Poteva bagnare l’esordio con un successo il Messina dei giovani, che ha pagato amaramente antiche disattenzioni sulle palle inattive, spesso una croce già nel passato torneo. Che la truppa di Modica si sarebbe morsa le mani per avere raccolto soltanto un punto non era però scontato. A Crotone così come con il Potenza, per tanti osservatori l’Acr doveva recitare soltanto il ruolo della vittima sacrificale.
Le assenze di Petrungaro e Cominetti acuivano le difficoltà di un attacco acerbo e incompleto mentre in difesa ha alzato bandiera bianca Marino, che sarà fondamentale recuperare per Cerignola al pari di Rizzo, dopo la squalifica di Manetta. A completare il quadro uno stadio silenzioso come un teatro, per l’annunciata protesta del tifo organizzato, che ha lasciato vuoto il cuore della Curva Sud.
Il dato ufficiale parla di 1.708 presenti, con 369 abbonati, ma soprattutto nel primo tempo si sono sentiti soltanto i cori dei tifosi del Potenza, in un impianto ampiamente sovradimensionato, che da oltre un decennio ha attenuato un fattore campo sul quale non si potrà fare i conti fino a quando perdurerà questa distanza con la città e gli appassionati.
Il Messina si è presentato con ben sette under e appena quattro over e in avvio è apparso timoroso, precipitoso, frenetico, con palloni giocati di prima e persi banalmente. Il colpo di testa di Caturano, abile nell’anticipare tutta la difesa, sembrava il colpo del ko. In uno scenario spettrale Anzelmo e compagni hanno però saputo reagire in avvio di ripresa, grazie alla premiata ditta formata da Pedicillo e Anatriello.
L’ex spezzino, all’esordio assoluto in C dopo le dieci reti in Primavera, si era distinto in ritiro per i buoni mezzi fisici ed è il grande ispiratore della doppietta del bolognese, che ha bissato le due reti firmate con l’Alessandria. Due palloni recuperati dalla spazzatura, da applausi in particolare il cross per il 2-1. Considerato che il possibile tris del 2004 è stato vanificato da una chiamata millimetrica siamo comunque di fronte ad un esordio da ricordare, che fa il pari con la “prima” con la maglia dei piemontesi, quando segnò al Padova.
Mister Giacomo Modica, che ha ammesso di essere rimasto a Messina anche per la prospettiva di un cambio societario, ha lavorato in un clima di assoluta disaffezione e scetticismo ma è riuscito già a dare un’identità ad un gruppo dall’età media bassissima, che avrebbe meritato di più nelle prime due uscite. “La strada è lunghissima” ha avvertito a fine gara e il Potenza è pur sempre una squadra reduce da una sofferta salvezza ai playout.
In avvio di stagione, come dimostrano i tre gol alla Turris nell’esordio casalingo di un anno fa, con i pesanti carichi di lavoro estivi alle spalle, è più semplice compensare con generosità e corsa l’handicap di qualità ma tra qualche settimana la musica potrebbe cambiare. L’applicazione assoluta e la caparbietà dei giovani giallorossi vanno però sottolineate, a maggior ragione in un contesto silenzioso, che avrebbe potuto abbattere ulteriormente l’undici peloritano.
C’è tanto da lavorare, in campo e fuori, tra il rush finale di mercato e una macchina organizzativa che mostra ancora crepe. Un anno fa all’esordio tanti tifosi lamentarono i disservizi e le file al botteghino del PalaRescifina. Un anno dopo la “temporanea mancanza di corrente elettrica”, come chiarito dal club, ha imposto “l’emissione di biglietti manuali”. Evidentemente il Messina, mai vittorioso all’esordio in otto anni di questa gestione, non è neppure fortunato.
Gestire una società in un clima da “soli contro tutti” acuisce le difficoltà ma per uscire dal guado è necessario strutturarsi e fare chiarezza sul futuro societario. I tifosi organizzati sono tornati in collinetta, una costante dal 2009 ad oggi. Mercoledì è annunciata invece una nuova protesta di fronte al Comune. Dal campo arrivano segnali confortanti ma un ambiente unito e coeso darebbe ben altra spinta a questo acerbo ma sfrontato e gagliardo Messina.