A cinque mesi dalla festa promozione di Sant’Agata, per il Messina il ritorno tra i professionisti si è trasformato in un incubo. Nello scontro diretto con la Fidelis Andria è maturata la decima sconfitta in appena sedici partite, la quarta consecutiva. Nessuno ha fatto peggio, dal momento che la Vibonese fanalino di coda ha conquistato sette pareggi e subito otto ko. Fino a domenica i pugliesi vantavano il secondo attacco meno prolifico del girone, con appena dieci reti all’attivo e al “Franco Scoglio” sono riusciti ad andare a segno per ben tre volte, ribaltando l’iniziale vantaggio-lampo siglato da Catania.
L’agognata svolta inseguita con il cambio in panchina non si è concretizzata. Sasà Sullo ha conquistato cinque punti in otto gare, perdendo le ultime quattro, con l’1-3 casalingo con il Monterosi che di fatto ne ha sancito la partenza. La società annunciò una risoluzione consensuale ma in realtà le parti sono ancora vincolate da un contratto, così come non è mai stato ufficializzato se è stata davvero sancita la rescissione con Milinkovic, rientrato in Francia ormai da settimane. Eziolino Capuano in otto gare ha portato a casa sette punti, grazie ai due successi con Potenza e Campobasso e al pari con la Vibonese.
Con Sullo in panchina il Messina ha realizzato 10 reti a fronte delle 7 della nuova gestione, ma ne ha subite ben 17 a fronte delle 10 del nuovo corso. Al di là dei numeri e dei confronti, sempre opinabili considerata la differenza di avversari, resta una costante: una rosa molto giovane, inesperta, fragile psicologicamente e per di più condizionata da Covid e infortuni. Nelle ultime quattro gare il Messina si è presentato con appena sette uomini in panchina, secondo portiere compreso (erano otto soltanto con l’Avellino), limitandosi di fatto anche la possibilità di sfruttare i cinque cambi a disposizione. Il direttore sportivo Christian Argurio ha preferito attendere la sessione invernale, rinunciando a possibili correttivi tra gli svincolati.
La Fidelis Andria aveva invece dodici elementi a disposizione e non a caso con Tulli è riuscita a compensare anche l’infortunio di Di Piazza, andato poco prima a segno. Nel gruppo spiccano alcune innegabili individualità ma anche scommesse, forse obbligate con un budget che non è paragonabile alle big del torneo, che non hanno sortito gli effetti sperati. Pesa probabilmente anche una società che in poco tempo non è riuscita a strutturarsi adeguatamente, nonostante si sia affidata all’esperienza del dg Pietro Lo Monaco, che resta peraltro separato in casa in una piazza che non gli ha perdonato il burrascoso epilogo di sei stagioni fa.
Le condizioni non ottimali dei terreni del “Franco Scoglio” e del “Celeste” e lo scollamento con una città che in una gara chiave per la salvezza ha risposto con appena 400 paganti le diapositive più nitide di un feeling mai sbocciato, neppure dopo una promozione che avrebbe dovuto restituire un po’ di entusiasmo. Tanto più che il binomio con il socio di minoranza, l’imprenditore salernitano Carmine Del Regno, si è interrotto bruscamente, a poche settimane dalle celebrazioni per la promozione. Anche gli sponsor latitano e quindi il peso degli investimenti resta tutto sul patron Pietro Sciotto, che ha lasciato la tribuna subito dopo l’1-2 di Bubas, non nascondendo tutto il suo disappunto per la piega intrapresa dalla stagione.
Non ha pagato neppure la scelta, un po’ azzardata, di azzerare l’intero organico della promozione, anche se di quella rosa soltanto quattro elementi sono sbarcati tra i professionisti: Sabatino, che ad Andria vanta 17 presenze e il gol al Taranto, Cretella, che ha collezionato 12 apparizioni e due assist nella Paganese che ha perso otto delle ultime dieci gare, Giofrè, che vanta solo cinque gettoni nella Turris, e Caruso, che non ha nemmeno esordito.
I big, Lomasto, Aliperta e Foggia, si sono accasati all’Arezzo, sconfitto domenica 4-0 dal Poggibonsi e franato a -8 dalla vetta nel girone E di serie D nonostante il recente cambio di allenatore. L’avventura toscana fin qui è decisamente amara, mai quanto l’agognato ritorno in C per il Messina, che dovrà difendere con i denti il patrimonio appena conquistato e subito rimesso in discussione con un girone d’andata decisamente deludente. Le prossime ore e le scelte di una proprietà che sta riflettendo sulle prossime mosse dopo alcuni vertici con i dirigenti, chiariranno se a Taranto i giallorossi si presenteranno o meno con novità sostanziali, anche se l’impressione è che a Capuano verrà concessa un’ultima prova d’appello.