Al Messina serviva una vittoria dopo tre prestazioni convincenti, che però avevano fruttato appena due punti. L’Avellino ha messo seriamente in difficoltà i peloritani e per ammissione dello stesso Modica avrebbe meritato il vantaggio in avvio ma i peloritani hanno fatto tesoro della rimonta subita con la Turris e conquistato tre punti dal grande peso specifico.
Basti confrontare i curriculum dei calciatori e quanto si è detto in estate in sede di mercato. C’era grande scetticismo sull’Acr, che schierava subito quattro giocatori provenienti dalla D ed elementi che avevano fatto panchina in C. Mentre gli irpini sono stati considerati da subito un organico da battere, insieme a Catania, Benevento e Crotone, e non a caso al “Franco Scoglio” cinque degli undici titolari erano stati protagonisti in B. Ma nel calcio contano anche motivazioni, determinazione ed episodi, che per una volta hanno sorriso ai biancoscudati, che avrebbero meritato altra sorte con il Francavilla.
Con altre sette gare in programma in appena 26 giorni c’è comunque poco da esaltarsi, anche perché alcuni meccanismi, in primis difensivi, vanno ancora oliati, nonostante il primo match concluso senza gol al passivo, anche grazie ai miracoli di Fumagalli. Il Messina esce dal primo big-match stagionale con alcune importanti certezze. Manetta è stato protagonista di una prova da applausi, in cui è riuscito ad immolarsi in un paio di occasioni salvando la propria porta nonostante un cartellino giallo comminato in avvio e apparso peraltro un po’ fiscale.
Firenze, che già aveva firmato una perla all’esordio a Cerignola, è in grado di dare del tu al pallone, al netto di una condizione non ancora ottimale. Da due suoi assist al bacio sono arrivati il gol del rigenerato Plescia e in precedenza il clamoroso legno di Ferrara, anche lui incredibilmente solo al centro dell’area avellinese. Frisenna si sta imponendo come una delle intuizioni di mercato più azzeccate. Al gol con la Turris non è seguito il bis a Francavilla soltanto per i miracoli di Forte ma sono il lavoro sporco e l’agonismo a dimostrare che l’ex Licata e Sant’Agata è pronto a farsi rispettare nella categoria soltanto assaporata in passato con il Catania.
Conforta poi anche la duttilità mostrata dal Messina, che un anno fa con Auteri in panchina non fu capace di raddrizzare appieno gli oggettivi limiti emersi fin dalle prime uscite stagionali. Dopo avere sofferto sulle corsie esterne per metà primo tempo, Modica con l’inserimento di Buffa, altro elemento sul quale lo staff tecnico ha scommesso dopo il precampionato, è stato capace di passare dal 4-3-3 al 4-4-2, limitando i rischi sulle fasce e difendendosi comunque con alcune efficaci ripartenze che non sono state però sfruttate appieno, anche perché i subentranti Zunno e Cavallo sono finiti subito tra gli ammoniti, perdendo fiducia.
La gara con il Catania, che rievoca ovviamente inimitabili sfide del passato, conta però relativamente come la Coppa Italia. Domenica c’è un match chiave con il Sorrento ancora in trasferta e quindi al “Massimino” è lecito attendersi un ampio turnover. Esordio da titolare in vista per tanti elementi fin qui meno impiegati, come il portiere De Matteis, il difensore Darini, il centrocampista Franco, che ha finalmente scontato quattro giornate di squalifica, e gli attaccanti Luciani e Zammit, tutti attesi con curiosità.
Possibile minutaggio anche per Pacciardi, Tropea, Polito, che sarà peraltro squalificato domenica dopo il rosso con l’Avellino, Buffa e forse Ragusa, che sta progressivamente ritrovando smalto. Si candidano anche Salvo, che è tornato ad allenarsi con i compagni, al pari di Cavallo e Zunno. Per fare felici i propri tifosi, costretti a seguire la sfida soltanto in radio, sarà necessario mantenere lo spirito mostrato in queste settimane, nonostante l’inevitabile e saggio ricambio dei protagonisti in campo.