Il direttore sportivo del Fc Messina Cesar Grabinski ha stilato un bilancio del torneo dopo sei giornate, alla vigilia del possibile stop: “La sospensione del torneo di serie D non è una soluzione utile. Già è stata eliminata a monte la Coppa Italia e il mercoledì rimaneva esclusivamente per i recuperi. Stavamo già analizzando il Marina di Ragusa col match analist Cucinotta e lo staff tecnico composto da Rigoli e Criaco. E sulla logica di certe scelte dico che ho visto più persone assembrate a Piazza Cairoli che allo stadio”.
Ai microfoni di Goal Sicilia, l’ex attaccante argentino ha sottolineato quanto il torneo: “È un campionato con grande equilibrio tra le partecipanti. Non è permesso abbassare la guardia in nessuna partita come avvenuto a Rende. Non c’è nulla di scontato. Un grande merito va al gruppo, che sa soffrire da inizio anno in ogni situazione. Tra le prime quattro a fine campionato vedo l’Acireale, che mostra il suo valore da anni, le due messinesi e non sottovaluto il Santa Maria Cilento”.
L’avvicendamento in panchina è stato propedeutico a un ultimo rush di mercato: “Abbiamo scelto Rigoli perché conosce il campionato e fa giocare bene le squadre, senza alzare mai la voce. Avevamo la stessa idea col direttore Rizzieri, per cui abbiamo incontrato il mister e subito ci siamo accordati. È una sfida da vincere. Puntiamo in alto, ma sappiamo che sarà difficilissimo e dobbiamo restare umili”.
Agnelli rappresenta una grande aggiunta in mezzo al campo: “Rizzieri e Rigoli lo conoscevano ancora meglio del sottoscritto. Volevamo rafforzare il centrocampo e lui è perfetto, un profilo importante. È stato subito determinante all’esordio, come in allenamento, entrando dalla panchina nel secondo tempo”.
C’è grande attesa poi per i due nuovi attaccanti: “Barcos e Caballero sono altrettanto forti: vengono in punta di piedi, con tanta voglia di adattarsi. Infatti hanno già conquistato la fiducia dei compagni. Ci interessa il giocatore e non l’uomo marketing, ma sappiamo che in serie D servono sia gli uomini esperti che i giovani. Con i grossi nomi non hai alcuna certezza di vincere”.
Gli spalti vuoti non aiutano: “Molti calciatori si esaltano con il pubblico. Penso a Coria, Carbonaro o a Rizzo dell’Acireale, che mi ha presentato Melillo. Calano le motivazioni, è un calcio totalmente diverso. Poi certo conta il risultato, ma prima lo portavi a casa in certo modo e ora in maniera totalmente diversa”.
Anche la sfida con l’Acr ha perso la cornice dell’anno precedente: “Il derby vinto credo sia stato uno dei più tristi nella mia carriera. A fine gara ci siano abbracciati in trenta ed è finita lì. Il calcio è folklore, soprattutto in Argentina, ma ora manca tutto. Io tifo il Belgrano e ricordo a 17 anni il mio esordio davanti a 35mila persone. Sono stato molto fortunato, pensando al calcio di oggi”.
La maggioranza del pubblico messinese continua a preferire l’Acr: “I tifosi vanno capiti, la fede e la piazza vanno sempre rispettate. Ho conosciuto sostenitori di entrambi i club. Preferisco il silenzio, piuttosto che dare giudizi”.
Tra i segreti del Fc, sottolinea Grabinski, continua a esserci il gruppo: “Io preparo sempre il mate e l’asado, così nei viaggi e nei ritiri facciamo gruppo. Abbiamo una colonia di argentini, ma anche brasiliani e francesi. Siamo una squadra internazionale per espresso volere del presidente Arena”.
Il ds loda anche capitan Giuffrida: “È una persona eccezionale, che mette tutti al centro, come una famiglia. Quando giocavo nel 2001 al Catania lui era uno dei giovani della squadra di Gaucci, pronto a sbocciare. Ora lo ritrovo maturo e gli faccio i complimenti per come integra tutti i ragazzi”.