L’atteso esordio a Sanremo di Alberto Urso è arrivato a tarda ora, in una serata caratterizzata da grandi ascolti. Il festival di Amadeus debutta con una media di oltre dieci milioni di spettatori e centra il 52.2% di share, il dato più alto dal 2005. Il 22enne tenore messinese, vincitore della diciottesima edizione di “Amici” di Maria De Filippi, è stato nuovamente affiancato ad Andrea Bocelli e al trio del Volo per la sua “Il Sole ad Est”.
Ed il suo “battesimo” è arrivato dopo la “benedizione” di don Rosario Fiorello, il pianto a dirotto di Tiziano Ferro nell’omaggio a Mia Martini e soprattutto l’urlo di Rula Jebreal contro la violenza sulle donne. Sanremo 2020, “il sogno di una vita che si realizza” per Amadeus, ha debuttato alternando ironia e denuncia, show e momenti di riflessione.
“Buonasera fratelli, c’è bisogno di pace”. Fiorello fa l’ecumenico entrando dalla platea. La tonaca è quella originale di don Matteo, “uno dei pochi Matteo che funzionano in Italia: da solo quest’abito fa il 35%, con me dentro al 40% ci arriviamo”, ride punzecchiando Salvini e Renzi. Non se ne abbia papa Francesco: “Santo padre, non disdica il canone”, scongiura.
Poi torna a modo suo sulle polemiche pre festival: “Amadeus si è messo contro tutti: le donne, la politica. Salmo, Jovanotti, la Bellucci sono fuggiti neanche fossero elettori dei Cinque Stelle. Allora qualcuno doveva pur aiutarlo. Sarò al suo fianco, gli darò qualche consiglio, sarò il suo Rocco Casalino”. E subito lo mette in allerta sui rischi che corre: “Ricordati: a Sanremo si entra papa e si esce Papeete”.
“L’amico del conduttore” ha aperto così una serata dalla durata monstre che decolla con l’omaggio a Mia Martini di Tiziano Ferro, in lacrime dopo un’interpretazione da brivido di “Almeno tu nell’universo”.
Ma il pugno nello stomaco arriva con Rula Jebreal, che non tradisce le attese con un monologo potentissimo contro il femminicidio: le domande fatte alle vittime nelle aule di tribunale sono insopportabili, i numeri in Italia dipingono una realtà spietata, ma l’invito alle donne è a denunciare, a “non avere più paura, a essere libere nello spazio e nel tempo” e agli uomini a “lasciarci essere quello che siamo e quello che vogliamo essere, diventando complici e compagni”.
La figlia Miral la guarda commossa in platea mentre Rula si mette a nudo con coraggio raccontando la tragedia della madre Nadia, suicida dopo essere stata brutalizzata due volte, “a tredici anni da un uomo e poi dal sistema che l’ha costretta al silenzio”.
L’Ariston è in piedi per lei. È standing ovation anche per Al Bano e Romina: introdotti dalla figlia Romina jr, che trentatré anni fa era nel pancione, trascinano la sala nel karaoke con “Nostalgia canaglia” e con un medley, prima di proporre l’inedito “Raccogli l’attimo” scritto da Cristiano Malgioglio, che gongola in prima fila.
Diletta Leotta ha giocato a fare la conduttrice sportiva, poi si è cimentata anche lei in un monologo sulla bellezza, “che capita, non è un merito”, e soprattutto “è un peso che con il tempo ti può far inciampare se non lo sai portare”, come le ha insegnato nonna Elena, 85 anni, che la guarda ancora bellissima dalla platea.
Sul palco hanno sfilato i primi dodici Big. Achille Lauro conferma la sua voglia di provocare entrando sul palco con un mantello di velluto nero che poi lascia cadere, restando in scena con una tuta aderente nude look per cantare il suo brano-bandiera, “Me ne frego”: una citazione, nelle intenzioni dell’artista, della spoliazione di San Francesco.
Irene Grandi si conferma la ‘ragazza di Vasco’ con Finalmente io, l’applauditissima Rita Pavone si mangia il palco con “Niente (resilienza 74)”, Marco Masini è fedele a sé stesso con Il confronto, Diodato convince con Fai rumore, Le Vibrazioni cantano “Dov’è” accompagnati dal maestro star Beppe Vessicchio e dal linguaggio dei segni, Anastasio graffia con Rosso di rabbia. Poi tocca a Elodie, Alberto Urso, Riki, Raphael Gualazzi, Bugo e Morgan.
Primi verdetti per i Giovani: dopo le prime due sfide passano in semifinale Tecla Insolia, che con “8 marzo” canta anche lei la resilienza versione millennial, e Leo Gassmann con Va bene così. Questa la classifica della prima serata, in base al voto della giuria demoscopica, composta da trecento persone: Le Vibrazioni (Dov’è), Elodie (Andromeda), Diodato (Fai rumore), Irene Grandi (Finalmente io), Marco Masini (Il confronto), Alberto Urso (Il sole ad est), Raphael Gualazzi (Carioca), Anastasio (Rosso di Rabbia), Achille Lauro (Me ne frego), Rita Pavone (Niente – Resilienza 74), Riki (Lo sappiamo entrambi), Bugo e Morgan (Sincero). Ma il Festival è ancora all’inizio.