifica è una mazzata il -13 incassato tra penalizzazioni ed esclusioni. Senza Taranto e Turris sono sfumati tre dei cinque successi stagionali. Le uniche affermazioni di cui resterà traccia negli almanacchi sono quindi quelle con Giugliano e Latina. Il -6 dalla Casertana autorizza però a sperare in uno spareggio play-out, a meno di nuovi cataclismi societari. E al netto del fatto che i campani potranno sfruttare il derby casalingo con il Sorrento e la gara in più concessa dal riposo forzato del Messina.
Per qualche ora anche le interlocuzioni con la cordata statunitense messa in piedi dal messinese Francesco Borgosano passano in secondo piano. La città prova a stringersi attorno alla sua squadra per una delle sfide più sentite, anche se le coreografie e l’attesa di un tempo sono un lontano ricordo. È questa in fondo la più grande sconfitta degli otto anni di gestione Sciotto, che al netto di una promozione dalla D alla C non sono più riusciti a scaldare i cuori giallorossi, se non a sprazzi, prima di rovinose cadute seguite ad illusori sussulti.

Il match più atteso, contro una formazione costruita per vincere, che inseguirà la promozione nei playoff, è reso più complicato dalle assenze. Out proprio Crimi, il messinese doc che si è fatto subito amare per lo spirito combattivo. Squalificato anche Dumbravanu, che sta replicando la sua ottima prima annata in giallorosso. Indisponibili i lungodegenti Ingrosso e Chiarella, in dubbio anche Buchel, elemento chiave a centrocampo, e Gyamfi, che ha garantito gamba e reattività in difesa.
Uomini contati insomma per Banchieri, che ritroverà almeno Krapikas tra i pali al posto dell’incerto Meli. Lia e Haveri dovrebbero agire sulle corsie, Gelli e Marino al centro della difesa. Probabile la proposizione di un 4-2-3-1 che potrebbe fare di necessità virtù per le defezioni a centrocampo, valorizzando al contempo le qualità di un reparto offensivo che probabilmente era stato concepito anche pensando al tridente di Modica. Garofalo e Petrucci potrebbero agire davanti alla difesa, con Pedicillo e Dell’Aquila larghi sulle fasce e uno tra Tordini e De Sena a supporto di Luciani.

Nelle gerarchie sembrano più indietro Costantino, che non ha ancora ritrovato la forma di un tempo ma è pur sempre un ex, e Vicario, impiegato fin qui a corrente alternata. L’emergenza potrebbe originare la prima chance a gara in corso per Anzelmo. I pronostici pendono più dalla parte degli ospiti ma il Messina è pronto a gettare nuovamente il cuore oltre l’ostacolo. La speranza è che il pubblico possa tornare a rappresentare davvero un fattore e che tutti recepiscano quanto Crimi ripete da giorni: è una gara importante, decisiva, in ottica salvezza e per provare comunque a ricordare l’annata più triste di un ventennio già avaro di soddisfazioni.
All’andata finì 0-0 e fu una delle prove più generose di un Messina capace di uscire indenne dal “Massimino”, in cui si viaggia a circa 20mila spettatori d’ordinanza. Obiettivamente un unicum in serie C. Gli etnei sono risaliti al settimo posto e vogliono avanzare ancora, a dispetto del punto di penalizzazione estiva e di qualche sbandata. Decisiva la guida di Mimmo Toscano, specialista in promozioni, considerato che ha conquistato la serie B con la Ternana nel 2012, con il Novara nel 2015, con la Reggina nel 2020 e con il Cesena l’anno scorso. I rossazzurri cercano a Messina il sesto risultato utile consecutivo dopo il ko di Cerignola e le vittorie a Monopoli e Latina. Già quattro i blitz lontano dall’Etna. Il Catania sembra avere più armi di un anno fa in vista della post-season.

L’Acr vuole dimostrare di essere ancora vivo anche se in tanti lo considerano già morto, con un destino avverso indotto dai mancati pagamenti di febbraio e da una gestione societaria rivelatasi totalmente inconsistente appena due settimane dopo i proclami di Doudou Cissè al Comune. La classifica è desolante ma per una sera al “Franco Scoglio” ci sarà spazio soltanto per orgoglio e appartenza. Non è poco, non è scontato. È quello che resta ad un pubblico capace di sopravvivere costantemente alle avversità, ai fallimenti, alle matricole e agli acronimi. Dal 2008. Anzi, dal 1900.