Ripartire o no? Questo l’amletico dilemma che sta dividendo il calcio, fermo da un mese e mezzo per via dell’emergenza Coronavirus. Appare netta la frattura tra chi comanda il mondo pallonaro e le società, soprattutto per quel che riguarda le categorie dilettantistiche, come testimonia il no convinto espresso in un documento unitario da dodici società del Girone B del campionato di Eccellenza. L’altro quesito che si pongono numerosi addetti ai lavori è su quanto grande sarà la ferita lasciata da questo lungo stop che, inevitabilmente, aprirà una nuova fase per lo sport più amato dagli italiani.
Dopo una vita da direttore sportivo, Benedetto Bottari ha salutato il calcio dei grandi iniziando una nuova avventura come responsabile della Fair Play, società che si occupa solo ed esclusivamente di settore giovanile. Già, i vivai: da tutti ritenuti imprescindibili, eppure troppo spesso trattati come l’ultima ruota del carro da parte delle società che preferiscono destinare le risorse in altri ambiti.
Bottari non crede ancora in un calcio capace di ripartire dia giovani, ma soprattutto ribadisce come non si possa prescindere da una riforma dei campionati: “Io su come far ripartire il mondo del calcio dilettantistico ho le mie idee, ma dubito fortemente che siano le stesse della Federazione – ha sottolineato ironicamente l’ex ds –. Credo che i giusti input debbano arrivare proprio da chi comanda il calcio e decide le norme, successivamente le società si adeguano di conseguenza. Dubito che finita l’emergenza improvvisamente tutti si ravvedano ed inizino a investire nei settori giovanili, non è un percorso semplice e richiede molto tempo. Dopo tutto non è un caso che i risultati migliori in ambito giovanile siano raccolti da società di settore”.
Sulla riforma dei campionati, Bottari non usa giri di parole: “Vanno snelliti numericamente e vanno rivisti molti parametri d’iscrizione. Purtroppo da troppi anni vediamo società che puntualmente si presentano con squadre composte da soli sette tesserati o da addirittura da tifosi che scendono in campo, tutto ciò solo per salvare il titolo sportivo e magari riuscire ad iscriversi alla stessa categoria in barba a chi si è salvato regolarmente sul campo facendo sforzi. Tutto questo non lo trovo accettabile, così come non trovo accettabile che si assista a tragedie (sportivamente parlando) annunciate, vale a dire all’iscrizione di società che ancora prima di iniziare il campionato sono in fase di smantellamento. Ad esempio, io sono cresciuto in un calcio dove il campionato di Eccellenza era molto competitivo, adesso da molti anni puntualmente ci sono due o tre squadre che già a metà stagione staccano la spina. Questo non è possibile perché ne va della regolarità e della spettacolarità del campionato. Così facendo dubito che nel calcio possano subentrare investitori seri, anche a questo livello”.
Una carriera trascorsa nelle società dilettantistiche della nostra provincia e non solo, esperienze che hanno permesso a Bottari di lavorare con numerosi allenatori che non sono riusciti a fare il salto tra i professionisti, nonostante le proprie qualità: “Inevitabilmente molti allenatori stanno pagando la moria di società che si è registrata negli ultimi mesi. Ad esempio in Eccellenza la nostra provincia ha presentato soltanto due squadre, di cui una (l’Ssd Milazzo) ha alzato bandiera bianca a metà del girone d’andata: praticamente siamo al minimo storico. Ho avuto la fortuna di lavorare con Peppe Raffaele al Due Torri quasi dieci anni fa. La promozione in D ci è sfuggita al 95’ della finale playoff. Ogni istante vissuto sulla panchina del Potenza è frutto del suo lavoro, della sua tenacia, delle sue competenze tecniche e non solo. Ha investito anima e cuore nella sua carriera e ci sta riuscendo, gli auguro tutte le fortune che merita. Vive il calcio in maniera maniacale, io stesso gli dicevo che avrebbero dovuto inventare la venticinquesima ora del giorno solo per lui”.
“Il nostro territorio ha prodotto allenatori preparati e in gamba – aggiunge Bottari -. Mi viene in mente Pasquale Ferrara che riesce a far esprimere alle sue squadre un calcio propositivo e spettacolare. Mi piacerebbe vederlo all’opera in serie D, sono convinto che riuscirebbe a far divertire anche lì. Ho avuto la fortuna di lavorare con Antonio Venuto, tecnico che ha fatto cose strabilianti a Milazzo e a Gliaca, persona perbene e sincera che ha pagato alcuni eventi storici purtroppo frequenti nel calcio. La vicenda di Peppe Furnari, invece, la trovo una grave ingiustizia, perché un allenatore che in due anni ottiene una promozione ed una salvezza in D con il Città Messina non può restare a spasso e poi ripartire dalla Promozione, seppur in una piazza importante come Barcellona. Questo sinceramente non lo trovo eticamente e sportivamente corretto. In questa lista di allenatori metto anche Santino Bellinvia e Antonio Alacqua, tecnici che meritano palcoscenici migliori rispetto a quelli visti negli ultimi periodi. Tutti questi allenatori non sono soltanto ottimi tecnici, ma sono delle grandi persone che hanno in comune soltanto il lavoro: non conoscono altro e non hanno sponsor alle spalle che possano spianargli strada”.
Bottari, infine, dice la sua sul campionato di serie D sin qui affrontato dalle due squadre messinesi: “All’Fc Messina di Rocco Arena assegno un sette pieno, è partito dal nulla creando una struttura societaria all’altezza e una squadra in grado di offrire quasi sempre uno spettacolo gradevole. Credo che senza qualche balbettio iniziale, l’Fc Messina potesse avere qualche punto in più ed essere più vicino al Savoia. All’Acr Messina, invece, do un’insufficienza che non fa più notizia. L’ingresso in società del gruppo proveniente dal Camaro non ha dato i frutti sperati, ma perché purtroppo lì ci sono delle carenze strutturali difficilmente colmabili. Detto questo, però, ho molti dubbi circa la ripresa del campionato. La D dovrebbe ripartire per ultima, presumibilmente verso la fine di giugno, scenario che a mio giudizio non vedo favorevole affinché la stagione possa concludersi”.