Incredulità e commozione. L’improvvisa scomparsa di Mimmo Cecere ha lasciato tutti sgomenti. Giovanni Ignoffo è stato suo compagno di squadra ai tempi dell’Avellino nel trionfale campionato di C1 2002-03 e tante volte in carriera se lo è ritrovato di fronte da avversario. Intervistato dalla tv campana Otto Channel l’ex difensore ha ricordato: “Lo conoscevo sin da giovane aggregato alla prima squadra del Palermo. Anche successivamente, quando è andato via da Avellino, ci siamo ritrovati a Messina, dove aveva un’attività e spesso andavo a trovarlo in quei due anni vissuti da calciatore giallorosso. Sono notizie che ti sconvolgono la vita, al solo pensiero che un ragazzo della sua età abbia perso la vita, in più era un amico, una persona solare, che anche nel suo modo di essere introverso ti trasmetteva tanto. Per questo è una perdita importante per tutti, specie per la famiglia”.
Ignoffo, attualmente tecnico dell’Acireale, ha appreso la tragica notizia soltanto al termine della sua partita: “Domenica la mia squadra stava giocando e il ds Chiavaro, che aveva saputo tra primo e secondo tempo, non aveva voluto comunicarmi nulla proprio perché sapeva il legame che c’era tra di noi. Me lo ha detto al termine della partita, passandomi il telefono e facendomi leggere la notizia, a quel punto sono rimasto per mezz’ora a fissare il vuoto. Provo un dispiacere incredibile”.
Ad Avellino ha conquistato insieme a lui la promozione in B del 2003, festeggiata a Crotone grazie ad un gol di Sasà Marra: “Mimmo aveva un modo di sentire la partita tutto suo. Scendeva dalla stanza dell’albergo con la faccia macchiata di rosso, nei suoi occhi si leggevano questa tensione forte e questo modo di vivere la partita che esternava una volta arrivati allo stadio, tramite un urlo per tirare fuori qualcosa, magari un “forza lupi” o “forza guagliò”, anche se era fondamentalmente un taciturno”.
L’ex direttore sportivo Gigi Pavarese, letteralmente in lacrime, lo ha visto crescere nelle giovanili del Napoli, fino a festeggiare con lui la promozione tra i cadetti dell’Avellino nel 2005. “Per me è un pugno al cuore, a Mimmo ero molto a legato da tanti anni. L’ho visto crescere nelle giovanili del Napoli e quando arrivai a Messina, nel 2002, fui io ad indirizzarlo all’Avellino di Casillo insieme a Marra e Molino. Quella squadra regalò tantissime soddisfazioni a tifoseria e città, facendo una fantastica cavalcata verso la promozione”.
“Ci ritrovammo qualche anno più avanti – ha poi sottolineato – per quella che è stata una delle pagine più belle scritte dall’Avellino, ovvero la promozione in B ottenuta alla finale playoff di C1 battendo il Napoli. Mimmo fu tra i protagonisti. Per la sua personalità era tra i leader di quello spogliatoio, molte volte ci scontravamo ma era tutto fatto sempre nell’interesse dell’Avellino. Il rapporto era rimasto anche quando aveva smesso di giocare, visto che aveva intrapreso prima la carriera di preparatore di portieri e poi quella di procuratore. C’eravamo incontrati più di una volta, assisteva buoni prospetti. Ricordare Mimmo e parlare al passato, però, mi fa molto male”.