Il Club Nautico Paradiso è un’associazione sportiva nata nel 1943. Negli anni si è sempre distinta per i risultati ottenuti da atleti cresciuti all’interno del circolo che hanno conquistato titoli sia in campo nazionale che internazionale. Tra tutti spiccano i nomi di Antonello Aliberti e Giovanni Calabrese, che – con i colori del club – ha conquistato medaglie ai Mondiali e alle Olimpiadi. Oggi il club, per tornare allo splendore dei tempi passati, si è affidato alla pluricampionessa del mondo Serena Lo Bue, che nel corso della sua carriera sportiva ha conquistato ben 11 titoli italiani, 2 titoli europei e 3 titoli mondiali.
Serena, come ti sei avvicinata al canottaggio? “Per puro caso, avevo 10 anni e mia sorella in quel periodo faceva danza ma dovette lasciare in quanto le fu diagnosticato l’asma. Così un giorno il nostro allenatore venne a scuola per illustrare cosa fosse il canottaggio e lei mi coinvolse”.
Quando hai iniziato a far parte della squadra azzurra? “A 14 anni con la partecipazione alla Coupe de Jeunesse, una competizione internazionale di alto valore sportivo”. Quale è stata la gara che ti ha emozionato di più? “Ogni gara, bella o brutta che sia, ti lascia un bagaglio di esperienza, ma sicuramente quella che ricordo di più è la finale del mondiale Junior di Plovdiv, in Bulgaria, nel 2012. Riuscimmo a passare l’equipaggio che era in testa e quindi a vincere a soli 150 metri dall’arrivo”.
Molti vedono questo sport come un’attività prettamente maschile. Cosa ne pensi? “Credo che sia un mito ormai da sfatare. Anzi la nostra elasticità ci aiuta nel gesto tecnico perciò mi sento di invitare tutte le ragazze a provare e poi non potranno più farne a meno. Poi chi meglio di una donna può allenarne un’altra?”.
Nello sport chi è il tuo modello di atleta? “Federica Pellegrini, penso che sia un esempio per tutti gli sportivi”. Fermando il tempo ad oggi, cosa vedi voltandoti indietro? “Non sono una che guarda indietro, preferisco guardare sempre avanti verso i propri obiettivi. Sicuramente se tornassi indietro farei delle scelte diverse ma ormai il passato è passato”.
Cosa ti ha portato qui a Messina? “Il mio ragazzo che mi ha proposto questa sfida, anche lui allenatore con diversi titoli conquistati in campo nazionale e internazionale, con il quale condivido il progetto di crescita del club e la voglia di fare emergere il canottaggio anche a Messina, dove purtroppo ancora ci sono dei paletti che stiamo cercando di superare”.
Il progetto Special Olympics con i ragazzi diversamente abili da cosa nasce? “Nasce un poco per caso con l’iscrizione di tre ragazzi con disabilità intellettiva, agli inizi della riapertura del nostro club nel 2020. Da lì abbiamo provato ad abbattere quelle piccole barriere che purtroppo ancora esistono nello sport e devo dire che il progetto inizia a dare i suoi frutti. Siamo partiti con degli allenamenti a terra con l’utilizzo della vasca voga (uno strumento che simula a pieno il nostro gesto tecnico), in quanto purtroppo non avevamo una barca adatta. Ma adesso, grazie al Comitato FIC Sicilia, che ci ha fornito un quattro di coppia adatto alle loro esigenze, siamo riusciti anche a farli scendere in barca. Adesso vantiamo una squadra ben numerosa di ragazzi iscritti al nostro club”.
Quali sono i tuoi progetti futuri? “Vorrei che il canottaggio messinese non avesse nulla da invidiare alle altre realtà italiane. La strada non è semplice ma neanche impossibile”. La città di Messina può senza dubbio vantarsi della presenza di Serena, che può trasmettere professionalità ed esperienza alle giovani leve che vogliono approcciarsi a questo meraviglioso sport.