Eros Tornesi, capitano del Messina Rugby traccia un bilancio della stagione, partendo prima di tutto da come ha vissuto questi mesi di isolamento domiciliare per la pandemia da Coronavirus. “Li ho trascorsi in famiglia con Gilda, la mia compagna e mia figlia Ambra di nove mesi, seguendo come tutti i cittadini le ordinanze del governo che ci invitavano a uscire di casa solo per motivi assolutamente necessari, come andare al supermercato per la spesa. Cosa che peraltro facevamo cercando di coprire tutto l’arco della settimana. Peraltro essendo genitori di una bambina molto piccola evitavamo contatti proprio perché non volevamo farle correre rischi inutili. Anche la mia attività lavorativa che è legata alla ristorazione si è fermata in questi due mesi”.
Condividi le decisioni prese in generale dalle varie Federazioni sportive di fermarsi? “Considerando che secondo gli esperti il Covid-19 è un virus con un elevato livello di contagio, penso che non si poteva agire in maniera diversa. La salvaguardia della salute di atleti, tecnici, dirigenti e delle loro famiglie viene prima di tutto. Negli sport di squadra poi, e il rugby ne è un esempio, il contatto fisico è frequente, diventa di non facile attuazione il rispetto delle misure di sicurezza previste, come la distanza interpersonale. Dunque meglio fermarsi e aspettare che maturino le condizioni per un ritorno anche graduale alla normalità”.
Inevitabile gettarsi nella disamina del campionato andato in archivio. “Non è stata una stagione priva di difficoltà, a cominciare dal fatto che per i lavori di riqualificazione del campo di Sperone abbiamo dovuto giocare tutto il girone d’andata con le valigie in mano. Non è una scusante, ma dovere ogni settimana affrontare una trasferta non è semplice in primis sotto il profilo organizzativo ma anche della gestione delle emozioni. Se poi aggiungiamo che spesso non abbiamo potuto contare sulla rosa al completo ecco che tutti questi fattori messi insieme possono influire sul livello della prestazione, anche se in alcuni casi ci abbiamo messo del nostro commettendo tanti errori. Però mi sento di aggiungere che la squadra nel complesso ha reagito bene a queste difficoltà, i ragazzi hanno sempre messo in campo il massimo impegno e la voglia di lottare ed è questo il punto dal quale ripartire”.
Quanto si è avvertita la mancanza dello Sperone? “Parlo per esperienza quando dico che nel rugby il fattore campo ha un ruolo spesso fondamentale. Davanti ai tuoi tifosi riesci a moltiplicare le energie, tirando fuori qualcosa in più in termini di prestazione. Spesso si riesce a mescolare le carte andando a vincere o raccogliere punti nelle partite contro compagini di alta classifica. Infatti eravamo fiduciosi nel girone di ritorno di potere scalare posizioni in graduatoria. Contando anche sull’apporto, nella fase clou della stagione, di qualche atleta infortunatosi ad inizio dell’anno scorso”.
Avete cominciato a parlare in società di scenari futuri? Tu peraltro fai parte del consiglio direttivo. “Stiamo studiando attentamente l’evolversi del quadro generale per quanto riguarda la pandermia da Covid-19, muovendoci di conseguenza per farci trovare pronti per quando vi sarà la ripresa degli allenamenti. In modo particolare si stanno studiando gli accorgimenti per garantire il rispetto delle condizioni di sicurezza che verranno comunicate dalla Federazione, sempre tenendo conto delle indicazioni del comitato tecnico-scientifico e del governo. Ovviamente vi è anche l’aspetto organizzativo della prossima stagione, che studieremo nelle prossime settimane”.
Un pensiero inevitabile va a un pilastro della squadra, Alessandro Miduri, che salvo deroghe dalla prossima stagione non potrà giocare in campionato per sopraggiunti limiti di età. “Peccato, è una persona eccezionale e rappresenta un pezzo di storia del rugby messinese. Ci farebbe enorme piacere potere contare ancora sul suo apporto in campo. In ogni caso sarebbe bello tributargli i giusti onori con una festa d’addio in campo, perché se lo merita”.