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Sindoni: “Amo essere autonomo. Con l’agenzia posso centrare nuovi obiettivi”

Il nuovo orizzonte di Giuseppe Sindoni si chiama “Brightside Sports”. L’ex general manager dell’Orlandina Basket dei miracoli, già da un anno, ha abbracciato questo nuovo progetto, sposando col massimo entusiasmo possibile una diversa dimensione che lo colloca tra i principali riferimenti di un’agenzia specializzata che in poco tempo sta già ottenendo considerazione e credibilità.

Brightside Sports
Il logo dell’agenzia cestistica “Brightside Sports”

A Radio Doc il dirigente ha spiegato come è avvenuto il passaggio dal bordo campo all’ufficio. “Decidere di cambiare vita dopo oltre un decennio non è mai semplice. Per me era ancora più complicato perché lavoravo per il club della mia famiglia. Dirsi che quello che fai è un lavoro e non più una semplice passione non è mai facile ma l’ho fatto e ora ho dimenticato il vecchio ruolo di management. Ma a ben guardare in realtà i compiti non sono poi così differenti. Invece che lavorare esclusivamente per il proprio club porto avanti per la mia agenzia un lavoro principalmente finalizzato allo scouting, un servizio utile alle squadre, che apre nuovi mercati per i procuratori e che soltanto negli ultimi mesi è diventato funzionale anche alla rappresentanza diretta degli atleti”.

Non operare esclusivamente per una società ma potenzialmente per un mercato molto più ampio ed esteso ha dato nuovi stimoli e ulteriore slancio al direttore sportivo paladino: “Sono un maniaco del lavoro e della pallacanestro. Ho alle spalle tante notti insonni ma anche grandi soddisfazioni personali. Ad esempio essermi laureato a soli 27 anni miglior dirigente di Legabasket mi riempie d’orgoglio. Il mio ruolo rispetto ad allora è meno decisionale, oggi propongo qualcosa ma poi sarà qualcun altro a dover decidere. Ho fondato l’agenzia a giugno dello scorso anno e già oggi le prospettive sono di prima fascia anche e soprattutto per merito dei canali della mia esperienza precedente”.

Giuseppe Sindoni miglior dirigente di serie A nel 2017
Giuseppe Sindoni è stato eletto miglior dirigente di serie A nel 2017

Su un aspetto il giovane professionista non transige: “Io non posso fare a meno di avere autonomia, l’ultima proposta da parte di un club straniero è arrivata a febbraio ma non mi entusiasmava. Ognuno deve fare i conti con sé stesso, c’entra poco con le ambizioni di carriera e sport. Anche all’Orlandina, team che ha rappresentato la quasi totalità della mia carriera, ho sempre avvertito la necessità di averne e se all’inizio tutti mi identificavano come figlio del proprietario credo che alla lunga hanno poi distinto le mie capacità. Quel club l’ho sentito mio quanto oggi sento mio questo nuovo progetto ma è innegabile che, anche per la dimensione, a Capo d’Orlando oltre certi limiti non si possa andare. Credo che con un’agenzia questi limiti se non puoi abbatterli del tutto, puoi almeno spostarli un po’ più in avanti. Questa è paragonabile all’attività di un libero professionista e l’idea mi piace”.

L’apice raggiunto col club nel 2017 e successivamente la retrocessione in A2 hanno fatto comprendere a Sindoni che non si poteva legare a vita col team biancoazzurro: “Sono molto ambizioso e vorrei sognare in grande, non che con l’Orlandina non si sia fatto ma la struttura del club alla fine è quella. Per come sono fatto, so che l’ottavo posto in serie A del 2017 è un risultato storico per l’intera Sicilia ma l’anno successivo ne voglio raggiungere un altro. Dopo la retrocessione in serie A2 infatti ho capito di essere cresciuto come professionista, mi sentivo più completo e desideroso di nuovi stimoli. Non ero insoddisfatto di quel livello dove militavamo e l’aver subito raggiunto la finale con Treviso dimostra che a Capo d’Orlando si sa fare pallacanestro. Quel risultato però mi ha un po’ svuotato perché dentro di me avvertivo che disputare un’altra finale non mi sarebbe più bastato mentre per il club sarebbe stato un obiettivo ben superiore della vigilia”.

Betaland Capo d'Orlando - Olimpia Milano
Enzo e Giuseppe Sindoni in un prepartita (foto Fazio- Denaro)

Posto davanti ad un bivio la scelta è stata, quindi, consequenziale: “Dovevo o fare il proprietario per tutta la vita o il professionista, questa seconda opzione mi emoziona di più. Già la scorsa estate hanno cercato e richiesto il  mio profilo. Questo ti gratifica, ti onora e certifica che hai fatto bene in un passato non lontano, dove era comunque normale sedersi a tavoli importanti. Oggi a livello di interlocuzione non è cambiato molto perché già negli anni spesi sul campo avevamo creato una fittissima e rilevante rete di comunicazione che ora mi ritrovo”.

Costruire, un concetto che appare semplice ma allo stesso tempo difficile da ottenere. La ricetta per un basket migliore deve poggiarsi su questo presupposto: “La soluzione da assicurare alla pallacanestro del futuro dev’essere quella di non provare a cercare unicamente scorciatoie, bisogna avere pazienza e costruire anche meno di quello che si sta facendo oggi. Soltanto la serie A di basket può sfruttare risorse sia a livello economico che tecnico, il resto si dovrà costruire a livello di giocatori, informatori e istruttori. Servirà tempo, questo sport per un periodo sarà per pochi eletti e il livello scenderà ma se vuoi essere ambizioso devi coltivare, altrimenti non raccoglierai mai”. 

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