Lo chiamavano “Rambo“. Fra le più grandi scoperte del nuovo direttore sportivo del Messina Giuseppe Pavone c’è sicuramente Roberto Rambaudi, ala destra, pescata al Perugia in Serie C nell’estate 1989, che ha chiuso la carriera con oltre 400 presenze e 80 reti, collezionate in special modo fra A e B.
Pavone è pronto adesso a ripartire dalla città dello Stretto e ai nostri microfoni Rambaudi ne traccia un ritratto: “Il direttore è un professionista serio, che ha la sua idea di calcio e sceglie sempre giocatori funzionali all’allenatore. Un ottimo direttore sportivo e un’ottima persona”.
L’esperto dirigente ritrova dopo gli anni di Cava dei Tirreni il riconfermato tecnico Giacomo Modica: “Si ricompone una coppia forte. Sono contento per Modica, che sta facendo bene. È uno dei pochi allenatori con un’idea e una filosofia di calcio, che sa trasmettere ai suoi giocatori”. Rambaudi è esploso nel Foggia di Zeman, con cui realizzò oltre trenta reti, conquistando un ottavo posto in B e poi la promozione in serie A da capolista.
Nel torneo cadetto vinto, era la stagione 1990-91, andò a segno nel 2-0 dei rossoneri al “Celeste”, mentre all’andata fu clamorosa la vittoria in rimonta del Messina a Foggia per 3-2 dopo l’iniziale 0-2: “A Messina giocammo un grande calcio, come d’altronde capitò tante volte in quegli anni caratterizzati da campionati vinti. In cui eravamo forti dentro e fuori dal campo”.
Una freccia tale da costituire con Beppe Signori e Ciccio Baiano il tridente d’attacco che portò la matricola Foggia al nono posto nel massimo campionato 1991-1992, sfiorando la qualificazione alla Coppa Uefa e facendo sognare un intero popolo. “Sono molto legato a Foggia perché sono nato e cresciuto lì come calciatore. Ho bei ricordi, ma abbiamo lavorato duro, passando anche da momenti ed esperienze negative, che però ti fanno crescere. Mi hanno trasformato in grande giocatore, siamo cresciuti assieme con società e tifosi”.
Dopo due anni all’Atalanta, nel 1994 ritrovò Zeman, suo grande estimatore, che lo volle con sé alla Lazio: “Una lunga parentesi, iniziata con la convocazione nella Nazionale di Arrigo Sacchi. La Lazio è una grande società con cui poi tra il 1997 e il 1999 ho vinto una Coppa Italia e una Supercoppa”.
La Lega Pro 2024/2025 avrà grandi firme ma magari anche nuove sorprese, come è accaduto nell’ultimo torneo: “Sarà combattuta. Bisogna avere idee ed esprimerle con continuità ogni domenica. I valori alla fine emergono. Juve Stabia e Mantova nessuno le dava per protagoniste ma sono uscite fuori con il lavoro e la qualità. Si può fare bene e vincere senza spendere troppo, i soldi non garantiscono la vittoria”.
Se da allenatore l’ultima esperienza è stata al Legnano, Rambaudi ha fatto da commentatore per Rai Sport, che negli ultimi tre anni però non ha mai trasmesso gare dell’Acr: “Non so se sarò ancora con loro. Chiaramente non decido io quali partite vengono trasmesse. Messina è una grande piazza, sarebbe bello venire a commentare qualche partita. Se anche non proseguirò la mia collaborazione con la Rai seguirò comunque la serie C”.
Inevitabile una riflessione sulla Nazionale, che dopo avere mancato due Mondiali ha deluso ampiamente agli Europei: “È un momento delicato per il Paese e per il calcio, che in fondo lo rispecchia. Ci sono tante cose da rivedere. Ci vogliono meritocrazia e meno stranieri nelle rose, che sii preferiscono per motivi societari ma valgono meno degli italiani che abbiamo fatto crescere nei vivai”.
Il nodo per Rambaudi è proprio legato ai giovani: “Bisogna avere il coraggio di fare giocare gli italiani bravi, al di là della carta d’identità. L’Italia è campione d’Europa Under 17 e Under 19 mentre l’Under 20 è arrivata seconda nel Mondiale. Quindi i giovani forti li abbiamo ma manca il passaggio in prima squadra. Chi ha dubbi guardi i vivai, la Lega Pro e le Nazionali giovanili”.