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Dalla panchina a Messina alle sei reti al Mondiale: la scalata di Totò Schillaci

Condividiamo il significativo post della pagina Facebook Calcio Latino: “Ha una testa nera piena di ricci, la maglia del Messina con quel grande numero 9 sulle spalle. Il primo gol in campionato lo segna di testa in Messina – Bancoroma. Ha soltanto diciott’anni quando vince il campionato e se ne va in serie C1. Qui sgambetta in un Messina rinnovato, che cambia spesso formazione. Si combatte per la sopravvivenza contro difese agguerrite.

Scoglio e Schillaci
Franco Scoglio e Totò Schillaci

C’è gente col curriculum in quella squadra e lui parte più volte dalla panchina. Poi entra, prende palla, se la incolla al piede e fa quello che nessuno prova a fare più. Il suo è un calcio antico, fuori dagli schemi e dal tempo, ma giocato a velocità supersonica e la sua abbacinante tecnica virtuosistica spacca la partita. Nell’estate ‘84 il professore Scoglio ne canalizza le energie e il numero dei gol cresce.

Una sera di Coppa Italia il ragazzo porta a spasso gl’increduli Sebino Nela e Ubaldo Righetti, coppia centrale della Roma. In due anni il Messina va in serie B con uno dei migliori attacchi degli anni ’80 per la categoria. La B per la matricola Messina è un mondo nuovo e quando la partita lo richiede, lui torna giocoliere, tenendo palla e attirando tutta la difesa. Come quel pomeriggio contro la Lazio e il Messina sbanca l’Olimpico. Lui non lo sa, ma in un’estate italiana tutto l’Olimpico farà la ola per i suoi gol.

Schillaci
Il libro di Totò Schillaci: “Il gol è tutto”

È il momento di lavorare sulla potenza: Messina – Parma, ai venti metri, finta, rientra e destro incrociato nell’angolino. L’anno dopo si prende prima la classifica dei cannonieri, poi la Juventus: “I veri campioni sono poveri. Il calcio mi ha allontanato da molte cose pericolose, dagli amici che rubavano e facevano rapine. Anche questo è stato un gol”. Di solito tiene gli occhi bassi, lo sguardo sveglio e un po’ imbronciato. Dino Zoff gli fa: “Gioca come se fossi nel Messina”.

Alla seconda a Verona in soli sette minuti: gol da un passo sbucando dal taschino del difensore e missile terra aria su piazzato. Dritto per dritto. E poi quella rasoiata in Juve – Fiorentina. La telecronaca è di Gigi Riva: “È stato bravissimo a tenere la palla bassa”. Si diverte anche con la difesa alta del Milan sacchiano: gol a San Siro e gol al ritorno, poi Coppa Italia. Si prende la Coppa Uefa prima di andare ai Mondiali. Ci arriva appannato, il 30 maggio a Perugia nell’amichevole con la Grecia gira a vuoto. Gli occhi sono ancora bassi, lo sguardo è lo stesso.

Schillaci
Alcune gigantografie di Schillaci al “Celeste”

È la sera del 9 giugno allo stadio Olimpico. Minuto 75, entra al posto di Carnevale in Italia – Austria, che non si sblocca. Soltanto quattro minuti dopo, scivola dalla marcatura e incorna forte, centrale: Italia –Austria 1-0 e il gol somiglia tanto a quello di Messina – Bancoroma. Adesso può alzare gli occhi, ce l’ha fatta. Ha iniziato a segnare al Mondiale che tutti aspettavano e smette soltanto un mese dopo, quando l’Italia sale sul gradino più basso del podio.

Nel frattempo una ragazza ha mandato una lettera a Tuttosport: chiede di lasciarlo in pace, di smettere con le interviste, tanto le sue cose più belle sono i gol. Minuto 78 di Norvegia – Italia: Lombardo vola sulla fascia destra e crossa sul secondo palo. Il portiere norvegese è il signor Erik Thorstvedt, alto 192 centimetri. Vola e ci va comodo, ma qualcuno, molto meno prestante, incorna alle sue spalle e la mette sotto l’incrocio. È il suo ultimo gol in Azzurro.

Italia 90
Il celebre Ciao, simbolo di Italia 90

Il cielo oggi a Palermo è grigio e la pioggia prepara inesorabile la fine dell’estate. Una donna scende dalla macchina e tiene un bambino per mano. Con l’altra riesce ad aprire l’ombrello . E’ un vecchio ombrello bianco, ancora in buone condizioni, di un bianco limpido, abbagliante in questa mattina scura. L’ombrello ha il disegno di un omino stilizzato di tre colori, verde, bianco e rosso. Porta anche una scritta: Italia ’90. Ciao Totò”

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