Una vittoria tira l’altra. Filippo Ganna, qualche giorno addietro ha indossato la maglia iridata di campione del mondo della cronometro su strada, ora ha messo le mani sulla prima maglia rosa della carriera, alla prima partecipazione in un Giro d’Italia. Il “ragazzo del lago Maggiore” ha doppiamente dimostrato di essere un campione sulle strade che collegano Monreale e Palermo: ha vinto da favorito una frazione tutt’altro che banale, velocissima, con tante trappole e l’insidia del vento di scirocco, le cui impetuose folate hanno spezzato la prova in due, selezionando favoriti e non.
Chi è partito fra i primi, fra questi anche il gallese Geraint Thomas – uno dei pretendenti alla maglia rosa di Milano – ha avuto ragione e fatto registrare velocità insostenibili per chi, invece, non ha potuto contare sulla spinta di Eolo, scattando dalla pedana fra gli ultimi. Ed ecco, quindi, che, nella classifica generale, sono stati tracciati solchi piuttosto significativi. Non sono pochi quelli che saranno costretti a inseguire.
Non dovranno dare la caccia a Ganna, ma al compagno del team Ineos, Thomas appunto. Il gallese ha inflitto 26″ di ritardo al britannico Simon Yates, 57″ al russo Vlasov, 1’06” a Vincenzo Nibali, 1’24” a Jakob Fuglsang e 1’21” all’olandese Steven Kruijswijk. Gente che è partita per vincere il Giro. Più lontano Rafal Majka, ultimo dei 176 corridori ad aver preso il via, che ha accumulato un ritardo di 1’37” dal vincitore del Tour de France 2018.
Ganna, che ha chiuso in 15’24” e alla media di 58,8 km/h, precedendo di 22″ nell’ordine il portoghese Joao Almeida e il danese Mikkel Bjerg, si è preso tutte le maglie, tranne una: quella azzurra, indossata al miglior scalatore, che è finita sulle spalle del tedesco e figlio d’arte, Rick Zabel. Il campione del mondo delle sfide contro il tempo è letteralmente volato, facendo registrare un intertempo da capogiro: 8’51” dopo 9,3 chilometri e superando anche Koenbouwman, partito 1′ prima di lui.
Nel tratto in discesa di corso Calatafimi, Ganna ha fatto registrare velocità-record, toccando addirittura i 108 km/h. Semplicemente mostruoso. Il piemontese ha confermato uno stato di forma strepitoso, che lo ha portato sul gradino più alto del podio mondiale, a Imola. Dal 2011 un italiano non indossava la maglia rosa dopo la prima tappa: l’ultimo era stato l’ingegner Marco Pinotti che, il 7 maggio 2011, si aggiudicò la prova da Venaria Reale a Torino. Ma si trattava di una cronometro a squadre.
Nel Giro d’Italia delle foglie morte, organizzato ai tempi del Coronavirus, dopo la prima tappa è stato emesso il primo verdetto inappellabile: Miguel Angel Lopez, uno dei favoriti per il podio di Milano, ha dovuto abbandonare la corsa dopo una caduta tragicomica. Il colombiano, purtroppo per lui non è la prima volta che accade, ha perso il controllo della bici a metà percorso e si è andato schiantare sulle transenne di corso Vittorio Emanuele, poco dopo i Quattro cantoni. Un vero peccato, per lui e per l’Astana, ma anche per il Giro delle foglie morte, che perde uno dei protagonisti delle tappe di montagna.
Vincenzo Nibali è riuscito a limitare i danni, ma ha pagato dazio a Geraint Thomas, accusando nei confronti del gallese un ritardo di 1’06”. Non è un dramma, ma non c’è nemmeno da fare salti di gioia. “Se guardo la mia prestazione, la giudico in linea con le aspettative che abbiamo – le parole dello ‘Squalo’ –. Sono soddisfatto. I distacchi tra i diretti concorrenti per la classifica generale sono ridotti, con l’ovvia eccezione di Thomas, che è andato molto forte. In generale, l’unica nota da evidenziare in questa tappa è il fattore-vento che, numeri alla mano, ha influenzato parecchio i crono. Detto questo, chapeau a Thomas per la sua performance: ora guardiamo alle prossime tappe”.
Un’ora prima del via ufficiale ha fatto da apripista ai corridori impegnati nella prima tappa del Giro d’Italia, da Monreale a Palermo, Maurizio Guanta, testimonial nella lotta contro la distrofia muscolare di Duchenne e padre di Edy che, contro quella malattia, lotta tutti i giorni. Guanta, 47enne messinese, ciclista per passione, ha percorso il tracciato per dare voce simbolicamente alla lotta contro la malattia degenerativa che colpisce i muscoli del corpo e per la quale ancora non esiste alcuna cura. Guanta è socio di Parent Project Aps, l’associazione dei genitori di ragazzi affetti dalla distrofia muscolare di Duchenne.