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Messina

Marchetti: “Ora dobbiamo alzare l’asticella. Finalmente non cambio squadra”

Tra gli elementi di maggiore esperienza in casa Fc Messina c’è sicuramente il difensore Domenico Marchetti, che pur dovendo ancora compiere 30 anni (brindisi fissato per il prossimo 7 agosto) ha già superato le 350 presenze in carriera, quasi tutte tra i professionisti.

Fissore e Domenico Marchetti
Fissore e Domenico Marchetti celebrano la terza rete a Troina

Per la seconda volta in carriera il calciatore pugliese non dovrà cambiare squadra dopo appena un anno: “Era accaduto soltanto a Lamezia, dove ho giocato per tre anni consecutivi. Avevo poi dei contratti biennali con Torres, Martina e Maceratese ma ho vissuto tre situazioni particolari e per cause maggiori non è stato possibile rispettarli. Sono stato costretto a cambiare squadra”.

Delusioni cocenti, che il possente centrale non ha dimenticato: “Avevamo raggiunto una finale promozione, una qualificazione play-off e una salvezza, ma due fallimenti e una sentenza per calcioscommesse hanno cancellato quanto fatto sul campo. Purtroppo si incrociano spesso persone inadatte, che non fanno bene al calcio. Ho vissuto sulla mia pelle situazioni deleterie”. 

Domenico Marchetti
Domenico Marchetti in proiezione offensiva (foto Giovanni Chillemi)

Sul punto Marchetti è duro e invoca provvedimenti seri: “Mancano regole ferree e in tanti ci speculano. Ci sono poi troppi interessi economici e quindi non si arriva mai a una riforma efficace. Sulla riduzione delle cento formazioni professionistiche ricordo che è stata cancellata la vecchia C2 e quindi abbiamo già tre gironi in meno. Un taglio c’è stato e quest’anno temo che tante squadre falliranno o non rispetteranno gli impegni”. 

Con il responsabile dell’area tecnica Marco Ferrante e il ds Cesar Grabinski l’intesa è stata una formalità: “Avevo altre proposte ma Messina era la priorità. La trattativa è durata poco: c’era la volontà reciproca di rimanere in una società ambiziosa, con un progetto a medio-lungo termine. Purtroppo nessuno si aspettava di vedere i campionati fermi così a lungo, ma la priorità era la salute. Ora ricominciamo a guardare avanti”.

I Testi Fracidi al “Celeste” lo scorso 27 febbraio

La D ripartirà dall’usato garantito, con la società che ha già operato dieci conferme: “È un gruppo che lo merita. L’hanno scorso non ci davano molto credito, ora bisogna alzare il livello e l’asticella, fare un passo avanti. Dovremo aumentare i giri del motore per fare cose importanti. Personalmente metterò sempre la squadra davanti all’obiettivo personale, l’ho dimostrato con i fatti”.

L’auspicio è quello di ritrovare il tifo organizzato, con uno dei sei club che si era già presentato ad Acireale: “Siamo stati contenti che abbiano compreso i nostri sforzi. Adesso la Curva si è autosospesa e farà le sue scelte. Se ci seguiranno ancora, saremo contenti. Spero che la gente possa apprezzare una squadra che tiene alla città e alla maglia. Cerco di trasmettere questo spirito a tutti. Fa parte del mio carattere non mollare mai né tirarsi indietro. È giusto prendersi le proprie responsabilità”.

Francesco Marone
Per Francesco Marone una stagione da titolare a Portici

Dieci anni di professionismo e soltanto tre di D. Marchetti non lo vede come un declassamento: “Il girone siciliano è cresciuto. Palermo a parte hanno fatto molto bene Licata, Acireale, Savoia e Giugliano. Formazioni attrezzate e organizzate, che saranno ancora protagoniste”.

Dal mercato arriverà un altro difensore centrale, il tedesco Max Barnofsky, ex Gozzano e Carpi: “Se la società lo ha scelto sicuramente ci darà una mano. Troverà un gruppo sano e pulito e verrà integrato. Bevis e il ds Morello? Dispiace perdere qualcuno per strada, ma fa parte del nostro lavoro. Con il mercato è sempre così, faccio l’in bocca al lupo a chi se ne va”.

Melillo
Il centrocampista argentino Ezequiel Melillo è rimasto per mesi ai box (foto Giovanni Chillemi)

Tra i pali ci sarà ancora Marone, rimasto under dopo una modifica del regolamento indotta dai club: “Siamo contenti di avere ancora con noi Francesco. Un giocatore forte, giovane, che ci può dare una mano. Anche se ci sarebbe da discutere su queste regole. Dopo tre anni tanti ragazzi vengono tagliati fuori, soltanto alcuni riescono a trovare spazio. È un sistema che non li aiuta, ma paradossalmente fa gli interessi dei procuratori, che li inseriscono come contropartita nelle trattative degli over”.

L’anno zero è stato condizionato da inesperienza e infortuni: “Avevamo bisogno di tempo per conoscerci. Siamo partiti maluccio, poi la crescita è stata inevitabile. Ci è dispiaciuto tanto perdere giocatori importanti come Aladje e Melillo, elementi che in D avrebbero dato un valore aggiunto. Ma abbiamo sopperito con altre qualità”.

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