Eziolino Capuano torna a Messina undici anni dopo. Nel luglio 2010 si presentò al “Franco Scoglio” con occhiali da sole, sciarpa giallorossa al collo e il consueto linguaggio diretto e colorito, che lo ha trasformato in un’icona, oscurando in parte le ottime doti tecnico-tattiche, riconosciute anche dai suoi detrattori. Come accade adesso con Sasà Sullo, rilevò la panchina da un ex, Sergio Campolo.
Sicuro del ripescaggio che poi non si concretizzò, non nascose la sua ambizione: “Ritengo che ormai ci siano concrete possibilità che si faccia la Seconda Divisione, anche se per Messina è assai limitativa come categoria. Questa città ha scritto pagine importanti nella storia calcistica soltanto qualche anno addietro ed è giusto che ritorni dove gli compete”.
Un passato radioso, che lo convinse a scendere di categoria: “Ho sposato questo progetto perché ritengo questa una tra le piazze più importanti e calorose d’Italia e ho l’entusiasmo di un bambino, sebbene scenda in C2 dopo otto anni consecutivi in C1. Io voglio conquistare in due anni la serie B e riportare 10.000 persone al San Filippo. Non posso accettare che il Messina continui a giocare ancora contro l’Acicatena o la rappresentativa della Parrocchia di San Gaetano. Sarebbe vergognoso”.
L’ex tecnico del Potenza era consapevole di dovere ripartire da zero: “Messina è stata defraudata e sbeffeggiata da tutta Italia negli ultimi anni. So di avere oneri e onori. Principalmente occorrerà riportare entusiasmo. Conosco il sentimento degli ultras, nell’ultima conferenza erano inferociti”.
Il tecnico annunciò che nella sua squadra non vi sarebbero state primedonne (“Non siamo da Maria De Filippi. Questa maglia ha una storia, non la può indossare chiunque”) ma soltanto gente pronta a sudare ed a meritarsi la maglia (“uomini con palle ottagonali” nella versione di Capuano). Presente allo stadio anche il portiere Mimmo Cecere, che partecipò al ritiro di Trevi vincolando la sua firma al ripescaggio.
L’illusione durò però tre settimane, dal momento che il presidente Arturo Di Mascio non riuscì ad ottenere il ripescaggio, a differenza di Trapani ed Avellino. Capuano lasciò subito la guida tecnica, firmando una lettera aperta: “Oggi si conclude la mia breve, ma intensa, esperienza alla guida del Messina. Incarico che ho assunto con grande entusiasmo subordinando, tuttavia, la mia permanenza al ripescaggio in Seconda Divisione. Professionalmente si è trattata di una importante esperienza che mi ha sicuramente arricchito. Con la coerenza che mi ha sempre contraddistinto, oggi ho preso la decisione di lasciare. Voglio ringraziare in primo luogo la tifoseria, che mi ha sempre manifestato la sua stima, i calciatori che hanno lavorato a Trevi con grande impegno e professionalità, tutti i collaboratori con i quali ho condiviso 16 giorni di ritiro, e la società. Rinuncio per coerenza, ma anche per rispetto nei confronti di Messina, perché non ho mai allenato in serie D e non mi sento in grado di lavorare per una squadra che milita in una categoria che non conosco, avendo guidato, negli ultimi 15 anni, squadre di C1 e C2. Durante la mia presentazione ho anche detto che avrei riportato il Messina in B, l’ho affermato perché ci credevo e sono certo che ciò potrà accadere in un futuro non troppo lontano”. Undici anni dopo Capuano torna a Messina, chiamato a scalare la classifica dopo un addio deludente, più di quanto proprietà e società avessero preventivato.