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Mancuso: “Indescrivibile il calore del Celeste. Triste vedere il tifo spaccato”

Classico terzino stile anni ’80, tutto cross e agilità. Carmelo Mancuso si può definire un autentico messinese d’adozione. Sbarcato diciottenne in riva allo Stretto, nel lontano 1982, vi ha messo radici. In quegli anni il Messina pescò bene nei settori giovanili del capoluogo, considerato che arrivò anche un certo Salvatore Schillaci, ma l’apporto dato da Mancuso alla causa giallorossa fu assai meritevole.

Carmelo Mancuso
Carmelo Mancuso ha guidato la formazione Under 17 del Fc Messina

Dall’esordio con la Grumese nel campionato di C2, il mancino ha indossato la casacca biancoscudata per 61 volte, tra l’82 e l’85, contribuendo al ritorno in C1 nel 1983, prima dell’esperienza al Milan alla corte del “Barone” Liedholm nella stagione 1985-86 e il ritorno nel Messina di Scoglio la stagione successiva tra i cadetti, dove collezionò altre 25 presenze.

L’ex difensore ai microfoni di “Ora Web Tv” ha ricordato nitidamente l’emozione e la carica che trasmetteva il pubblico del “Celeste”: “È difficile da spiegare. Al mio esordio avvertii subito l’affetto dello stadio, qualcosa di indescrivibile. Emozioni che restano dentro e non puoi dimenticare, aiutavano il calciatore anche nelle stagioni a seguire. La squadra dava soddisfazioni ai tifosi che percepivano i sacrifici dei giocatori in campo, col professore Scoglio autentico trascinatore, in grado di plasmare il gruppo a sua immagine e somiglianza, ottenendo il massimo anche da giocatori meno conosciuti. Era un calcio d’altri tempi, del quale restano le testimonianze dei tifosi, perché o andavi allo stadio oppure non avevi altre immagini, a differenza di oggi. Ricordo un mio gol ad Alcamo in Coppa Italia che a Messina non ricorda nessuno perché non ci sono i video di quel gesto. L’ingresso in campo col Milan in amichevole, in un “Celeste” strapieno con 25mila spettatori, è difficile da trasferire all’esterno”.

Ernesto Gabriele
Il tecnico del Fc Messina Ernesto Gabriele. Mancuso sarà il vice

Per Mancuso,  dopo l’esperienza con i ragazzi dell’Università di Messina e poi con la formazione Under 17 del Fc, un nuovo ruolo, da secondo del tecnico della prima squadra Ernesto Gabriele: “Vivo a Messina, che ormai è la mia città dopo il trasferimento da Palermo. Continuo a fare quello che più mi piace e, dopo anni con il settore giovanile, sono ritornato in panchina in D dopo la chiamata del mister Ferrante. Speriamo di portarlo a livelli più alti. Il calcio può fare da traino anche a livello economico. Stare lontano dal campo per gente come me è impossibile, sarebbe una cosa contro natura”.  

Nella sua carriera da calciatore ha potuto confrontarsi con grandi tecnici. Importante il legame con Franco Scoglio, senza dimenticare il debutto in A con la maglia del Milan e l’ingrato compito di marcare un certo Diego Armando Maradona: “Un giocatore fuori dal normale. Nell’85 debuttai in A al San Paolo e giocai da esterno sinistro contro Maradona in un’autentica bolgia. Nella gara di ritorno in un taglio lo anticipai di testa con San Siro che sottolineò il mio intervento difensivo, apprezzando con un boato. A mio avviso l’unico limite che aveva Scoglio era che puntava unicamente su undici giocatori più il jolly Paolo Petitti, mentre gli altri della rosa non erano contemplati. Gli allenamenti erano molto duri e in un campionato di serie B a venti squadre, con una stagione lunga, la benzina finisce, con i più grandi del gruppo che facevano fatica. Per questo abbiamo perso brillantezza proprio nel finale di stagione”.

Carmelo Mancuso
Carmelo Mancuso ai tempi del Messina

Mancuso commenta anche il persistente dualismo che divide la città: “È triste vedere il tifo giallorosso attualmente spaccato. Messina è un’unica squadra a discapito delle denominazioni. Da giocatore sono stato con l’Acr e da allenatore con il Fc, ma mi ha sempre interessato Messina e non la sigla. Non ha senso continuare a creare inutili dualismi. Una frangia dei tifosi a fine anno ha visto una squadra e uno staff organizzato e competente. Non è un caso, poi, che grazie all’organizzazione arrivassero anche i risultati sul campo. La vittoria sofferta contro il Savoia racchiude tutto il campionato”. 

La promozione a secondo di Gabriele è arrivata dopo un’annata alla guida dell’Under 17: “Ricordo che non c’era nulla e col settore giovanile abbiamo accolto dei ragazzi che non voleva nessuno. Il più bel successo sarebbe portare dei ragazzi in prima squadra. Una realtà come il Camaro è un bell’esempio per tutta la città, con tanti elementi di valore. Averli fermati sul pareggio per noi è stata un’impresa e dimostra la crescita dei ragazzi durante la stagione. Se il campionato fosse proseguito sono sicuro che la squadra avrebbe ottenuto un piazzamento migliore di quello finale”.

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