Il tecnico del Messina Giacomo Modica, ospite degli studi di Tcf, ha stilato un bilancio della stagione che sta andando in archivio, definita già in sala stampa “un capolavoro”: “In estate ci davano come la più accreditata per la retrocessione insieme alla Juve Stabia. La squadra è stata assemblata con tanti giovani di belle speranze ma inesperti. Dovevamo cercare la simpatia e l’empatia della gente con il gioco, per portare un po’ di gente allo stadio. Sono obiettivi raggiunti con grande merito”.
Il Messina è saputo andare oltre gli obiettivi prefissati: “Non abbiamo mai perso la nostra identità anche se non eravamo all’altezza delle prime dieci, ce la siamo giocati con tutti. Ho sempre avuto grande fiducia in questo gruppo, costruito insieme al direttore Domenico Roma. Avevamo accettato il budget messo a disposizione dalla proprietà, lavorando sulla qualità degli uomini, che ha pagato alla grande”.
L’ex vice di Zeman è tornato sulle difficoltà incontrate a novembre, quando la sua panchina sembrava destinare a saltare: “Le cinque sconfitte di fila sono state difficili da digerire per tutti. Sette anni fa a Messina avevamo avuto dei problemi in D, la C la sognavo diversa. Non pensavo che non avrei potuto utilizzare a lungo il Franco Scoglio”.
La gara chiave a Caserta, sul campo della quarta in classifica: “Lì il gruppo mi ha dimostrato che teneva al nostro rapporto, è stato il momento più bello. Zunno durante la partita si è avvicinato alla panchina e mi ha detto “Mister, ma come siamo forti, come siamo belli”. Marco nella prima parte di stagione non aveva capito cosa cercavo da lui, era un pesce fuor d’acqua. Ma avevo già apprezzato le doti del ragazzo”.
Decisivo il passaggio al 4-2-3-1, ispirato anche dal mercato: “Ho dovuto fare una scelta. Avevamo ingaggiato Rosafio ed Emmausso era in grande condizione. La Casertana la ritenevo la più forte in quel momento e quindi dovevamo inventarci qualcosa. Abbiamo cambiato sistema di gioco, dando una sterzata al campionato. I ragazzi hanno risposto al meglio e abbiamo acquisito autostima”.
Modica è tornato sul grande rapporto con Emmausso, che in un anno ha segnato più che nei tre campionati precedenti messi assieme: “Quando si esalta diventa devastante e lo devi tenere a freno. Quando sa di non avere fatto le cose perbene si ridimensiona un poco. È genio e sregolatezza. Noi abbiamo un rapporto profondo e di grande stima ma poi ovviamente serve anche il bastone. A Catania non ha giocato perché non mi era piaciuto come si era allenato in settimana”.
Un rapporto privilegiato che però non può condizionare i compagni: “Nessuno discute l’indiscussa qualità di Michele, che non c’entra nulla con la serie C. Come tutti i papà sbaglierò però i figli non li puoi sempre accontentare. E devo gestire anche altri 24 calciatori, con cui devo essere credibile. Mi hanno dato tantissimo, io poi ho sbagliato alcune scelte”.
Un minutaggio ridotto rispetto alle attese lo ha ottenuto Firenze: “Ha avuto una carriera importante e ha grande qualità. Da uno dei più bravi a livello tecnico nel suo ruolo pretendevo di più. Ha inciso il fatto che in passato era stato impiegato diversamente e non è semplice adattarsi a richieste molto differenti”.