Il nuovo spazio espositivo del Teatro Vittorio Emanuele di Messina, nell’ambito del progetto “L’Opera al Centro” curato da Giuseppe La Motta, ospita la mostra “Microcosmo” di Rosa Rigano, con la presentazione di Anna Maimone. Potrà essere visitata tutti i giorni, escluso il lunedì, dal 25 marzo (inaugurazione alle ore 18) al 5 aprile nelle fasce orarie 10.00/12.30 – 16.00/18.40.
Rosa Rigano è nata e residente a Messina. Dal 1968 è attivamente presente nell’ambiente culturale e artistico messinese. La sua presenza s’impone all’attenzione della critica per la mobilità e le ambiguità dell’immagine pittorica, sospesa fra l’abbandono al sogno e la coscienza vigile di una realtà minacciata di degradazione sociale e ambientale. Espressione di unione tra sentimento e vita, tutto avvolto dal mistero dell’infinito. Nascono così intrighi di forme e di colori e superando le tecniche tradizionali applica materiali alternativi. L’astrazione ha il compito di esprimere in modo interiore, senza dimenticare il mondo esterno, cercando con il policromatismo forme vigorose e nello stesso tempo delicate.
La Rigano, che attraverso la sua sola pittura afferma la necessità di essere persona libera, spiazza e disorienta. Il grande formato, anche se realizzato per frammenti, dimostra non solo salde conoscenze tecniche e il pieno dominio del disegno, ma trasmette una forza dirompente che irradierà tutto il percorso successivo. La Rigano continuerà poi ad esprimersi in forma pacata e i suoi corpi, splendidi nei dettagli, sempre parzialmente sfumati, continueranno a lungo a non essere rappresentati nella loro interezza.
La curiosità e la voglia di sperimentare forme e tecniche diverse, per l’alternarsi di pittura e scultura, di figurativo e informale, sono ancora vivacemente espresse in questo ultimo tratto del percorso. Anche ora, forse con maggiore libertà, le apparenti pause in cui prevale la volontà di misurarsi con la materia non solo riportano l’artista alla sua primitiva passione (la scultura), ma diventano momenti di riflessione teorica che finiscono per sostanziare le esperienze successive. Assodata la sua fedeltà al disegno e alla pittura figurativa, quando si impegna o si diverte a giocare con il caso Rosa Rigano si cimenta con la fusione del vetro, le tecniche di colorazione dei tessuti o l’encaustic.
Da simili riflessioni nascono le opere presenti in questa mostra. L’autrice affascinata dalla relazione tra infinitamente grande e infinitamente piccolo si confronta con il colore con rinnovato entusiasmo e pur guidandolo attraverso la tecnica lascia che questo si espanda in libertà sulla tela. Questo modo di procedere diventa ancora più visibile negli encaustic. Qui pittura e scultura convergono e le tavole prendono corpo. Cera e colore mescolati attraverso il calore diventano materia plastica da trattare e si piegano a raccontarci di cieli, foglie, boschi, liane che richiamano antiche immagini di intrighi e legami, non più vincoli dell’umano, ma restituiti alla complessità della natura.
La natura diventa dominante nella sua pienezza, ricchezza e crudeltà. Ma gli artisti operano nel tempo. E se le opere in mostra con la loro ricerca di colore, energia, leggerezza, sono in parte una risposta alla pandemia, un invito a guardare oltre con fiducia, le res gestae di questi ultimi giorni sembrano avere oscurato il nostro cielo. Parafrasando Quasimodo, e con lui il salmo 136, oggi ci accompagna dominante la sensazione che “alle fronde dei salici per voto/ anche i nostri colori siano appesi”.