Stadi sempre più vuoti, interesse ridotto e conseguente calo degli investimenti da parte degli sponsor. Tendenze peraltro aggravate da due anni di pandemia. A scemare è soprattutto l’attenzione dei giovani per lo sport, nonostante qualche dato in controtendenza, a beneficio principalmente della tecnologia, che pervade ormai le loro vite.
Anche le società sportive dovranno probabilmente prenderne atto, cercando di solleticare l’attenzione delle nuove generazioni di oggi, che saranno anche i consumatori di domani. Le profonde trasformazioni di abitudini e consumi impongono di osservare i comportamenti degli Under 26 per capire come si possa correggere l’offerta di sport.
Come scrive la Gazzetta dello Sport, Il tema è stato al centro del workshop organizzato da SG Plus Ghiretti & Partners, società parmense che ha messo al centro del dibattito la ricerca dell’Istituto Piepoli su Millennials e Generazione Z. Con il secondo termine ci si riferisce alla generazione dei nati tra il 1995 e il 2010.
I dati sono stati analizzati da Livio Gigliuto e Nicola Pongetti: “I giovani italiani confermano la loro passione per lo sport. A differenza delle generazioni precedenti, l’attività fisica fa parte della routine quotidiana, come lavarsi i denti o andare a scuola. Ad oggi, infatti, pratica sport più del 70% dei giovani italiani, soprattutto per tenersi in forma e curare l’aspetto, spinti anche da un rapporto stretto con l’immagine personale e i social network, principale canale di contatto della generazione Z. Il 74% dei giovani continuerà a fare attività fisica anche in futuro. Quali sono gli sport preferiti dai giovani? Guidano la classifica camminate e corse all’aria aperta, che hanno recuperato posizioni dall’inizio della pandemia, subito a seguire troviamo la piscina, il calcio e la pallavolo”.
Se poi si allarga il discorso all’utilizzo del tempo libero, si scopre che tra le principali attività ci sono i social network (37% per la Gen Z, 35% per i Millenials), l’ascolto della musica (36% e 31%), guardare serie tv e film in streaming (36% e 35%). Instagram e YouTube si confermano i social più frequentati dai più giovani. Gli smartphone vengono utilizzati dalla Generazione Z per il 97% per Whatsapp o Telegram, per il 95% per i social e la musica e soltanto per il 35% per guardare il calcio. In pratica, soltanto uno su tre segue le partite in streaming. Un dato che inevitabilmente si ripercuote anche sulle presenze allo stadio.
Conclude Roberto Ghiretti, ceo di SG Plus: “La pandemia non lascerà macerie, perché lo sport ha retto come veicolo sociale importante. Ma devono cambiare le strategie e le attitudini delle società sportive, proprio come cambia lo sport. Le Federazioni devono essere artefici del cambiamento. Se si cambia, si cresce. Risulta quindi necessario stimolare dei patti e delle alleanze educativi. Lo sport è un antidoto a tutti i malesseri sociali: la società deve essere strumento di realizzazione delle politiche sociali”. Una bella scommessa per i club, chiamati ad attrarre già oggi i tifosi del futuro, per non fare i conti domani con stadi sempre più vuoti e un prodotto sempre meno richiesto e quindi poco appetibile.