5 giugno 2004, la data che ogni messinese non scorderà mai. Chiudete gli occhi e pensate per un attimo com’eravamo. La tragica scomparsa di Marco Pantani e il saluto di Roberto Baggio che appende le scarpe al chiodo dopo un’immensa carriera. L’estate dell’incredibile Europeo vinto dalla Grecia e delle Olimpiadi di Atene. Quell’anno Roger Federer diventava numero 1 al mondo nel tennis, iniziando il suo dominio. Mark Zuckerberg, creando Facebook, rivoluzionava per sempre l’universo dei social network. Impazzava “This Love” dei Maroon Five, usciva “Vertigo” degli U2, Tiziano Ferro cantava “Non me lo so spiegare”.
Già, inspiegabile come la carica di emozioni mai provate prima da intere generazioni di tifosi in riva allo Stretto. Il calcio al centro di tutto, occasione di riscatto per una città con tanti problemi e che sognava la sua rivincita. Il secondo torneo cadetto dell’era Franza, che nel 2002 aveva acquisito il club dalla trionfale gestione Aliotta (dall’Eccellenza alla B), era però iniziato come peggio non si sarebbe potuto. Quattro punti in sette giornate, due batoste non da poco rimediate contro Ternana e Livorno, la sconfitta nel derby per mano del Catania. La casella delle vittorie ferma a zero e l’ultimo posto in classifica in quel campionato a 24 grandi firme e dai ritmi frenetici, senza respiro. L’esonero di Patania e l’avvento in panchina dell’esperto Mutti per dare la scossa. E che scossa. Arrivò subito, a partire dal rocambolesco match di Avellino, vinto per 1-0, nonostante due rigori sbagliati, spezzando l’incantesimo. Battute in serie anche Piacenza e Salernitana, sfiorata la vittoria a Bergamo in un’incandescente sfida con l’Atalanta (2-2), il Messina aveva immediatamente cambiato marcia. Dall’Inferno alle porte del Paradiso in brevissimo tempo.
Bari (1-3), Fiorentina (3-0) e Genoa (4-0) tra le vittime illustri di una macchina che viaggiava a mille, quasi col pilota automatico, scalando posizioni su posizioni in classifica. Trascinando il pubblico e cominciando a pregustare un traguardo clamoroso. I gol a grappoli di Re Artù Di Napoli, ingaggiato da svincolato di lusso a campionato già in corso, le sassate di Parisi, le parate di Storari, la grinta di Coppola, la classe di Sullo. Le accelerazioni di Lavecchia, la forza fisica di Zoro, la solidità di Rezaei, la precisione di Fusco, il dinamismo di Mamede, il lavoro per la squadra di Zaniolo, l’esperienza di Campolo. E poi Accursi, Ametrano, Aronica, Princivalli, Gentile e Guzman, sempre pronti quando chiamati in causa. Sosa e Giampà i preziosi innesti sul mercato di gennaio condotto dal ds Fabiani per puntare in alto, ad una di quelle cinque promozioni (+1) sul tavolo che facevano gola.
Il successo sul Livorno (2-1), il tris rifilato al Catania, lo spettacolare 3-0 all’Atalanta, il sofferto 2-1 al Venezia sul neutro di Bari, tra le tappe più importanti nell’arco di un girone di ritorno affrontato ormai senza alcun limite. Il sogno sempre più vicino, fino a diventare realtà quel fatidico 5 giugno. Il primo match-point sfumò ad Ascoli (sconfitta per 2-1) il 29 maggio, destino che la matematica dovesse arrivare in casa, davanti al proprio pubblico. Il conto alla rovescia, la caccia al biglietto, i balconi imbandierati a festa, i murales, i bar dove non si parlava davvero d’altro. I 12.000 spettatori del “Celeste”, stracolmo già qualche ora prima dell’inizio e la Curva Sud che offriva uno strepitoso colpo d’occhio, esponendo lo striscione “Messina torna A ruggire” e le foto di tutti i protagonisti di quella straordinaria cavalcata. Da brividi, anche perché sarebbe stato l’ultimo atto nel leggendario catino di via Oreto in vista del trasferimento al San Filippo.
Si, è proprio vero: “Guardate dove siete, perché non ve lo dimenticherete mai! Guardate con chi siete, perché non ve lo dimenticherete mai!”. E chi se lo dimentica, Messina-Como 3-0 è storia. Come in un film, per una delle più belle pagine della storia biancoscudata. La doppietta di Di Napoli, la solita punizione di Parisi, il fischio finale dell’arbitro Collina e la promozione in Serie A raggiunta a 39 anni di distanza dall’ultima volta. L’esultanza allo stadio, gli abbracci, il tripudio di vessilli giallorossi, il maxischermo a Piazza Duomo, i festeggiamenti nelle strade fino all’alba, i fuochi d’artificio, gli occhi lucidi in un mix tra gioia e commozione. Una lunghissima attesa che volgeva al termine per merito di un meraviglioso gruppo. Sembra ieri e dire che sono già trascorsi vent’anni da quella magica notte. Grazie ragazzi, Messina vi sarà eternamente riconoscente. Con l’augurio di un nuovo progetto vincente e di poter ritornare presto a toccare il cielo con un dito come quel 5 giugno 2004.