Il Messina di Giacomo Modica ha superato anche l’ostacolo Sorrento e un’altra sfida crocevia nella strada che porta alla salvezza: “Vorrei che i ragazzi continuassero a divertirsi con il lavoro, non dimenticando che il calcio non ti permette mai di stare allegro. Ci godiamo la vittoria e i tre punti ma siamo già passati da momenti neri, quando raccogliemmo soltanto un punto in sei gare. La squadra è consapevole di quello che ha dentro. È la partita più bella perchè superiamo uno spartiacque non indifferente. Non soltanto a livello tecnico avevo bisogno di capire cosa era il nostro campionato”.
Il +10 sui playout vale come un’ipoteca sulla terza permanenza consecutiva anche se il torneo è ancora lungo e bisogna mantenere equilibrio: “Allunghiamo ancora sulla zona bassa. I sogni li facciamo vivere alla città, al presidente, a chi è giusto che sa il Messina può essere unasquadra folle e può divertirsi vincendo ma anche quando perde. Ho sempre detto che non era una squadra dibrocchi nè di fenomeni: bisognava soltanto allenarsi bene per rialzare la testa. Sono felice e i numeri esaltano il nostro lavoro. Mi fa piacere ma non abbiamo ancora fatto nulla, ancora ci sono tredici partite. Quanto siamo cresciuti io e i ragazzi lo dirà il tempo”.
Modica fa il pompiere, consapevole che già in passato la squadra ha vissuto momenti difficili, che avevano fatto temere il peggio: “I sei risultati utili consecutivi e la gioia di avere battuto il Catania dopo vent’anni alimentano l’empatia e la simpatia della città. Abbiamo fatto bene con le grandi, ci sono consapevolezza e valori tecnici e umani: è un orgoglio per tutti. Io ne esco rafforzato perchè se uno supera bufere e tempeste in una piazza come Messina poi può sopportare tante altre cose, ma nel nostro mondo e nel nostro lavoro bisogna anche sapere che ci sono momenti belli o brutti. Non ho mai chiesto gli applausi, ci siamo stretti tutti attorno alla squadra”.