Per descrivere il momento e più in generale la stagione vissuta dal Messina basterebbe guardare lo stadio “Franco Scoglio”, desolatamente vuoto e in silenzio, nel giorno in cui neppure la tifoseria ospite era presente. Un’atmosfera spettrale, per la nota contestazione della Curva Sud, che con uno striscione ha omaggiato la memoria dei quattro tifosi pugliesi morti in un tragico incidente salvo poi disertare il suo settore.
L’assenza del tifo organizzato chiaramente complica i piani di un Messina che torna sull’orlo del baratro, a -4 dalla salvezza diretta dopo la vittoria della Casertana a Crotone e a +2 sulla Juventus Next Gen, che dopo l’impresa di Cava dei Tirreni pregusta il sorpasso nella prossima sfida. A Biella, dove giocano i giovani bianconeri, servirà ben altra prova per fare risultato. Petrungaro e compagni hanno costruito qualcosa nel primo tempo, fermandosi di fronte a Perina, ma il primo gol di Mazzocco, sul quale Krapikas non è stato impeccabile, ha rappresentato una mazzata, un po’ come accadde ad Avellino.
Nella ripresa la reazione è stata impalpabile ed è emersa la maggiore qualità di un Foggia destinato a risalire ancora. L’ex ds Roma, Brambilla e poi Capuano hanno pagato la penuria di risultati ma le individualità dei pugliesi non si discutono e non a caso ci hanno messo la firma da subentrati anche Zunno, con un assist, ed Emmausso, con un gol. In una domenica in cui hanno brillato tanti altri ex, da Rosafio con il Potenza a Ragusa, ancora match-winner con la Reggina.
Sono sempre più evidenti i limiti sul campo di un Messina che soffre ancora più a centrocampo che in attacco, con le inevitabili conseguenze per la retroguardia. Il tecnico Giacomo Modica ha cambiato soltanto due uomini su undici rispetto a Torre del Greco, tornando però al 4-3-3, con Ortisi esterno d’attacco. Un atteggiamento spregiudicato che non sembra pagare ma viene riproposto regolarmente. Al netto delle parate di Perina e del possibile pareggio mancato da Anatriello, è mancata una replica credibile e nel secondo tempo il Foggia ha costruito tante, troppe, palle gol.
Ma l’aspetto più allarmante è il silenzio che caratterizza da mesi gli aspetti societari. Non si registra alcuno sviluppo ufficiale dell’infinita trattativa con l’Aad Invest Group. Il presidente Pietro Sciotto diserta lo stadio ormai da un paio di stagioni e dopo la breve comparsa del dg Trimarchi ha lasciato, ormai in modo davvero irrevocabile, anche il ds Pavone. Modica prosegue il suo silenzio ma l’assenza più grave è proprio quella dei potenziali acquirenti, che non hanno presenziato ad alcun match ufficiale dopo la sortita dal notaio.
Se entro pochi giorni non verranno onorati i passaggi previsti, l’onere del saldo di un altro bimestre di stipendi e contributi ricadrà ancora sull’attuale proprietà, così come il necessario mercato di riparazione. In cui Sciotto dovrà investire a dispetto di una squadra con pochi sponsor, senza pubblico, sempre più distaccata dalla città e dalla passione di un tempo. Tre salvezze sono arrivate, quasi sempre in extremis, ma quest’anno l’impresa rischia di essere ancora più complicata, a dispetto delle difficoltà di Taranto e Turris. L’ennesimo Natale senza regali e con un pieno di carbone, per una piazza che sembra ormai rassegnata ad un mortificante anonimato.