Un ragazzino di 40 anni. Il 30 gennaio scorso Cristiano Parisi avrebbe voluto festeggiare il suo compleanno nel posto che meglio gli si addice, cioè in un rettangolo di gioco, ma il difensore del Città di Taormina si è dovuto accontentare, si fa per dire, del più classico in famiglia. Il rammarico c’è, inutile nasconderlo, perché la carta d’identità sta iniziando a diventare nemica di questo classe 1981 e di occasioni per poter festeggiare il compleanno da calciatore non ne capiteranno molte altre.
Parisi si gode però il momento e mostra l’entusiasmo ma soprattutto le qualità di chi può fare ancora la differenza. Dopo tutto, appena un anno fa era uno dei leader dell’Igea 1946 promossa in Eccellenza. Il difensore della compagine biancoazzurra racconta le emozioni per questo traguardo così importante: “Ho festeggiato i quaranta anni la scorsa settimana e mi sarebbe piaciuto farlo in campo. Sono rammaricato, anche perché non sono abituato a festeggiare i compleanni senza giocare o non allenandomi con i miei compagni. Quello che mi dispiace di più è che, a quanto pare, l’Eccellenza riprenderà mentre le altre categorie no, quindi la stagione rischia di concludersi anzitempo. Quando ho iniziato a giocare speravo di poter arrivare a questo punto della mia vita essendo ancora in attività. Ringrazio tutti quelli che me ne hanno dato la possibilità, sono soddisfatto di me stesso”.
Parisi ha scelto il progetto guidato da Maurizio Lo Re e da Mario Castorina e spera di continuare a farne parte: “Sinceramente dopo aver raggiunto la promozione in Eccellenza lo scorso anno all’Igea 1946, anche se il campionato è stato interrotto per via della pandemia, mi sarebbe piaciuto fare il bis quest’anno. I presupposti c’erano tutti, la squadra era stata ben attrezzata per compiere il salto, qui c’è un progetto importante e serio portato avanti da persone che conoscono bene queste categorie. Continuare a farne parte? Mi piacerebbe tanto, ma è ancora presto per parlarne, anche se qualche battuta c’è stata e ne sono felice. Mi sento ancora in grado di poter dire la mia, posso dare il mio apporto anche la prossima stagione”.
Il Covid cambierà inevitabilmente anche gli scenari calcistici, ecco come Parisi immagina il calcio alla fine della pandemia: “Intanto mi piacerebbe rivedere il calcio vero, con i tifosi negli stadi e con i giocatori liberi di potersi allenare serenamente e liberamente durante la settimana. Stiamo vivendo qualcosa di epocale e mi viene difficile ipotizzare uno scenario futuro. Inevitabilmente il calcio subirà, come d’altronde già sta accadendo, delle ripercussioni, stiamo parlando di uno sport che soprattutto a livelli dilettantistici non è certamente estraneo ai vari contesti economici e sociali. Il mio primo desiderio è quello di tornare al più presto alla normalità, anche perché mi rendo conto che nelle ultime due stagioni si è giocato poco e non mi restano ancora molti campionati da fare”.
Guardando al futuro, un po’ meno immediato, Parisi annuncia: “Già tre anni fa ho preso il patentino da allenatore, durante la mia stagione a Biancavilla. È un qualcosa che ho voluto fare per un futuro. Al momento sono calciatore e ho l’entusiasmo di chi si sente ancora in grado di voler competere, ma al tempo stesso mi rendo conto di non avere più 25 anni e di dover pensare anche a quando smetterò di giocare, anche se quel giorno per me sarà molto triste, perché lascerò lo sport che mi accompagna da quando ero bambino. Intanto mi tengo stretto il patentino, poi chissà, magari un domani ci sarà un allenatore che vorrà farmi entrare nel suo staff e così potrò intraprendere anch’io questa carriera”.