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Messina, un caos figlio di ritardi ed errori. Così si tocca davvero… il fondo

Il Messina è nel caos. L’ultima, definitiva, conferma è rappresentata dall’annuncio social della sede del ritiro, Zafferana Etnea, già scelta tre estati fa. Un’ufficializzazione probabilmente dettata dalla necessità di dare un segnale di normalità dopo tre mesi di silenzi e rinvii, come d’altronde è sempre accaduto negli otto anni di gestione Sciotto.

Curva Sud
Braccia alzate in Curva Sud (foto Paolo Furrer)

Questa proprietà, spesso in un clima da “soli contro tutti”, che è un’aggravante ma anche una conseguenza di uno scarso feeling con la piazza e la gente, ha garantito il ritorno in Lega Pro e mantenuto dignitosamente il professionismo, che stava per sfumare in un drammatico play-out contro la Gelbison. Si sono sempre evitate penalizzazioni e si è tenuto distante lo spettro del fallimento, che già tre volte si è concretizzato in 25 anni, con altrettante dolorose ripartenze dalla serie D.

Ma per programmare un futuro migliore, che hanno augurato sinceramente al club anche gli ultimi ex che si sono accasati altrove, dal ds Roma al capitano Ragusa, occorre ben altro. Con l’esclusione dell’annata d’esordio, in cui il titolo sportivo venne assegnato in extremis dal Comune dopo la rinuncia targata Stracuzzi-Proto, o del 2021, in cui la promozione post-Covid maturò soltanto ai primi di luglio (!), il Messina ha sempre dilapidato mesi fondamentali per la programmazione.

Modica
Il tecnico Giacomo Modica, al terzo anno con Sciotto (foto Andrea Rosito)

Pagando poi amaramente sul campo con sconfitte in serie e rivoluzioni invernali della rosa, che hanno propiziato fantastiche rincorse, possibili con gli innegabili sforzi economici della proprietà: due firmate da Raciti e Cinelli e due targate Modica. Miracoli sportivi che però non è scontato ripetere, soprattutto in una serie C competitiva come l’edizione 2024-25 ormai alle porte.

Si diceva del ritiro, pianificato con colpevole ritardo. Dopo avere accantonato altre possibili sedi (da Castelbuono ad Acri e Santa Domenica Vittoria), lo staff tecnico ha preferito il centro etneo, dove sono presenti anche aree ritenute ideali per la preparazione fisica tanto cara ad un tecnico zemaniano, come accadde un anno fa tra i boschi della Sila. Ma il post social è stato poi rimosso, sembra perché mancasse l’ok definitivo del Comune, dopo i sopralluoghi positivi e le prime strette di mano.

Pietro Sciotto
Il presidente del Messina Pietro Sciotto (foto Paolo Furrer)

Al di là dell’episodio in sé a preoccupare è tutto il resto. L’organico va ricostruito, quasi da zero, in un clima di contestazione perenne. Che sarebbe stato il caso di evitare nel giorno della festa salvezza con il Potenza, come disse anche Modica, dissociandosi da una Curva Sud alla quale è molto legato. Ma ovviamente riesplode dopo mesi di silenzi.

Gli equivoci nascono perché il Messina sembra quasi una società unipersonale. Il presidente Pietro Sciotto, che ha rischiato la vita in un delicato intervento chirurgico, va ringraziato per gli sforzi innegabili e la passione autentica per il calcio, che lo ha portato a minare anche la salute. E l’augurio di una pronta guarigione non può che essere sincero e commosso. Ma per competere a questi livelli serve un club strutturato, che anche durante la sua malattia avrebbe potuto e dovuto pianificare il futuro.

Finocchiaro e Basile
L’assessore allo sport Massimo Finocchiaro e il sindaco Federico Basile (foto Paolo Furrer)

Anche la politica in questa fase non sembra dedicare la dovuta attenzione al Messina, forse scoraggiata da precedenti incomprensioni con il club. Lodevole la riqualificazione del manto erboso del “Franco Scoglio”, dove già si lavora per ripristinare il fondo provato da quattro grandi eventi. L’amarezza del tifoso è semmai rappresentata dal fatto che è ormai lo stadio dei concerti più che del calcio.

Archiviate le parentesi felici di beach volley e beach soccer, che portano visibilità e partecipazione, Messina si è appena goduta la giornata storica rappresentata dall’impresa irripetibile di Jaan Roose, che potrebbe ottenere come Sasà Sullo la cittadinanza onoraria. Una traversata epica, che ha garantito un ritorno di immagine interplanetario, senza eguali. Sul punto, applausi scroscianti.

Jaan Roose
Jaan Roose sorvola lo Stretto, tra lo stupore dei bagnanti del Pilone (foto Gabriele Seghizzi)

I lavori di restyling del “Giovanni Celeste”, che nel frattempo Modica avrebbe voluto sfruttare per gli allenamenti (forse era comunque impossibile in una struttura chiusa da anni), dovevano iniziare a settembre 2023. Un anno dopo si attende un parere del Coni, nella nazione della burocrazia e delle attese infinite. Sul futuro dell’Acr non sembra invece sia mai stato scritto fin qui un solo post social. Ma magari noi e il consigliere comunale Dario Carbone ce lo siamo persi per via del beffardo algoritmo di Facebook.

C’è poi il capitolo rappresentato dagli acquirenti “misteriosi”. Sul fondo estero, che gestirebbe già altri club sportivi in Europa e non sarebbe uscito allo scoperto anche perché quotato in borsa, non si sa quasi nulla. I suoi finanziatori sarebbero principalmente negli Usa, con la sede legale in Lussemburgo, come capita alla stragrande maggioranza dei trust, a volte anche per motivi fiscali.

I lavori al “Celeste” slittano da dieci mesi (foto Vincenzo Nicita)

Dopo l’intesa del 23 giugno occorrono però garanzie economiche, le stesse che sono sempre mancate agli altri potenziali acquirenti. Sciotto è innamorato della sua creatura e restio a cedere ma per rilevare un club occorrono fondi adeguati e non i potenziali introiti rappresentati dai futuri abbonamenti o dalle raccolte fondi avviate bussando alle porte degli imprenditori cittadini più facoltosi, che sembrano avere il fiato corto.

Se per la prima volta si è firmato un preliminare perché il fondo è affidabile, chi vuole subentrare affretti i tempi, per non compromettere la prossima stagione. Se tutto questo non avverrà, perché magari spaventa la contestazione perenne o manca la consistenza economica, lo si dica chiaramente. Rischia già di essere troppo tardi. Si sognava un futuro migliore con finanziatori arrivati da lontano, si rischia invece di toccare il fondo… E questa volta non è americano-lussemburghese.

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