In casa Messina è stato un mercoledì caratterizzato da nuovi incontri e dal consueto silenzio ufficiale, per via del patto di riservatezza che ha posto fine alle quantificazioni di natura economica e alimentato invece mille speculazioni social. In mattinata l’investitore Fabrizio Mannino si è recato al Comune, dove al sindaco Federico Basile e ad alcuni consiglieri comunali che hanno avuto modo di conoscerlo, ha evidenziato di essere in possesso di una bozza di preliminare, siglato martedì dai suoi consulenti di fronte al presidente Pietro Sciotto, che si era comunque riservato ulteriori valutazioni.
Il documento – secondo quanto è filtrato – era condizionato infatti dalla necessità di ottenere precise garanzie economiche. Nel pomeriggio un nuovo vertice con lo stesso Sciotto, affiancato da tutti i suoi principali collaboratori, l’ex direttore generale Giuseppe Cicciari e il responsabile amministrativo Giovanni Giliberto. Presenti anche il deputato regionale Matteo, appena rieletto sindaco di Santa Lucia del Mela, e il figlio Paolo. Mannino, che nei precedenti colloqui era stato rappresentato soltanto dai suoi consulenti, si sarebbe presentato a Tremestieri con il commercialista messinese Antonio Morgante e i rappresentanti del fondo che avevano già abbozzato un accordo con Sciotto ventiquattrore prima.
Il grande nodo, che di fatto rimette totalmente in discussione una trattativa che sembrava definita, sarebbe legato alle garanzie di natura bancaria richieste dall’attuale massimo dirigente. Un avvicendamento alla guida del club richiede consistenti procedure burocratiche, finalizzate anche alla produzione della documentazione necessaria all’accreditamento in Lega Pro, che dopo il “caso Catania” verifica con maggiore rigore la solvibilità dei nuovi proprietari, oltre che i fondamentali passaggi dal notaio e in Camera di Commercio.
Nel frattempo, entro le rigide scadenze imposte da Firenze, spetterebbero all’attuale proprietà la corresponsione dell’ultimo trimestre di stipendi e contributi, il versamento della tassa d’iscrizione e la produzione della fideiussione da 350mila euro a garanzia dei successivi esborsi. Sciotto si è detto disponibile ad impegnare oltre un milione di euro, anticipando le somme necessarie, ma ha richiesto garanzie tangibili che gli consentano poi di rientrare dal nuovo investimento.
D’altronde già il 18 maggio scorso aveva chiarito che dopo sei anni di impegno economico da solo non avrebbe potuto più onorare le scadenze in calendario e l’ipotesi di un suo ripensamento – più volte prospettata dalla stampa cittadina – resta al momento un’indiscrezione giornalistica, non suffragata da dichiarazioni ufficiali.
Se le ricostruzioni sono corrette, a questo punto il fondo d’investimenti che fa riferimento a Mannino, che vorrebbe traghettare in riva allo Stretto alcune imprese high-tech attive nel mondo della telefonia e dell’informatica, sarebbe chiamato ad operare subito un versamento economico o a produrre le garanzie bancarie che possano rassicurare Sciotto. Viceversa la trattativa rischia di arenarsi nuovamente e la bozza di preliminare, già mostrata al sindaco, perderebbe ovviamente validità.
All’insegna della necessaria trasparenza i potenziali acquirenti e l’Amministrazione Comunale, che ha assunto il ruolo di garante di una trattativa che resta comunque di natura privata, dovrebbero probabilmente chiarire l’identità delle aziende che affiancano l’ex presidente del Torpedo Kutaisi, che in Georgia si presentò supportato da alcuni sponsor ciprioti. Il presidente Sciotto vincola il suo ennesimo sforzo economico alla certezza di rientrare dai nuovi esborsi, non ritenendo sufficienti semplici impegni verbali. E le scadenze adesso sono dietro l’angolo.