Il massimo dirigente biancorosso esce allo scoperto: “Entro fine giugno dobbiamo conoscere le intenzioni dell’Amministrazione sull’impiantistica. Ho a disposizione un titolo di serie B ma senza palazzetto non so dove giocare e la programmazione è praticamente ferma. Economicamente potremmo sostenere l’A2 ma non vogliamo più girovagare in lungo e in largo”. Sul futuro: “Alcune società hanno già chiesto informazioni sul titolo mentre da realtà provinciali arriva la richiesta di spostamento di sede. Io però voglio giocare a Capo d’Orlando”.
Nel momento più importante il massimo dirigente non si tira indietro e scende in campo per fare chiarezza. Mauro Giuffrè da otto anni con la sua Costa d’Orlando è salito alla ribalta delle cronache nazionali per la serietà del suo progetto sportivo, partendo dalla serie D e arrivando con la squadra biancorossa a disputare tre stagioni consecutive in B. A poco più di un mese dalla scadenza delle iscrizioni il manager della Irritec S.p.A., azienda in continua ascesa capace di dare lustro all’intero territorio, originariamente partita con appena 18 dipendenti fino ad arrivare agli attuali 700 e aprire stabilimenti in otto diversi paesi, spiega con estrema lucidità il momento che il suo club sta vivendo.
“Mi accingo ad intraprendere il mio ottavo anno di gestione societaria. Per credo personale amo le cose fatte bene: il nostro impegno è plurimo, non riguarda soltanto la costruzione di una squadra fine a sé stessa. Siamo l’espressione di Capo d’Orlando, città che vanta una storia invidiabile nella pallacanestro ed è una piazza esigente, in qualche occasione ne abbiamo perfino risentito. Chi viene alle nostre partite infatti nota anche il contorno come le majorette o la mascotte, non sono semplici dettagli. Peccato soltanto per la poca presenza di pubblico, ma questo è un problema generale che riguarda anche la prima società cittadina”.
L’imprenditore della fascia tirrenica, impegnato anche nel settore della comunicazione con i marchi 98zero e Radio Doc, entra nello specifico, sgombrando subito il campo da possibili fraintendimenti: “Il problema riguarda unicamente il palazzetto. Il PalaValenti in passato dovevamo dividerlo con cinque società impegnate anche in altri sport. Negli anni abbiamo sostenuto 10.000 euro di lavori destinati all’impianto elettrico che poi non sono serviti a nulla: una cifra impiegata in nome della mia comunità. Due anni fa ci siamo accorti che i problemi della struttura erano però ben più seri e coinvolgevano sia la stabilità che il computo metrico. Ero anche disposto a mettere sul piatto una cifra da 120.000 euro a fronte di un ottenimento di una convenzione almeno ventennale. Il sindaco Franco Ingrillì, comprendendo la serietà della situazione, ha voluto la consegna delle chiavi dell’impianto. Siamo riusciti a portare a termine il campionato due anni fa ma i problemi alle luci e quelli legati alle infiltrazioni sono tornati alla ribalta. La goccia è traboccata quando durante un recente saggio di danza è crollata una porzione di tetto rischiando serie conseguenze per i presenti, una situazione divenuta insostenibile. In sintesi ho costruito una squadra da 400.000 euro ma non abbiamo alcun palazzetto dove allenarci e giocare, è un paradosso”.
Le difficoltà sono generali e secondo il presidente Giuffrè non sarà per nulla facile venire a capo di questa situazione: “Anche il PalaFantozzi, come denunciato recentemente dal presidente dell’Orlandina Enzo Sindoni, necessita di interventi urgenti: l’ultimo strato del telone della copertura infatti si è strappato e va subito riparato. Ringraziamo l’Orlandina per averci ospitato diverse volte quest’anno e per aver promesso nuovamente di ospitarci per le partite domenicali ma come risolveremmo il problema di tutti i turni di allenamento di prima squadra e giovanili? Sul punto ci sentiamo danneggiati da chi ci amministra perché anche la nostra realtà, qualora avesse a disposizione un impianto dove poter giocare senza limiti di orari potrebbe programmare la partecipazione perfino ad una serie superiore”.
In pratica, al momento in casa Costa d’Orlando è tutto fermo. Programmare risulta impossibile in attesa di risposte certe da parte del Comune, che comunque il club non aspetterà in eterno. “Preciso che all’interno del nostro club lavorano trentotto persone, alle quali al momento non so cosa dire. Inoltre il movimento giovanile da mesi non sostiene allenamenti e i genitori dei nostri 150 bambini ci chiedono continui chiarimenti: quesiti ai quali non sappiamo dare una risposta. Chiedo al Sindaco un incontro urgente e una presa di posizione ufficiale su questo argomento, ribadisco che ho in mano un titolo di serie B ma non so dove giocare. Dispiace anche perché non abbiamo problemi di natura economica. Esemplificativo è che quest’anno sulla nostra canotta campeggiava l’abbinamento con la multinazionale Randstad, partner ufficiale della Juventus, che sponsorizza esclusivamente il Trapani Calcio oltre a noi. Dispiace perché in considerazione della pandemia i contratti andranno adeguati, entreranno in gioco anche scelte di politica manageriale. Avremmo di certo già costruito buona parte della squadra ma in queste condizioni non è possibile. Aspetterò fino a fine giugno poi dovrò seriamente prendere in considerazione le offerte arrivate al nostro titolo sportivo”.
Sì, perché il presidente Giuffrè precisa che non ha intenzione di spostare la squadra dal comune paladino: “Già alcune società hanno chiesto informazioni al riguardo ma sottolineo che non ho intenzione di svendere il titolo ed eventualmente per arrivare ad un accordo chiedo una cifra congrua. Spero ancora in una risoluzione del problema ma col passare dei giorni è sempre più difficile che possa arrivare. Abbiamo anche incontrato sia il Comune di Sant’Agata che l’Università di Messina per un possibile spostamento di sede ma pur non avendo preclusioni di alcun genere non siamo interessati perché il progetto nasce principalmente per Capo d’Orlando. Se non sarà possibile proseguire l’attività sono disposto a dirottare sul territorio provinciale il budget che avremmo investito, magari aiutando qualche altra realtà che ce lo chiedesse. Ricordo che quando il grande basket a Barcellona finì molti appassionati mi chiesero di spostarmi lì. Io pur apprezzando questa richiesta ho preferito continuare l’impegno nel mio comune. Io per natura voglio vincere, vorrei andare in A2 e già in passato ero vicino a trattare alcuni titoli di categoria superiore ma attualmente senza campo non è una strada percorribile”.
Infine il massimo dirigente biancorosso è eloquente anche in merito alle voci che potrebbero vederlo coinvolgere verso un’unica società con l’Orlandina: “I rapporti sono cordiali ma è come chiedere a Milan e Inter di unirsi. Io credo che la condivisione di un palazzetto sia possibile ma a Capo d’Orlando tutto si complica. Non voglio fare paragoni troppo alti ma in California per anni le due franchigie di Los Angeles si sono divise l’impianto. Perché da noi questo non succede? Le due società comunque a breve congiuntamente chiederanno un incontro risolutore all’Amministrazione. Tutto per quanto mi riguarda si deciderà in questa settimana”.