Il Giro d’Italia 2020 sarà quello delle prime volte: il via il 9 maggio con la cronometro da 8,6 km di Budapest, inedita partenza da un Paese dell’Est europeo, farà da cornice per lo spettacolo garantito dalla presenza dello slovacco Peter Sagan, debuttante di lusso a 30 anni suonati (“se non mi succede nulla in questi sei mesi…”) e a caccia della maglia ciclamino dopo le sette classifiche a punti vinte al Tour de France.
L’Italia ha un posto speciale nel cuore del tre volte iridato. D’altronde ci ha vissuto per tanti anni, ci ha conquistato il primo Mondiale di Mountain Bike nel lontano 2008, ci ha esordito da professionista con la Liquigas. Sagan prenota le volate in Ungheria e in Sicilia, mirando – magari con una fuga da lontano – alla tappa di Monselice, a due passi da dove abitava da ragazzo: “Sarebbe bello vincere. E’ molto emozionante questo Giro per me, torno nei miei posti. Correre in Italia è meraviglioso. Il Giro è una corsa molto importante e la prima parte del percorso è quella più adatta alle mie caratteristiche ma vorrei tener duro fino alla fine”.
Un protagonista assoluto che non punterà sulla classifica generale potrebbe sembrare una stranezza per un grande giro ma l’aura da rock star di Sagan, uno dei pochi ciclisti a non essere ingabbiato dagli ordini di scuderia e seguire ancora l’istinto in corsa, è magnetica, catalizzatrice delle attenzioni di tutti. Per la maglia rosa correranno, con ogni probabilità, il campione in carica Richard Carapaz (“Sarà una gara interessante, il Sestriere una tappa decisiva”), Vincenzo Nibali a caccia del tris che lo renderebbe leggenda (“Sono contento per le tre tappe in Sicilia”, le sue parole in un video messaggio dagli Stati Uniti) e probabilmente Geraint Thomas. Ci sarà anche uno tra Roglic e Dumoulin.
Il presidente di Rcs, Urbano Cairo, è soddisfatto: “Tanti paesi stranieri vogliono la partenza del Giro e questo ci inorgoglisce, ma ci tengo che anche i governanti siano sempre più vicini al Giro perché è un bene di tutti”. Invito colto immediatamente dal Ministro dello Sport Vincenzo Spadafora: “Il governo può dare un contributo a questo grande esempio di Made in Italy”. Il percorso si adatta particolarmente ai passisti più che agli scalatori: quasi sessanta chilometri di cronometro individuali, altimetria non impossibile.
Il primo arrivo in quota sarà sull’Etna, poi la carovana si sposterà verso nord, lungo l’Adriatico, con attenzione particolare all’arrivo di Tortoreto Lido, dove le pendenze dei muri potrebbero spaccare il gruppo in tanti tronconi. Dopo gli omaggi a Federico Fellini (Rimini) e a Marco Pantani (Cesenatico), ecco la lunga cronometro di Valdobbiadene (33,7 km).
Nell’ultima settimana arriveranno anche le grandi salite, Piancavallo (montagna Pantani) e Madonna di Campiglio saranno gli antipasti dei due tapponi finali: lo Stelvio (Cima Coppi con i suoi 2.758 metri) è lo spauracchio del giovedì nella frazione da Pinzolo a Laghi di Cancano (altra novità assoluta), da Alba a Sestriere (tappa Bartali) invece sarà battaglia il sabato, attraverso un percorso terribile con Colle dell’Agnello, Izaoard e Monginepro. L’atto finale sarà la cronometro di 16,5 km da Cernusco sul Naviglio (capitale europea dello sport proprio nel 2020) a piazza Duomo a Milano, per la 78esima volta teatro dello show conclusivo. Nel Giro delle prime volte, c’è comunque spazio per la tradizione.