Gianmarco Piccioni non è ancora riuscito a sbloccarsi ma l’infortunio di Caballero aumenterà le responsabilità del nuovo attaccante del Fc Messina: “Spero che Pablo recuperi presto, ma personalmente farò di tutto per farmi trovare pronto. Con i miei compagni c’è già un bel legame e senso di appartenenza. Sono riconoscente e felice di farne parte. È bellissimo condividere ogni momento con questo spogliatoio e vivere bene ogni giorno la città”.
In un mese in riva allo Stretto, l’ex punta della Recanatese ha già avuto modo di conoscere il leader dello spogliatoio: “Non ho mai avuto un capitano come Giuffrida. Ci tiene enormemente ed è la nostra anima. Ha uno spessore incredibile, un amore profondo: vengono prima i compagni e poi lui. Ha a cuore questa causa, vuole raggiungere l’obbiettivo. Dentro lo spogliatoio sappiamo che è fondamentale e senza di lui molte cose non ci riuscirebbero”.
A supportare la prima punta ci sono poi Coria e Carbonaro: “Paolo per noi è fondamentale. L’attaccante vive del gol perché ti gratifica ma lui deve stare tranquillo, sta facendo un lavoro incredibile in tutte le fasi di gioco. Domenica ha firmato un assist splendido: l’azione con Facundo è stata molto veloce. Caballero predilige un gioco più aereo rispetto a me, ogni attaccante infatti ha caratteristiche diverse e i compagni le sfruttano”.
L’attaccante marchigiano ha commentato la grande mole di gioco della squadra, che non riesce però a finalizzarla adeguatamente, e scherzato sulla sua folta barba: “Le palle gol e le azioni costruite non sono mai estemporanee ma cercate e provate in allenamento. Abbiamo molte frecce al nostro arco. La squadra crea sette palle gol a partita. Ci metterei la firma per poter costruire altrettanto nelle prossime gare perché prima o poi sblocchi la partita. La barba? Avevo promesso di tagliarla soltanto in caso di sconfitta, per cui dopo il derby con l’Acr l’ho dovuta accorciare. Se la elimino del tutto sembro molto giovane, invece mi piace mostrare i segni dell’età”.
Ai microfoni di Tcf, Piccioni ha rivelato che il suo approdo in riva allo Stretto si stava per concretizzare già nei mesi scorsi: “Potevo arrivare in estate. Volevo continuare a giocare tra i professionisti ma col senno di poi avrei accettato subito questo progetto. Quando mi hanno chiamato per la seconda volta ho parlato con mia moglie e abbiamo capito che non potevo rifiutare. A Messina ha giocato mio zio negli anni ’60 in serie B. Era il marito della sorella di mio padre, che casualmente aveva lo stesso cognome”.