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Collocato all’Università il dipinto sui profughi di Biggi, inno all’accoglienza

Il grande dipinto di Gastone Biggi “I Profughi 2”, dopo un accurato restauro, è stato collocato all’ingresso dello scalone del Rettorato. La cerimonia è stata inaugurata dal rettore Salvatore Cuzzocrea e dal presidente del Polo Museale Giacomo Pace Gravina. Sono intervenuti il prorettore vicario Giovanni Moschella, la prorettrice al welfare e politiche di genere Giovanna Spatari, il presidente della Fondazione Biggi Giorgio Kiaris, e l’architetto Maria Teresa Giorgio. L’opera è appartenente alle collezioni dell’Università di Messina ed esprime l’ultima fase figurativa dell’artista romano, il cosiddetto realismo sociale.

Università di Messina
Gli altri quadri di Gastone Biggi ospitati dall’ateneo

Nell’atrio sono esposti anche altri dipinti dell’artista, provenienti dall’ex Facoltà di Magistero: “Omaggio a Parigi”, “Racconto giapponese” (1958), “Tessitura di un tempo” (1962), Due pendant “Relax 7” e “Relax 8” (1967) e “Le Variabili Giallo 5 e Rosso 20” (1973), che, restaurati con metodologia scientifica, saranno al più presto esposti in maniera definitiva nella sede del Museo Universitario in fase di costituzione. La collezione abbraccia un periodo che va dalla metà degli anni Cinquanta agli anni Settanta, ed evidenzia il passaggio dalla stagione figurativa a quella dell’espressionismo astratto dell’artista.

“Ringrazio il professor Pace Gravina e tutti coloro i quali si sono impegnati per il restauro del dipinto “I Profughi 2″, acquistato da Antonino Mazzarino insieme ad altre opere, qui esposte – ha detto il rettore –. La scelta del quadro non è casuale e vuole essere simbolo di accoglienza e di apertura da parte dell’Ateneo nei confronti della collettività. Desideriamo spalancare le nostre porte non solo a studenti e docenti, ma anche all’intera città, ai rifugiati che fuggono da situazioni difficili”. 

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La cerimonia d’inaugurazione del dipinto di Biggi restaurato

“Questo è un primo nucleo di dipinti che abbiamo fatto restaurare – ha commentato Giacomo Pace Gravina e che riportiamo all’attenzione del pubblico. Tutto ciò vuole dare la misura dell’importanza di una prima sala del museo dell’ateneo, che con il rettore stiamo iniziando ad immaginare. L’Università possiede tanti altri dipinti realizzati da Guttuso, da Rosai e da altri artisti del Novecento; una vera e propria collezione che speriamo al più presto di potere rendere pubblica nei locali del nuovo museo”. 

“Per me è stata un’emozione  poter vedere collocata l’opera di Biggi, la più importante fra le opere figurative dell’artista che può essere, inoltre, definita di natura ‘giottesca’ – ha aggiunto Kiaris –. Il dipinto è significativo nel titolo, poiché i profughi sono il simbolo di un’esperienza vissuta dalla dallo stesso Biggi nel periodo bellico. In quel frangente, prigioniero dei tedeschi, l’artista si trova sul fronte di Cassino e osserva l’abbattimento dell’abbazia. Dopo torture e vicissitudini, verrà ricoverato a Sondalo dove, per due anni, inizierà a dipingere. È in quella fase, come emerge anche dai racconti delle sue esperienze e degli amici del nosocomio, che dà il titolo al dipinto svelato in Ateneo”. La cerimonia si è conclusa con la testimonianza dell’afghano Sharifullah Arabzai.

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