Il presidente della Uisp Messina Santino Cannavò ha scritto una lettera aperta ai cinque candidati sindaco. “Nella nostra città ferve la campagna elettorale, si organizzano le liste, si scrivono i programmi. Si parla di sport. Vorrei fornire delle riflessioni sul tema, perché quasi sempre a Messina si parla quasi unicamente di impianti sportivi omologati o da omologare e della difficoltà delle società e degli atleti a svolgere tali attività. Una visione riduttiva dello sport e delle sue capacità di agire nei fenomeni sociali, economici ed ambientali. Da tempo ormai lo sport nella sua accezione più ampia fa parte delle politiche del welfare, della salute, rigenerazione urbana, dello sviluppo socio-economico dei territori; svolge un ruolo sociale educativo (è la terza agenzia di formazione dopo la famiglia e la scuola); promuove lo sviluppo sostenibile, l’Agenda 2030 dell’Onu nell’ambito della strategia globale lo cita come elemento significativo per raggiungere buona parte dei 17 obiettivi strategici; è presente nelle strategie complessive dell’Unione Europea (Libro Bianco dello Sport).
Nell’ambito delle scienze sociali lo sport è un fenomeno complesso, “totale”, ormai ampiamente studiato e applicato nei contesti più avanzati delle organizzazioni e nelle governance territoriali. Un fenomeno che pervade l’attuale società moderna. Oggi è più esatto parlare di welfare e sport. Attraverso lo sport, infatti, è possibile creare le condizioni che generano un miglioramento della qualità della vita promuovendo il benessere dei cittadini e delle nostre città. Lo sport fa parte delle “politiche della vita”. L’OMS nel suo Piano di azione Globale 2018-2030 e nelle sue linee guida per l’attività fisica 2016-2025 mette lo sport tra gli obiettivi principali per ridurre del 25% le patologie e tra le altre le più note quali: ipertensione, diabete, malattie respiratorie, tumori. L’inattività genera un milione di decessi l’anno. Il movimento è salute.
I dati di Eurobarometro fotografano una società italiana dove il 46% dei cittadini è sedentario, il 40% svolge una volta alla settimana un’attività fisica blanda e soltanto il 7% sono sportivi regolari. Riproporzionando i numeri alla realtà della nostra città si evidenzia che a Messina 150.000 cittadini sono sedentari, 50.000 fanno una leggera attività settimanale e solo 10.000 svolgono attività sportiva regolare (dati approssimativi). Aggiungo che in Italia il 50% dei bambini di 8 anni è sovrappeso e il 25% è da considerare obeso, anche in questo caso basta riproporzionarlo ai numeri dei nostri bimbi. Una condizione allarmante che deve preoccupare chi è preposto alla salute pubblica. L’OMS per arginare tale fenomeno indica in 150 minuti di attività settimanale per gli adulti, 60 minuti al giorno per i bambini e i giovani, le pratiche necessarie per garantirsi un buon stato di salute privata e pubblica.
Quasi sempre davanti a questo quadro si ribadisce che il motivo per cui a Messina non si fa sport è perché mancano gli impianti sportivi, ma è proprio vero che è questo il problema? La risposta è più complessa, basta volgere lo sguardo verso i paesi del Nord Europa dove 80% della popolazione fa sport e confrontarla con la quantità di impianti sportivi per rendersi conto che il fenomeno non è direttamente proporzionale, invece salta l’occhio che in quei paesi esistono: politiche che attraverso le “agenzie pubbliche per lo sport per tutti”, favoriscono la crescita di una rete dell’associazionismo culturale e ricreativo che svolge in sinergia con quello sportivo un’azione culturale per la promozione di sani stili di vita. Le città offrono spazi idonei alla pratica sportiva di prossimità. È diffusa la “mobilità dolce” (piste ciclabili, aree riservate al camminare). I Piani Urbani prevedono parchi, spazi verdi, aree informali per le pratiche personali e collettive. Allora proviamo a rivedere i nostri piani sullo sport. Abbandoniamo il significato lessicale di sport così come ce lo hanno presentato e guardiamo ad una concezione moderna ed estensiva. Lo sport va oltre la prestazione, la capacità fisica, la condizione sociale ed economica. Anzi al contrario favorisce la partecipazione, riduce le diseguaglianze sociali, crea pari opportunità. A Messina può e deve concorrere alle politiche del benessere, non può continuare ad essere una “Cenerentola” delle politiche pubbliche o occuparsi solo di impianti tra l’altro energivori ed obsoleti. Oggi è necessario guardare allo sport destrutturato, perché il nuovo confine è la prateria sconfinata del movimento. Mettere a sistema i Piani di Sviluppo Urbano (PRG, PUMS…), quindi dialogare tra i Dipartimenti per una visione complessiva della nuova città attiva. Favorire la capillarizzazione degli spazi di sport attraverso il decentramento ai quartieri e l’individuazione di attivatori territoriali (Associazioni, esperti del territorio). Favorire le attività outdoor: abbiamo un patrimonio naturale e un clima ideale per sviluppare processi sociali ed economici che in contemporanea tutelino mare e montagne. Favorire il turismo attivo (sempre di più c’è una richiesta di servizi per la pratica sportiva da parte di turisti e cittadini). Dialogare con il terzo settore, le scuole, l’università, il coni, gli Enti di Promozione Sportiva”.