Nuovo appuntamento del Tindari Festival sul territorio. Torna protagonista lo spazio dell’ex convento San Francesco con lo spettacolo “La Borto” con Saverio La Ruina che andrà in scena lunedì 18 luglio alle ore 21. L’opera non è solo la storia di un aborto che diviene la conseguenza più estrema di un atteggiamento che provoca gli eventi ma fugge le responsabilità. La protagonista racconta l’universo femminile di un paese del Meridione.
Schiacciata da una società costruita da uomini con regole che non le concedono appigli, e che ancora oggi nel suo profondo stenta a cambiare, narra il suo calvario in un sud arretrato e opprimente. E lo fa nei toni ironici, realistici e visionari insieme, propri di certe donne del sud. Non mancano momenti sarcastici e ironici, ma quando la protagonista chiude il cerchio col racconto del calvario della nipote, il sarcasmo e la commozione lasciano il posto a una profonda amarezza, mettendo lo spettatore davanti alla dura e ambigua realtà dei nostri giorni.
Messo in scena per la prima volta nel 2009, ha vinto due tra i più importanti premi italiani: il Premio Ubu per “migliore testo italiano” e il Premio Hystrio per la drammaturgia nel 2010. Il Tindari Festival proseguirà al Teatro Antico mercoledì 20 luglio (inizio ore 20:30) con lo spettacolo “Storie da Liolà” realizzato nell’ambito del progetto “Tindari a cielo aperto – uno spazio di Libertà” ideato da Daniela Ursino e dal direttore artistico Tindaro Granata. Tratto da Luigi Pirandello vedrà in scena alcuni detenuti della casa circondariale di Messina Gazzi.
L’associazione D’arteventi sviluppa durante l’anno presso la casa circondariale di Messina un progetto che porta all’interno del carcere il teatro come strumento di riscatto sociale. E, al termine del percorso formativo, i detenuti diventano attori mettendo in scena uno spettacolo. Per l’occasione proporranno una rivisitazione di Liolà. La regia e le musiche sono a cura di Mario Incudine. Prenderanno parte allo spettacolo anche gli studenti dei corsi di scienze politiche e giurisprudenza dell’Università di Messina oltre agli attori messinesi Giampiero Cicciò e Antonio Previti. Il progetto punta a mettere in connessione il mondo carcerario con la società esterna sulla scia del concetto della rieducazione della pena.