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Lo Monaco: “La capienza da 6.900 non basta. Celeste funzionale se in sintetico”

Il Messina dovrebbe tornare al “Franco Scoglio” già domenica 19 settembre, per il match con la Virtus Francavilla. Come è emerso nel corso di “Antenna Giallorossa” le trenta telecamere della nuova videosorveglianza sono finalmente attive. Negli studi di Rtp il direttore generale Pietro Lo Monaco si è mostrato soddisfatto ma cauto: “Spero che la capienza possa essere cambiata. Con i lavori sarà finalmente agibile ma quota 6.900 è troppo bassa. Se il Gos può monitorare tutti i settori può essere ampliata. La città ha un sindaco propositivo e aggressivo: deve impegnarsi per intercettare i fondi necessari per dotarlo magari di una tribuna coperta”. 

videosorveglianza
Le telecamere della videosorveglianza

Il dirigente campano ha commentato le difficoltà logistiche che condizionano il club: “Non abbiamo un campo di allenamento. Ho trovato gli stessi problemi che soffrivamo anni fa. Nella mia esperienza passata ricordo che avevamo preso in gestione lo stadio e investimmo 50mila euro. Abbiamo creato degli spogliatoi da utilizzare la domenica, una sede, ripristinato le stanze che ci servivano. Oggi con 500mila euro lo adegui alle normative ma la struttura ha tanti problemi che si porta dietro da quando è stata concepita. Per sistemarla bene ci vorrebbero interventi ancora più consistenti”.

Capitolo “Celeste”. La struttura non ospita più il Fc e dovrebbe passare presto all’Acr: “Lo abbiamo chiesto per gli allenamenti della prima squadra, con l’obiettivo di farlo ritornare un punto di riferimento. Vorremmo giocarci le gare del settore giovanile. Siamo disponibili a presentare un progetto che preveda la sistemazione del manto erboso in cambio di una concessione pluriennale. Va rifatto totalmente con un sintetico di ultima generazione in fibre di cocco e non in gomma, per potere sostenere partite e allenamenti continui”.

La tenuta del manto erboso del “Celeste” è da sempre precaria (foto agosto 2019)

Lo Monaco ha toccato un tasto dolente, emerso già negli anni in cui fu ristrutturato dal Città di Messina: “Il terreno sembra bello ma appena piove diventa una piscina per le caratteristiche di erba e terreno. Il Celeste rappresenta la storia della Messina sportiva: tante battaglie, sofferenze, storia popolare. Quando ci giocavo io era quasi in terra battuta ma sentivamo la sacralità, con le tribune in legno dietro le porte. Non era facile per nessuno giocare in un catino del genere. Bisogna risvegliare l’entusiasmo e raggiungere l’affiatamento tra tutte le componenti: società, squadra, tecnici, stampa e tifosi, che rappresentano una parte importante. Quando tutti camminano nella stessa direzione i risultati li ottieni”.

Il Lo Monaco patron insistette molto sulla necessità di un centro sportivo: “Ne abbiamo discusso con il presidente Sciotto, che ha dei terreni a Giammoro e vorrebbe mettere in piedi un progetto del genere. Io sono di un parere differente: credo si possa fare in città. Andai fuori di testa perché chiesi al Comune un’area per entrarci con le ruspe a mie spese ma mi prospettarono due terreni: uno di un privato, l’altro della Protezione Civile. Bisogna individuare un’area per realizzare una casa del Messina e del vivaio, con strutture fruibili per la gente”.

Lo Monaco e Accorinti
Pietro Lo Monaco e il sindaco Renato Accorinti al “Franco Scoglio”, dopo la messa a norma dell’impianto di illuminazione nel 2014

Il club si è impegnato anche sul fronte del settore giovanile: “Abbiamo messo in piedi le tre squadre obbligatorie: la Primavera con tecnico abilitato, gli Allievi e i Giovanissimi Nazionali, e parteciperemo agli Allievi regionali con elementi sotto età grazie. Abbiamo due collaborazioni con scuole calcio importanti, la Fair Play e quella di Carmelo La Spada, sinergie che ci mettono a disposizione i ragazzi. Alla fine avremo un patrimonio che dovrà migliorare nel tempo. senza un vivaio è una società monca. In Lega Pro c’è l’obbligo del calcio femminile, ma inventare una squadra dall’oggi al domani è improbabile. La Lega consente di appoggiarsi a una società che già opera nel settore. Un movimento che è cresciuto in modo esponenziale, con una spinta mondiale e gli investimenti notevoli della Fifa per incentivarlo”.

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