L’ex ministro messinese alla Pubblica amministrazione, Giampiero D’Alia, è intervenuto nell’interminabile querelle riguardante i controlli agli imbarcaderi, sollevata dal sindaco Cateno De Luca, in perenne rotta di collisione con la Regione Sicilia e il Viminale.
Evidenziando che si assiste “a polemiche politiche surreali e infantili scaricabarile come se tutto fosse sempre e comunque colpa degli altri. L’esempio più attuale è il conflitto tra sindaco, autorità regionale e nazionale. Il governo ha denunciato De Luca per vilipendio delle istituzioni. A ragione, secondo me, indipendentemente dall’esito del giudizio penale. Perché non è consentito a nessuno insultare le istituzioni soprattutto se le rappresenta. Il Governo ha anche annullato la famigerata ordinanza sindacale che regola la gestione del traffico sullo Stretto. Bene, ha fatto bene. Anche se giuridicamente non comprendo perché abbia fatto ricorso a uno strumento eccezionale come l’annullamento governativo nei confronti di un atto “inefficace” per legge. E forse anche “inesistente” perché adottato in carenza assoluta di potere come correttamente dice il Consiglio di Stato nel suo parere. Sarebbe bastato certificarne la inefficacia senza esporre le istituzioni a un lungo logorio mediatico. La risposta la fornisce lo stesso Consiglio di Stato secondo il quale l’annullamento ha uno scopo diciamo così pedagogico. Capisco la ragione politica del gesto. Infatti, se il Sindaco si fosse limitato a fare ciò che gli compete, senza agitare strumentalmente una ordinanza inesistente, e cioè i controlli sul territorio comunale, magari utilizzando la banca dati come strumento facoltativo di semplificazione dei controlli obbligatori per legge, ci saremmo risparmiati questa sgradevole pubblicità nazionale”.
Nel lungo affondo, D’Alia concede comunque l’onore delle armi al primo cittadino e si rivolge anche al presidente Nello Musumeci: “Tutto si può dire del Sindaco tranne che non sollevi problemi seri nel controllo della pubblica incolumità. Ma le sue buone ragioni sono sempre seppellite dai decibel dei suoi insulti e dalla sua vis polemica. Eppure il nostro Presidente della Regione dovrebbe ascoltarlo, magari facendo esercizio di maggiore pazienza, perché lo Stretto di Messina è uno nodo strategico nazionale che va gestito con cura sia ora, che siamo in piena fase di emergenza, che dopo, quando si dovrà ripristinare integralmente la circolazione di persone e merci. E sicuramente non basta da un lato polemizzare con il Governo nazionale e dall’altro introdurre divieti che non siano accompagnati da controlli capillari e efficienti. Né invocare a sproposito i “pieni poteri” in base ad una norma dello statuto siciliano caduta in desuetudine. È lecito sommessamente chiedere a tutti un cambio di passo, un abbassamento dei toni e una azione corale?”.
Infine, l’appello relativo ai possibili correttivi. Si dovrebbe far “funzionare la nuova Autorità portuale dello Stretto”, anche se “la Regione siciliana non ha designato il proprio rappresentante in seno all’organo di gestione. Sarebbe un gesto concreto e utile perché la nuova Autorità potrebbe garantire il transito efficiente e in sicurezza nello Stretto di Messina, con il contributo di tutte le istituzioni per legge presenti nel comitato di gestione. L’autorità potrebbe essere la sede della leale collaborazione tra Stato, Regioni (Calabria e Sicilia), città metropolitane (Messina e Reggio Calabria) nello svolgimento di un compito che è contemporaneamente di interesse nazionale e locale. Così magari il Comune e la Regione si possono dedicare con maggiore attenzione e senza i fastidiosi clamori mediatici alla cura degli interessi delle comunità di riferimento”.