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Lamazza: “Lega Pro e D andranno in crisi. Si riparta da piazze come Messina”

Breve ma intenso. Due aggettivi che spiegano il rapporto tra Francesco Lamazza e l’Acr Messina. Un legame che si è sviluppato nell’arco di pochi mesi, ma che porta con sé un carico di rimpianti, perché nel via vai di dirigenti che sta caratterizzando questi anni l’ex ds della Pro Patria aveva instaurato un certo feeling con la piazza.

Riavvolgiamo il nastro. Ottobre 2017: approdato in riva allo Stretto dopo la breve esperienza del Ferrigno-bis, Lamazza cerca di rimettere in sesto la situazione dopo i risultati negativi che hanno caratterizzato l’inizio di quel torneo di serie D, culminato con l’esonero di Antonio Venuto. Immediatamente nasce un certo feeling tra il ds e l’allenatore Giacomo Modica, questo la tifoseria lo avverte e inizia ad apprezzare il lavoro del tecnico scuola Zeman.

Yeboah
Per Yeboah una breve ma positiva esperienza a Messina (foto Nino La Macchia)

Nel frattempo la rosa ha assunto una certa logica, Lamazza fa il suo concedendo il via libera a giocatori dall’ingaggio pesante (ben quattordici le cessioni) e riuscendo a vestire di giallorosso l’ex Roccella Yeboah, che immediatamente si conferma il terminale offensivo ideale per il 4-3-3 di Modica con Rosafio e Ragosta. I giallorossi danno vita a prestazioni convincenti, anche se i playoff vengono soltanto sfiorati. Poco male, la sensazione è che dopo le difficoltà iniziali il progetto tecnico di Sciotto abbia trovato la quadra. Ma qualcosa si inceppa e così il duo Lamazza-Modica saluta direzione Lega Pro. Per il ds arriva l’opportunità della Sambenedettese, mentre il tecnico va alla Cavese portandosi dietro diversi suoi pupilli del periodo messinese.

Lamazza e Inzoudine
Il ds Lamazza e il francese Inzoudine

La stagione successiva per Lamazza è iniziata alla Cavese (il duo con Modica, però, non si è ricomposto, considerato che il tecnico è alla Vibonese), ma di quei mesi trascorsi in Sicilia il ricordo è positivo: “Messina è una di quelle piazze che inevitabilmente ti rimangono dentro. Sono rimasto soltanto pochi mesi, ma tanto mi è bastato per legarmi a quei colori. Insieme a mio figlio il primo risultato che andiamo a vedere la domenica è proprio quello dell’Acr Messina. Dispiace non aver potuto continuare un’opera che stava iniziando a dare i suoi frutti: il mio lavoro e quello di mister Modica credo che sia stato gradito dalla piazza. Ancora oggi ricevo messaggi di stima da tifosi che ricordano con un certo rammarico quel breve periodo. Purtroppo dispiace vedere la tifoseria messinese costretta a seguire la squadra in categorie che non le competono, bisogna fare i conti con una proprietà inadeguata per fare calcio in una realtà così importante. Purtroppo questo rende il compito difficile per chiunque”.

Lamazza e Sciotto
L’ex direttore sportivo Francesco Lamazza e il presidente Pietro Sciotto

Per Lamazza, piazze come Messina devono rappresentare il motore per il calcio italiano che uscirà malconcio dalla pandemia: “La crisi economica che scaturirà dall’emergenza Coronavirus inevitabilmente avrà ripercussioni anche sul mondo del calcio, soprattutto in quelle categorie, come la Lega Pro o la Serie D, che vanno avanti soltanto grazie agli sforzi dei proprietari delle società che a loro volta, essendo imprenditori, soffriranno. Credo che al di là dell’aspetto economico, il calcio italiano dovrà guardare anche a quello legato al pubblico. Vedere piazze come Messina, Taranto, Foggia o Palermo in serie D non è accettabile, queste sono realtà che devono stare in pianta stabile tra i professionisti, piazze importanti a cui basta poco per ritrovare entusiasmo e tornare ad esprimere tutto il loro potenziale. Ricordo a Messina che con la squadra fuori dai playoff in D c’erano poco oltre mille spettatori, un dato importante per la categoria”.

Yeboah, Lamazza, Granado e Rinaldi
Yeboah, il ds Lamazza, Granado e Rinaldi

Anche per Lamazza il punto imprescindibile da cui ripartire è la riforma dei campionati: “Credo che eccezion fatta per la Serie A, tutti gli altri campionati possano ritenersi ormai chiusi. Molte squadre della cadetteria e tutte quelle di serie C non sono in condizioni per poter rispettare i protocolli per via dei costi eccessivi che avrebbero per mantenere tutta la squadra in albergo. Bisogna guardare al futuro, a un calcio più sostenibile. Ho sentito tante idee interessanti come il ritorno della quarta serie semiprofessionistica ed uno snellimento dei gironi di serie D che da nove diventerebbero cinque”.

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